PENSIERI ED EMOZIONI DI UN PICCOLO VIAGGIO DELLA MEMORIA.
Avevo
promesso a papà (reduce) che quando sarei andata in pensione
avremmo fatto un viaggio a Cefalonia dove lui si trovava in quel
tragico settembre del ’43.
Purtroppo Lui se n’è andato prima della mia pensione, ma il desiderio di vedere Cefalonia a me era rimasto.
Così quest’anno, con mio fratello, siamo riusciti ad organizzare il viaggio.
Siamo
partiti i primi giorni di settembre e come primo luogo da
visitare è stato il Monumento dedicato al ricordo
della Divisione Acqui ad Argostoli. E lì, casualmente abbiamo
avuto la prima piacevole sorpresa. Eravamo in religioso silenzio
pensando a quanto era successo a quei poveri soldati quando
arrivano delle vetture. Dalla prima esce l’Agente Console
Onorario Sig.ra Graziella Micheletti che apre il cancelletto; poi
cinque marinai con il Col. Enrico Frasson l’Addetto della Difesa
dell’Ambasciata d’Italia in Atene ed infine il Vescovo
Cattolico Joannis Spiteris che generalmente risiede a Corfù ma
in quei giorni a Cefalonia e con il parroco Cattolico di Cefalonia
Padre Simonel Boanchish. Così, senza saperlo, noi quattro, unici
presenti, abbiamo presenziato a questa commemorazione piuttosto intima.
Al termine dell'orazione e della benedizione i marinai hanno deposto
una corona , mentre il Col. E. Frasson ha letto al Vescovo una lettera
di ringraziamento del Presidente dell’ANDA Giuseppe
Dalpiaz. Abbiamo poi saputo che i marinai erano della Nave Caroly, ed
è un veliero. A bordo ci sono i giovani ufficiali allievi
guardamarina dell’Accademia Navale di Livorno e si trovava nel
porto di Argostoli per uno scalo tecnico. Ecco perché la
cerimonia era un fuori programma.
Il secondo giorno abbiamo appuntamento con l’arch. Bruna De Paula.
L’arch. De Paula è una donna speciale; da anni
si dedica con passione, amore e competenza a tenere vivo il
ricordo dei soldati della Divisione Acqui a Cefalonia. Ci ha dato delle
preziose informazioni, per come muoverci ed i luoghi più
significativi da visitare, dove ci furono gli eccidi più
efferati e tante altre notizie utili.
In
quei giorni era arrivato nel porto di Argostoli il veliero
“PALINURO” della Marina Militare Italiana ed era stato
programmato un convegno per presentare il libro scritto dal Dott.
Marco De Paolis, Procuratore Generale Militare presso la Corte Militare
d’Appello , con Isabella Insolvibile :”CEFALONIA”.
Grazie
a Tiziano Zanisi, che ci ha procurato quattro inviti, abbiamo potuto
partecipare anche noi. Che emozione salire a bordo di una nave
così ricca di storia; essere accolti con il fischetto come
usano i marinai. Il più emozionato era mio fratello che aveva
fatto il servizio militare in marina proprio all’Accademia
Navale di Livorno.
Domenica
nove settembre Commemorazione ufficiale al Monumento. Dopo il rito
Religioso vengono deposte tre corone. La prima della Marina Militare,
la seconda dell’Esercito mentre la terza era quella della
Divisione Acqui. Mentre assistevo alla cerimonia sotto un sole cocente
il mio pensiero andò a papà ferito, a tutti i
soldati come lui, prigionieri, che erano stati ammassati nel
cortile della Caserma Mussolini senza cibo, senza acqua… e
sotto quel sole!!
Al
termine la medesima delegazione si è recata presso la fossa dove
furono gettati i corpi degli ufficiali uccisi alla casetta rossa.E
lì mi sentì raggelare il sangue. E’ vero che la
guerra porta morti e distruzioni ma almeno pietà per i morti.
Come può un essere umano infierire su dei cadaveri! No, non
può appartenere al genere umano chi commette certi orrori
!! Mi sono venute in mente tutte quelle povere mamme,
mogli, figli ed affetti vari di tutti quegli ufficiali uccisi le
quali non avranno neanche il conforto di una tomba dove pregare,
deporre un fiore… Siamo poi scesi fino a Capo S. Teodoro;
abbiamo dato uno sguardo a quella nuova casa rossa che ci ricordava
tanto dolore malvagità.
L’ultima
meta era quella di recarsi a Capo Munta perché era il luogo dove
si trovava papà, dove fu ferito e fatto prigioniero. Capo Munta
è una località a sud di Cefalonia dalla natura ancora
incontaminata, il turismo e la cementificazione lì non è
ancora arrivato. Ci siamo fermati in una spiaggetta ed abbiamo fatto un
bagno in quel mare così limpido e cristallino. Arrivata
l’ora del pranzo ci siamo recati a Kateleios. Al termine del
pranzo diciamo al ristoratore il motivo del nostro essere li. Lui ci
guarda, cambia espressione del volto e diventa serio. Ci dice che suo
padre, nato nel 1930, le raccontava che i soldati Italiani le davano
sempre del pane da mangiare, mentre i tedeschi lo cacciavano
malamente Ci salutò dicendoci :” chissà,
forse vostro padre avrà dato del pane a mio padre”.
Chissà!!! Conoscendo papà penso proprio di si
.Non
è la prima persona che incontriamo e quando diciamo che siamo
dell’Acqui per un viaggio della memoria, tutti parlano bene dei
soldati italiani e si commuovono al ricordo di quello che hanno subito.
Non mi sono mai sentita così tanto orgogliosa di essere un’Italiana figlia di un soldato dell’Acqui.
I
giorni erano pochi e sono volati, i luoghi da visitare sono rimasti
tanti e questa sarà l’occasione per ritornarci.
L’unico
rammarico è di non aver potuto visitare il Museo ad Argostoli.
Purtroppo è aperto solo nelle ore serali e noi anzianotti non ce
la siamo sentiti di guidare di sera su strade che non conoscevamo e
poco illuminate. Non si può tenere aperto un Museo solo di
sera perché non tutti pernottano ad Argostoli.
Cefalonia
è bellissima, ci ha accolto con un caldo sole ed un venticello
che accarezzava. Chissà che sensazione avrà provato
papà in quel giugno del ’43, Lui che veniva da terre
nebbiose d’inverno ed afose d’estate.
I
Cefalioti sono delle belle persone, sempre sorridenti, calorosi,
ma quello che io non posso dimenticare è il cielo di notte. Io
un cielo così pieno di stelle non ricordo di averlo mai visto.
Che siano le anime dei nostri cari soldati a renderlo così luminoso??
Infine
grazie anche a te Bruna per la preziosa collaborazione, per quanto fai
per l’ANDA e per la causa del “NON DIMENTICARE”.
Spero di vederti presto
Cormano, settembre 2018
Vanda Ambroso
|
Ricordo di Giovanni Giraudi
Cari
colleghi Presidenti,
in allegato,
lo stralcio originale della pubblicazione del 07 Ottobre
1968 in cui l'On. Giovanni Giraudi, reduce di Cefalonia, presente in
parlamento nella ricorrenza del 25° Anniversario dell'eccidio,
dopo
aver affrontato le varie problematiche ed i fatti accaduti in quel
periodo, ricorda il Gen. Apollonio con le seguenti parole:
"A
Cefalonia, sin
dal 12
ottobre 1943, viene costituito, ad opera dell'allora Ten. Apollonio, il
primo nucleo del raggruppamento Banditi Acqui, che compie opera di
infiltrazione nei
confronti dei tedeschi ed atti di sabotaggio,
mettendo per questo il riconoscimento della popolazione greca (che
all'atto della partenza dei tedeschi dall'isola, il 17 settembre 1944,
vuole innalzare sulla Piazza di Argostoli la bandiera italiana) e il
riconoscimento del comando generale dell'esercito greco e del quartier
generale alleato del medio oriente che concede l'onore, a quel
raggruppamento, di poter rientrare in Patria con le armi individuali e
di reparto.
Altri
soldati e
ufficiali,
prendono contatto gli "andartes" passano ad Itaca e poi in terra ferma
e continuano la lotta con i partigiani greci, affrontando un futuro
gravido di incognite, di pericoli, di sofferenze morali e materiali. Il
glorioso sangue dei caduti e dei fucilati ribolliva nella terra che lo
aveva assorbito e generava uno spirito nuovo, affinato dalla recente
tragica esperienza, reso più gagliardo dal dolore sofferto,
ammaestrato dalle crudezze e dalle nefandezze perpetrato a danno degli
italiani, in aperto disprezzo di ogni norma civile e morale: lo spirito
di operare perché quegli orrori non avesse mai
più a
ripersi!" [...]
"Signor
Presidente, Onorevoli
colleghi, Onorevole Ministro nel commemorare i cinquemila caduti della
Divisione Acqui, nel 25° del loro sacrificio, mi sia consentito
rinnovare il nostro cordoglio ai familiari, alcuni dei quali so essere
presenti in tribuna, a testimoniare la nostra affettuosa riconoscenza
ai superstiti qui convenuti per essere con noi vicini ai loro caduti;
ad essi, ai vivi ai morti diciamo che questa giornata non si
risolverà soltanto in accenni di commozione ed in
espressioni di
gratitudine e di esaltazione; essa, se vuole essere veramente proficua,
deve tramutarsi in atti concreti di azione, ispirata ai nobili ideali
per cui la Acqui si immolò silenziosamente, e stimolarci, in
base a questo prezioso patrimonio morale, a compiere sempre meglio il
nostro dovere per dare vita ad una società più
dominata
dalla violenza, dall'odio, dalla supremazia dell'uomo sull'uomo o di
una razza su di un'altra, non più ispirata alla
falsità
ed alla ambiguità, ma, al contrario, attestata su principi
di
verità, di lealtà, di amore, di onore di
solidarietà, come hanno insegnato i cinquemila caduti, con
il
loro estremo sacrificio, destinato a muovere i destini dell'uomo,
così almeno auspichiamo, "finchè il sole
risplenderà sulle sciagure umane"."
Nella foto
dell'articolo in allegato il Ten. Piero Bigatti fucilato
alla casetta rossa il 24 settembre 1943 (astigiano, amico e
concittadino dell'On. Giraudi).
Spero di aver
fatto cosa gradita e di aver portato una utile
testimonianza per la causa quale stiamo discutendo. Un caro abbraccio a
Voi tutti.
Maschio Cav.
Luigi
Presidente Acqui
Sez. Piemonte
Sud - Asti
Caro Luigi,
ho avuto la
fortuna di conoscere l’On. Giovanni Giraudi
poiché ha partecipato a due dei primi “Viaggi
della
Memoria” che ho organizzato a Cefalonia e Corfù
all’inizio degli anni ’80. Era una persona di
grande
spessore morale e ancora oggi posso dire di essere stato fortunato nel
conoscerlo. Faceva parte di un gruppo di dirigenti della nostra
Associazione che mi hanno dato molto sul piano morale e
comportamentale al punto di convincermi ad impegnarmi per il resto
della mia vita per valorizzare la “Memoria” dei
nostri
caduti (era ed ero molto amico del Dott. Rossi della Sezione
di
Brescia, altro personaggio che ha fatto la “Storia della
nostra
Associazione”). Oggi loro non avrebbero avuto
difficoltà a contestare (avendola anche vissuta questa parte
della storia) le tesi scritte ultimamente e sostenute da alcuni
giornalai (scusate lo sfogo). Purtroppo il tempo passa e sui
documenti di quei tempi e sulla memoria ognuno cerca di fare i
propri interessi. Approfitto per ricordare il
Generale
Apollonio col quale ho avuto la fortuna di organizzare tutti i viaggi
successivi a cui hanno sempre partecipato moltissimi
superstiti
che hanno sempre dimostrato una grande considerazione di lui. Da ultimo
ricordo che Apollonio ha voluto partecipare al suo ultimo viaggio
quando era in condizioni fisiche drammatiche al punto di lasciarci dopo
circa 2 mesi dal ritorno. (Questo evento mi ricorda molto il marito
della nostra cara Presidente Graziella Bettini).
Caro Luigi Ti
ringrazio per avermi offerto la possibilità di
ripercorrere una parte importante della mia vita.
Ti ringrazio
per i ricordi ,
DINO BORGONOVI
|
Fante
Marco
Frison e suo cugino fante Gianni Frison
15 gennaio 2017
Ci è arrivata questa bella lettera della signora Marta
Zuccotto.
Con il suo gentile permesso la pubblichiamo al fine che tutti la
possano leggere e possano far tesoro dei valori insiti nella stessa
Spett.le Redazione,
innanzitutto
mi
voglio
congratulare e ringraziare per il meticoloso lavoro di ricostruzione e
attualizzazione della triste vicenda della Divisione Acqui.
Vi
scrivo dalla provincia di Verona quale fiera nipote di un reduce
deceduto in Patria (Frison Marco) all’onorevole
età di 87
anni, il 29/04/2000.
E’
da
pochi anni che mi
interesso all’intera vicenda, nonostante ne abbia sempre
sentito
parlare fin da bambina da mio nonno seppur a frammenti
finchè è stato tra noi.
La
sua storia è comune a quella di molti altri, nato in una
famiglia molto numerosa della campagna veronese, contadino,
custode ed addetto al bestiame, chiamato alla guerra in
“tarda
età”rispetto ad altri.
Allego per
vostra
opportuna
verifica ed aggiornamento del vostro archivio, una sua foto ed il suo
foglio matricolare con quello di suo cugino (Frison Gianni reduce anche
lui, deceduto in patria il 28/12/1988)partito con lui e, a quello che
so io, sempre rimasto con lui fino al ritorno.
Come
tutti i reduci, mio nonno non amava molto ricordare quelle vicende,
né parlava veramente poco ed io non avevo ancora
l’età giusta per essere consapevole e porre le
giuste
domande…
In ogni caso
so per
certo che
lui si è “salvato” perché
essendo un
cosiddetto “veterinario dei poveri” a casa, in
guerra fu
assegnato “non ufficialmente”
all’infermeria.
Immagino che il fatto di essere molto pratico nel curare gli animali
costituisse un elemento a favore in quel frangente….
Lui stesso mi
ha
confessato di non aver mai ucciso nessuno, ma di aver visto corpi
devastati arrivare in infermeria.
So che fu fatto prigioniero ma
che fu trattato “bene” dai tedeschi per la stessa
ragione di cui sopra…
Nominava
spesso il nome di un capitano tedesco (che io purtroppo non ricordo)
che gli aveva rivelato che il suo cognome “Frison”
doveva
avere origini nordiche in quanto la “Frisia” era,
ed
è tuttora, una regione tra Germania, Danimarca e Paesi Bassi.
Da questi
particolari,e dopo
aver letto ultimamente numerosi libri sulla vicenda, ho capito che lui
è stato davvero fortunato nonostante tutto, ed è
stato
benvoluto da tutti molto probabilmente perché ha dovuto
“soccorrere”indistintamente entrambe le
parti….
Aveva
imparato anche qualche parola in tedesco, oltre che in greco
ovviamente, mi ha salutato fino all’ultimo giorno con un
“Kalimera”.
So che
finchè ha potuto,
è riuscito a mandare a casa dell’olio che gli dava
una
bambina del posto in cambio di pane o altre piccole cose.
Dalle
ricerche sul vostro sito ho capito che lui all’inizio deve
essere
stato a Corfù, ma lui ha sempre nominato molto di
più
Cefalonia, non so se vi è stato trasferito in seguito.
Conservava
gelosamente anche una lettera di un suo capitano italiano che gli aveva
scritto molto dopo la fine della guerra, in cui veniva ringraziato ed
omaggiato per il suo servizio. Purtroppo mia madre nel fare
pulizia dopo la sua morte non ha pensato di tenerla.
E’
stato iscritto all’Associazione e so che ha partecipato a
qualche
evento ma so anche che poi non ha più voluto
perché certi
ricordi gli facevano troppo male.
Piangeva solo a sentire
l’inno in qualsiasi occasione, e si è commosso
tanto
quel giorno che è stato convocato presso i carabinieri del
nostro paese (Isola della Scala) per ritirare la croce, che ora,
assieme al fazzoletto giallo, riposa con lui per suo espresso desiderio.
Mi ha lasciato quei pochi spiccioli che sono tornati con lui, e che
custodisco gelosamente, di cui vi allego foto.
La sete di sapere mi ha portato per la prima volta nel 2012 ad
assistere alla
Cerimonia di Commemorazione presso il monumento a Verona, a conoscere
personalmente la Sig.ra Caleffi, e per una fortunata serie di
coincidenze ad avere la possibilità di poter incontrare a
breve
il Prof. Claudio Toninel che spero potrà aiutarmi ad
approfondire ulteriormente le mie ricerche.
Ho trascorso le ultime
vacanze estive a Cefalonia a settembre 2016,
sono stata al monumento, alla fossa, alla Casetta Rossa,
l’unico
rammarico è non essere riuscita ad individuare il museo ma
sono
sicura che tornerò nuovamente.
Ho provato
delle
emozioni molto forti là, non si può non
avvertire una certa “aria” che aleggia ancora in
quei
luoghi.
In questo periodo sto leggendo "I traditi di Corfù" di Paolo
Paoletti, per approfondire anche i fatti accaduti là.
Spero di aver contribuito con queste righe ad aggiungere un piccolo
tassello al vostro archivio, e rimango fiduciosa di ricevere qualche
altra notizia se in vostro possesso.
Continuate in questo prezioso e minuzioso lavoro, è
fondamentale conservare la memoria!
Marta Zuccotto
Risposta
Gentile Marta,
Lettere come la sua aprono veramente il cuore. Sono parole, le sue, che
si leggono con vero piacere.
Le chiederei gentilmente il permesso di poterla pubblicare fra le
“lettere al sito”.
In quanto al prezioso materiale che mi ha mandato , lo userò
per
aprire un fascicolo ad personam per il suo nonno e per il cugino.
I fascicoli andranno poi depositati nel nostro istituto storico
perché rimangano a memoria perenne.
Orazio Pavignani
Risposta
Sono davvero commossa nel leggere la sua risposta e La ringrazio
davvero per le sue parole. Le accordo il permesso di pubblicare tutto
senza problemi. Sono io la prima ad esserne onorata mi
creda. Io sono nata nel 1977 e ho potuto stargli
accanto
fino ai 23 anni compiuti. Per me è stata una figura davvero
importante, gli sono cresciuta accanto e non c'è giorno che
non
ringrazi per quello che mi ha trasmesso. La guerra lo aveva segnato ma
ha avuto anche la forza di trarne degli insegnamenti e dei valori che
mi ha lasciato in eredità. Grazie mille per avermi risposto
così prontamente. Avrei il desiderio di iscrivermi
all'Associazione se possibile.
Marta Zuccotto
|
Sotto Tenente Francesco Ricciardi
Spettabile
redazione dell'Associazione "Acqui", sono
fiero ed orgoglioso di aver indossato, in incarichi di Comando, le
gloriose
mostrine del 17° rgt. "Acqui".
Vorrei
ricordare la figura del S.Ten. Francesco RICCIARDI del 17°
reggimento di
fanteria "Acqui", di cui allego la foto.
L'Ufficiale
era originario di Capua (CE), nato il 19 novembre 1919 da Ciro e
LEONELLI
Gaetana. Abitava a Via Seggio dei Cavalieri n. 5 in Capua. Anche
lui come tanti giovani non fece più ritorno nella sua amata
città.
Fu
uno dei 129 Ufficiali fucilati il 24 settembre del 1943 a Capo San
Teodoro
nella località demonimata "Casetta Rossa".
Il
S.Ten. RICCIARDI era Comandante di Plotone Cannoni del 17°
reggimento di
fanteria "Acqui" assegnato alla 9^ compagnia.
Sono
sicuro di aver fatto una cosa giusta per rendere onore a questo
giovane,
purtroppo dimenticato dalla maggior parte dei suoi concittadini.
Io
sono fiero di Lui.
Onore
ai nostri caduti.
Onore
ai Caduti della Divisione "Acqui".
Grazie
della Vostra attenzione.
Enzo
FIORE
|
Ad Amedeo
Mi chiamo Iride e sono molto
anziana, ho 89 anni, ma tutti dicono portati bene. Sono nata in un
paesino del nostro Appennino, Castelluccio di Montese (MO). Sono
l’ottava di nove figli e ormai conto solo una cara
sorella,
la più piccola, quella che accudivo. La mamma
aveva nove
figli, la casa da mandare avanti e il lavoro duro, nei campi con mio
padre. Eppure siamo cresciuti con tutta la miseria che c’era
e il
brutto periodo
di quell’epoca, ma in
armonia.
La nostra era
davvero una famiglia unita che la Grande Guerra
ha distrutto. Come vorrei parlare di solidarietà, di
umanità, ma come faccio. Due miei fratelli partirono
militari
uno, il più grande, lo spedirono in Albania, e il
più
giovane, Amedeo di 22 anni, in Grecia. Il grande
tornò, ma
come tornò?! Con i fantasmi delle atrocità
vissute che
non si possono scordare in una intera vita e te la segnano
perché quello che hai visto è più
grande di te
stesso e non ci sta dentro di te, ti preme e ti martella per sempre, lo
vedi prima di chiudere gli occhi quando vorresti riposare… i
fantasmi non ti daranno mai pace e ti perseguitano sempre.
Amedeo
invece, il
mio caro
Amedeo.. l’ultimo ricordo che ho di lui e che per farci
credere
che non aveva paura e che dovevamo stare tranquilli, il giorno che
è partito scese le scale fischiettando e salutandoci con la
sua
mano. Ricevemmo alcune cartoline poi più nulla. Un giorno
arrivò una lettera nella quale erano scritte 5 parole
così fredde ed impersonali che ci lasciarono agghiacciati:
Bernabei Amedeo disperso in guerra.
Nonostante le
nostre ripetute
ricerche non abbiamo mai avuto risposta dagli organi militari. Un
po’ di solidarietà per una famiglia provata da un
dolore
così grande non c’è mai stata. Non
è stata
mai fatta nessuna ricerca.
Non si riesce
ad
avere notizie
… Solo questo ci hanno sempre affermato. I miei nipoti sono
andati in vacanza a Cefalonia ed hanno scoperto casualmente
che
esisteva il Sacrario della Divisione D’Acqui. Ricordandosi
dei
nostri racconti dell’ultima Guerra sono entrati per rendere
omaggio ai caduti e lì hanno scoperto la lapide di Amedeo.
Hanno fatto
delle
ricerche in
quel luogo ed ora sappiamo! Ora so dove riposa e che è stato
ammazzato in trincea quando ormai la guerra era finita
durante un
bombardamento aereo. Non si può ormai neppure sapere chi
stava
bombardando, se gli aerei amici americani o i tedeschi, in
quel
periodo c’era il caos più assoluto.
Amedeo
è
là, non
è solo ed è vicino ad altre mille lapidi di
ragazzi poco
più di ventenni, morti per un ideale politico che ci ha
rubato
tanti ragazzi. E’ così amaro, non ho avuto nessuna
risposta dalla mia terra ma l’ho avuta dalla terra da noi
offesa
tanti anni fa , e con tanta umanità e tanta
semplicità. Non so se alla mia età
riuscirò mai ad
andarlo a vedere, è così lontano! Ma non dal mio
cuore.
Quando rimango da sola e non c’è nessuno vicino a
me
chiudo gli occhi e lo sento fischiettare e allora lo saluto e dico una
preghiera.
Racconto di
nonna
Iride in memoria del fratello Amedeo Bernabei soldato della Divisione
Acqui disperso a Cefalonia.
Casa Protetta
di
Granarolo dell'Emilia (Bo)
|
S. Tenente Chiffi
Giuseppe fucilato il 21.9.43
La presente per comunicare che in data 19 luglio 2015
ho posto una targa in memoria di caduti di Capo Munta.
Distinti
saluti.
Dott. Pranco Paggi
Questo
è quanto il dott. Paggi ci fa sapere e, a nome di tutta
l'Associazione Nazionale Divisione Acqui, la redazione gli invia i
più sentiti ringraziamenti per questo nobilissimo gesto.
Per chi non sapesse quanto successo a Capo Munta, ci sembra doveroso
pubblicare un resoconto tratto dal libro di Don Luigi
Ghilardini
"I martiri di Cefalonia" terza edizione pubblicata nel settembre 1955
dalla Scuola Tipografica Derelitti di Genova. Pubblichiamo inoltre
anche il materiale fotografico inviatoci dal dott. Paggi. (ndr)
[...]
Dopo il
successo ottenuto nella prima giornata, di combattimenti, il
generale Gandin, oltre ad emanare l’ordine di operazioni
inerenti alla
battaglia per Kardakata, affidava al Comando della fanteria divisionale
l'incarico di studiare e attuare entro il giorno 18 una azione intesa a
eliminare il presidio tedesco
di Capo Munta. L'azione venne affidata a un
battaglione di formazione agli ordini del maggiore Altavilla. Nei
giorni 16, 1
7 e 18 venivano ammassate nella zona di Scala la 7" e la
10ª· compagnia
del 17° fanteria, aliquote della 4" rinforzate da un plotone di
mitraglieri di Corpo d'Armata, quattro plotoni di mortai da 81. E due
pezzi da
75/46. Il mattino del 18, il capitano Bianchi e Il tenente Albanese,
travestiti
da civili greci, si presentavano al caposaldo tedesco per vendere
dell’uva.
Avevano modo cosi di riconoscere i varchi nei reticolati e individuare
le
postazioni delle mitragliere e di alcune armi automatiche. Sul far
della sera
il maggiore Altavilla faceva assumere ai reparti il seguente
schieramento
intorno al caposaldo tedesco; la 1ª compagnia (capitano
Bianchi, tenente
Lorenzon), a destra guardando Capo Munta; la 7" compagnia (capitano.
Balbi, tenente Miorelli), al centro; il plotone mitraglieri di Corpo
d'Armata a
sinistra; il Plotone mortai del tenente Lovati, dietro la 1ª
compagnia; il
plotone mortai del tenente Cei e del tenente Meneghini, sopra l'abitato
di
Scala, a sinistra, i due
pezzi da 75/46 al comando del tenente Albanese, sopra
l'abitato di Scala, a destra.
L'attacco,
che
doveva venir iniziato alle ventitré e trenta, in
seguito a ritardo causato da difficoltà incontrate nell'effettuare lo schieramento,
iniziava soltanto alle ore tre e
trenta del giorno 19. Dopo
una inefficace preparazione di artiglieria – in mancanza di
munizioni adatte, vennero impiegate granate perforanti - un razzo rosso
segnava
l'inizio dell'azione.
I fanti,
guidati da
magnifici ufficiali, scattavano all'attacco, e
nonostante la vivace reazione opposta dai tedeschi, che sparavano con
mitragliere da 20 a pallottole traccianti, riuscivano con balzi
successivi, a
serrare sotto approfittando di alcuni terrazzi coltivati a vite
disposti trasversalmente
alla direzione d'attacco.
Sebbene le
perdite
assumessero proporzioni rilevanti, i plotoni
raggiungevano il primo ordine di reticolati, nel quale, mentre tutte le
armi
automatiche sparavano rabbiosamente, alcuni animosi praticarono varchi.
Dato che il
secondo
e il terzo ordine di reticolati era ancora in
costruzione, alcune squadre riuscivano a penetrare nel caposaldo. Ma
quivi
venivano tosto inchiodate dalle armi automatiche tedesche che aveva
buon gioco essendo
il terreno completamente scoperto.
Anche qui si
ripeterono gesti di sublime ardimento, di slancio e di
passione. Il tenente Miorelli cadeva colpito a morte mentre si
accingeva a
soccorrere con fraterna pietà il capitano Balbi
già gravemente ferito.
Il tenente
Crapanzano stramazzava ugualmente al suolo tentando in un
ultimo disperato assalto di avventarsi su una postazione nemica.
I fanti
gareggiavano in ardimento con i loro ufficiali, Antonio
Radaelli e Nestore Arduini penetravano per primi nel caposaldo nemico;
il
caporal maggiore Bertoletti e il fante Antonio Bagni mostravano nel
corso dei combattimenti
tale valore ed accanimento da suscitare l ammirazione dei loro stessi
compagni.
Mentre il
tenente
Lorenzon con audace manovra stava aggirando il
caposaldo sulla sinistra, il capitano Bianchi, rimasto ferito, doveva
venir
allontanato dal campo di battaglia.
La vittoria
sembrava tuttavia arridere ai nostri, allorché - sulle
prime luci dell'alba – sopraggiungevano nove Stukas. Dopo
aver sorvolato alcune
volte Il caposaldo per farsi un’idea esatta dell'ubicazione
delle forze si
avventarono In picchiata sui nostri, causando gravi perdite e non poco
scompiglio.
Nonostante i
nobili
e generosi tentativi del tenente Sanson, diveniva
impossibile mantenere le posizioni, cosicché il maggiore
Altavilla era costretto
a rinunciare definitivamente all'impresa e a ordinare Il ripiegamento.
Triste fu la
sorte
riservata ai feriti rimasti sul terreno dentro il
caposaldo nemico.
A nulla
valsero le
energiche proteste del cappellano Don Luigi che,
sfidando l'ira tedesca, si presentò con l'autoambulanza a
Capo Munta per prelevarli
e curarne Il trasporto all' ospedale. .
In
quell'occasione
il tenente Rademaker fece dire al cappellano don
Luigi che avrebbe restituito i prigionieri se avesse ottenuto dal
generale Gandin
Il ritiro delle truppe italiane oltre Marcopulo. Messo in comunicazione
telefonica
col generale e riferito quello che gli era stato chiesto, il generale
rispondeva con un rifiuto che venne comunicato al comandante tedesco.
La stessa
risposta
negativa, ebbe pure il cappellano del 17° fanteria,
don Angelo Ragnoli.
Successivamente,
il
tenente Rademaker diede ordine di passare i feriti
per le armi, suscitando persino le proteste di un suo soldato che non
intendeva
compiere un atto così disonorevole e inumano.
Tra i
fucilati,
oltre al tenente Crapanzano, è l'eroico capitano
Balbi, che nel dicembre 1940 a Himara, con la sua magnifica 7ª
compagnia, aveva
sbarrato al nemico la via dì Valona.
Inoltre vi fu
anche
il sottotenente del genio minatori Alberto
Germani, di stanza a Zante. Egli partì dalla sua isola
quando sentì che a
Cefalonia si combatteva contro i tedeschi. Era con diciotto soldati, e
per disgraziata
sorte andò ad incappare proprio a Capo Munta, dove furono
fatti prigionieri e
poi fucilati ( 1 ).
(1) A Zante le truppe italiane
avevano ceduto le armi ai
tedeschi. Qui viene da chiedersi, più che altrove, il motivo
per cui questi
nobilissimi soldati vennero sacrificati. Avevano esercitato un
riconosciuto
diritto di guerra, sprezzando a costo della vita la larvata prigionia
che la
assicurava e, presi, subiscono la fucilazione. Ma forse era la
rappresaglia
contro il sentimento d'amore verso la loro povera Patria, sentimento
che,
unico, li guidava alla ricerca di attestarlo.
|
Da
Cefalonia: lettera anonima
Sono
due anni che conservo questa lettera che ho trovato al Monumento di
Cefalonia - forse non tutti i membri dell’Associazione
Nazionale
Divisione Acqui sanno che mi onoro di esserne la Custode.
Dicevo che
sono due
anni che ho
trovato questa lettera ai piedi della croce di marmo bianco, lasciata
con una pietra sopra per evitare che il vento se la portasse via. Non
so chi l’abbia scritta, ho un “sospetto”
ma non sono
sicura. Ovviamente ha pochissima importanza chi sia l’autore.
È la lettera di una figlia ad un padre. Ho custodito questa
lettera per due anni e ancora non sono sicura se sia giusto o meno
pubblicarla … Spero di fare bene! Questa è una
lettera di
riconciliazione di una figlia con un padre, che è stato
anche
soldato e reduce e, come scrive la figlia, ogni ora di vita era per lui
un regalo da assaporare e rispettare. (Ho evitato di trascrivere i
nomi per la Privacy, magari qualcuno di voi potrebbe capire dai nomi
chi sia l’autrice della lettera. (Bruna De Paula da Cefalonia)
“Eccoci
qui, non è un caso, nella terra che ti ha generosamente
ospitato
e ridonato a noi, a dispetto di coloro che, con tanta ferocia, volevano
spegnere la tua speranza. Eccoci qui, insieme, a dispetto di antiche
incompren-sioni e futili contrasti, e pensare a te, a te come uomo,
come soldato e reduce, come padre …
Molte
volte abbiamo contrastato i tuoi atteggiamenti, il tuo modo di vivere
la vita, ma stupidamente ci dimenticavamo che ogni anno, ogni giorno,
ogni ora era per te un regalo, dovevi spenderlo bene, dovevi
assaporarlo, dovevi rispettarlo! Forza di volontà e tenacia
sono
state le tue grandi doti, ti abbiamo aspramente criticato per
ciò che hai tolto alla mamma, la tua cara P…, con
cui hai
condiviso la vita e la morte.
Ma
il tuo
passato pesava sulle tue spalle, bussava alla tua anima e, purtroppo,
come tutti i drammi è stato difficile da superare, anzi,
impossibile chiudere la pagina per dar sfogo alla tua vera natura di
uomo libero!!!
Sei
dovuto
sottostare a troppi condizionamenti: difficili natali in una famiglia
troppo povera e numerosa, la chiamata alle armi, la prigionia,
il ritorno, la voglia di riscatto a dispetto di quel cuore che,
ovviamente, non ha retto agli sforzi mirati a dare un futuro migliore
alla tua famiglia … e poi, quel filo conduttore di tutta la
vita, la dolce ma tenace P…, sempre al tuo fianco, sempre
pronta
a sorreggerti e difenderti, sempre presente, anche nei momenti
più bui, sempre nel tuo cuore, nella tua anima sino al tuo
ultimo alito di vita … Un amore grande che ti ha
ricompensato di
grandi sacrifici ed amarezza! Eh sì, inutile dire che noi
figli
ti abbiamo dato riconoscenza e rispetto incondizionato!
Non
è
vero! E sarebbe ingiusto santificarti ora che te ne sei andato; come
sempre succede, quando una persona muore e non ci da più
“fastidio”, tendiamo a cancellare quanto di quella
persona
ci ha “infastidito”, quanta
“resistenza”
abbiamo creato intorno ad essa, quanto irrico-noscenti siamo stati!!!
Ora è troppo tardi per tornare indietro! È falso
ed
ipocrita un atteggiamento mesto e contrito! Bisognava capirsi in vita,
aiutarti a superare il buio che si allargava dentro di te e che tu
esprimevi con quegli atteggia-menti che tanto ci indispettivano! Ora
è tempo di riflettere, di dare alle parole il giusto peso e
significato, di valutare le azioni non le intenzioni!!! Quando la mamma
ci ha lasciato io sono entrata in un limbo senza luce, non pensavo di
uscirne poiché il dolore era troppo forte, la mancanza
troppo
crudele … e ti ho abbandonato, sì, è
la parola
giusta!
Poi
mi sono sentita un verme, un essere senza cuore, una vera carogna!!!
Ma so che
una persona ti ha amato tanto e, incondizionatamente, ti ha assistito e
vegliato tutti i giorni, nei momenti più bui della tua vita,
e
non mi riferisco alle piaghe della guerra, ma a quelle di una mente, di
un cuore e di un’anima senza luce, senza futuro …
quel
figlio che ti ha lavato dagli escrementi che tu oramai non contenevi
più, che ti ha parlato, accarezzato, imboccato, salvato
dalla
solitudine e da un mostro ancora più grande:
L’abbandono!!!
Quel
figlio che tu hai chiamato sino all’ultimo invocandolo!!!
Sì,
è vero, tu non hai nominato i tuoi figli biologici, nel
momento
del trapasso, ma solo coloro i quali, a dispetto delle tenebre che
avvolgevano il tuo cervello ed il tuo cuore, ti tendevano un filo di
luce, P… e G….
Adesso
ti
saluto, caro papà, so che un po’ del tuo cuore
è
rimasto su questo suolo; dove si provano sentimenti così
profondi e sconvolgenti, qui rimane parte della tua anima …
Non
ti ho capito fino in fondo, mi dispiace!!!
Ti
ho giudicato senza tener conto delle cicatrici del tuo passato!
Mi
sono
ingiustamente proclamata giudice dei tuoi atteggiamenti e modi di
porti, non valutando le cause e gli effetti sotto la giusta prospettiva
…
TI chiedo
scusa, profondamente scusa per tutto il male che ti ho fatto con la mia
indifferenza e cinismo. È giusto che tu non mi abbia
nominato
nell’atto estremo, sono però contenta che dal
profondo del
tuo martoriato “io” abbia collegato il nome della
mamma a
quello di G…, mio marito, perché ti ha amato
tanto e con
semplicità e spontaneità continua a farlo. Ti
voglio
bene, tua FIGLIA
|
Fante
Giovanni Garreffa
Roma
1/11/2014
Mi chiamo Garreffa Marina e mi
sento figlia di un Eroe!
Tanti sono gli uomini come mio
padre,di molti non si conosce
nemmeno l'esistenza eppure sono vissuti e hanno scritto un pezzo di
storia...ma
sono rimasti comunque anonimi, tante pedine anonime senza
giustizia...è molto difficile per
me scrivere e cercare di raccontare quel poco che sò
perchè mio padre non raccontava molto, non poteva
e non riusciva,
ogni volta che facevo domande i suoi occhi
si riempivano di lacrime le sue mani tremavano ed io vedevo
il mio eroe il mio papà così indifeso e
pur di non procurargli quel dolore smettevo subito di fare domande...
Lui
aveva fatto parte del 317° Reggimento della Divisione
Acqui sterminata a Cefalonia ed era uno dei tanti superstiti che era
riuscito a tornare a casa, era tornato
un uomo buono senza odio o rancore per
quello che aveva subito
ma con un peso e un bagaglio enorme, mio padre è
morto il 18
giugno del 2003 e quel bagaglio di morte
e dolore lo ha portato con se in cielo...ma sopratutto ha
portato con se il dolore dell'abbandono
subito in tutto quell'orrore.
Mio
padre si chiamava
Garreffa Giovanni ed era un soldato
della Divisione Acqui, non ha mai avuto un riconoscimento ma rimane un
Eroe per me che sono orgogliosa di essere sua figlia e che
cerco
di raccontare quel
poco che sò cercando di
tenere a freno le lacrime...
Perdonatemi,
non
sono una scrittrice e non sò esprimermi al
meglio e i miei ricordi dei pochi racconti che mio padre mi ha fatto
sono
stralci, frammenti che spuntano nella mia memoria...io ora non
sò se i soldati
sono stati ingannati, però mio padre insisteva
che l'ordine di ribellarsi ai tedeschi arrivò e loro
ubbidirono ad un
ordine e scusate potrebbe venire
chiunque a dirmi il contrario ma io gli credo e gli crederò
sempre e non credo
che tutti quei soldati siano morti per manie di protagonismo ,sono
morti per la
Patria...hanno esguito degli ordini!
Mio
padre faceva parte
di quei soldati messi alla fucilazione alla casetta rossa, mi
raccontava che prima di fucilarli i tedeschi gli diedero da
mangiare e gli venne detto che non
gli sarebbe stato fatto alcun male e
invece a gruppi di 8 per volta vennero portati
poco lontano e fucilati...mi raccontava: "sentivo le raffiche...gli
spari" il terrore nei suoi occhi non si può descrivere...e
venne il suo
momento il suo gruppo di 8...il Cappellano della Compagnia, Padre Romualdo
Formato inizio ad urlare cercando di
salvarli gridando contro i tedeschi affrontandoli, ma mio padre era
già in fila
e partirono gli spari, il buio svenne per la paura
quando si svegliò,
il sangue dei suoi compagni gli scorreva addosso ...era ancora vivo ed
era
illeso i tedeschi vedendolo cadere pensarono fosse
morto...riusci a nascondersi
in una pianta di olivo cava che credo sia ancora lì alla
casetta rossa a volte
nelle foto l'abbiamo vista e lui me la indicava.
Ci
rimase per 6 giorni
bevve la sua pipì per non morire e rimase
immobile, poi lo accolse una famiglia greca lo
aiutò lo
sfamò e lo nascose non sò per quanto...ma i
tedeschi continuavano a passare per le
strade con dei volantini " chiunque
avrebbe nascosto un italiano e sarebbe
stato scoperto veniva ucciso con tutta
la famiglia".
Mio padre non voleva mettere a repentaglio chi lo aveva
aiutato e si consegnò ai tedeschi.
Venne
deportato: campo di sterminio di Mauthausen. Mi raccontò che
quando era in fila per consegnare gli oggetti di
valore aveva una catenina con una
medaglia, un'immagine sacra di
pochissimo valore che gli mise la collo
la mamma quando era partito, la ingoiò per non farsela
togliere, quella medaglia
la porto al collo io ora come un amuleto, lì vide tutto
l'orrore possibile ma
mi diceva sempre che i soldati tedeschi non erano cattivi ma eseguivano
gli
ordini mi raccontò di un soldato tedesco di 26 anni che si
rifiutò di uccidere
16 bambini ebrei
e allora fù messo al muro con loro ...diceva "sai quel
soldato messo alla fucilazione con i bambini in quel momento si
sentì libero!
abbracciò i bambini e si fece fucilare con loro! "
Ebbe
modo anche di conoscere il famoso medico che faceva esperimenti sulle
ossa
...spezzava le ossa ai bambini per vedere come sopravvivevano.... nella
vita del
campo la fame era tanta e si mangiavano le bucce delle patate per
sopravvivere e
così si ingegnò e creò un
distillatore
di fortuna e privandosi della sua razione distillava della grappa, la
sera la metteva sulla finestra dello stalag
e durante la notte compariva un pezzo di pane nero che
divideva con i suoi compagni, grazie a
quel soldato tedesco che amava la grappa mio padre e altri sono
riusciti a
sopravvire alla fame, continuava a dirmi che i soldati esguivano ordini
che
nessuno poteva definirsi cattivo, i cattivi erano i famosi
kapò!
In quegli anni
ideò la fuga e ci riuscì...una
famiglia del luogo lo accolse e lo aiutò, riuscì
ad arrivare a Trieste fu
accolto da un'altra famiglia che gli
diede da mangiare e lo nascose in un fienile e mi diceva "quando
nè hai
passate tante ...diventi come un animale sviluppi tutti i tuoi sensi e
per me
c'era troppo silenzio quel silenzio mi faceva sentire soltanto il mio
cuore
battere nelle tempie...io ero nella parte sopra del fienile ...si
spalancò
all'improvviso la porta di sotto e vedo le divise delle SS, mi avevano
tradito...gli italiani...mi avevano tradito! dietro di me la finestra
mi lancio
e cado per un piano, mi faccio male ad una gamba, rimango a
terra e il frustino del tedesco sulla faccia mi
spacca la guancia...vedi la cicatrice?"
Aveva
la cicatrice sul viso la indica e tremava e
piangeva...lo deportarono di nuovo ...Stalag XVII-A Kaisersteinbruch
dove fù torturato ...odiava i cerini gli furono
messi sotto le unghie e accesi...un rubinetto che gocciava lo faceva
impazzire...
fu legato ad una sedia messo con una goccia
sulla testa continua per 3 giorni e
tre notti.. e chissà cosa non ha raccontato.
Venne messo a lavorare in una
fabbrica di armi...lì vedeva ogni giorno la fila per le
camere a gas, gente che
entrava rassegnata e il compito più
ingrato poi era di quelli che dovevano
togliere i capelli e i denti ai cadaveri che venivano accatastati uno
sull'altro in vista dove tutti potevano vedere quell'orrore...
Mio padre riusci
a tornare vivo ma con un fardello che lo ha tormentato per
tutta
la vita, ma tornò un uomo buono senza idee di
vendetta
o rancori, molto tormentato nel suo
interiore, non ci ha mai spinto nè a odiare nè a
colpevolizzare nessuno il suo grande dolore era solo di non
essere
riconosciuto per il suo valore ed era anche per i suoi
compagni
morti che
non erano potuti tornare ..
Il suo dolore era l'insabbiamento l'omertà!
Il
giorno prima di morire mio padre aveva un filo di
voce quasi non si capiva
quello che diceva ma aveva capito che di lì a poco sarebbe
morto e voleva togliersi un pò del peso che aveva
dentro fece un cenno a me e mio
marito e ci disse:" nel garage di
casa sullo scaffale in alto c'è una
scatola di latta prendila ma devi
aprirla solo quando sono morto"..
L'ho trovata
quella scatola era
una
vecchia scatola di latta di quelle dei
cioccolatini...legata con un nastro rosso ho pensato: "ci saranno le
lettere
d'amore scritte con la mamma quando era
in guerra".
Con tutta la mia emozione l'ho
aperta
e dentro c'era un mondo ...una vita, c'erano delle foto che i
soldati della Divisione si scambiavano
alla casetta rossa, ogni foto ha il nome e cognome sul retro i soldati
che
andavano alla fucilazione alla casetta rossa se le passavano sperando
che se
qualcuno fosse rimasto vivo le avrebbe fatte avere ai familiari, e il
tesserino
di soldato della divisione il foglio matricolare la foto dela
famiglia greca che lo ha salvato
e protetto la foto dello stalg c'era un mondo...
Non
sono
una
scrittrice e capisco mi sono dilungata mi
scuso,
ma descrivere le emozioni non è mai facile...
e spero che questi miei pochi ricordi possano
aiutare e far
partecipe chi legge, chi ha subito e chi è figlio
o figlia
come me di un Eroe!
La
dedico
a tutti i
superstiti della Acqui e li abbraccio tutti come fossero il mio
papà, a tutti i
caduti, ai deportati e a tutti i
figli che hanno vissuto lo stesso mio
percoso ... e una dedica speciale a
Padre Romualdo Formato che mio padre
ricordava con tanto amore!
Giovanni
Garreffa nasce a
Brugnano Zaffirino (RC) il 29 aprile 1922.
Parte per il servizio di leva nel maggio del '41 nel distretto ilitar4e
di Reggio Calabria. Viene poi trasferito, per l'addestramento, a Merano
nel deposito del 18° reggimento fanteria e da qui assegnato al
costituendo 317° reggimento fanteria. Nel maggio 1942
imbarcatosi a
Bari sbarca nell'isola di Zante nella quale, assieme al resto del
reggimento, rimane sino alla primavera del '43.
Trasferito a Cefalonia vive la pacifica occupazione fino al fatidico 8
settembre.
Il 15 settembre inizia la battaglia contro i Tedeschi protattasi sino
al 22 e culminata col terribile massacro dei soldati italiani che si
arrendevano o venivano catturati.
Scampato allo scempio, viene fatto prigioniero e inviato in
internamento in Austria dove, dopo le immense sofferenze subite, viene
liberato dai Russi nel maggio del '45.
Rientra a reggio calabria solo in agostro dello stesso anno, e dopo
aver avuta una licenza straordinaria di 60 gg. viene congedato nel mese
di novembre. (op)
|
Tenente
Cesare Baldasseroni
L’attestato
che mi
hanno consegnato, e che unisco in copia, riporta solo il nome
e cognome di
mio zio ed è la prima volta che lo vedo scritto senza essere
preceduto dal
grado militare di Tenente. In questa circostanza è stato
infatti considerato un
semplice civile come gli altri e quindi “solo” un
uomo che combatteva per la
libertà di tutti noi!
La “semplice”
indicazione sottostante di “Combattente per la
Libertà” è, a mio avviso, la
più
alta onorificenza che mio Zio Cesare poteva ottenere dal proprio Popolo
ed
anche la più gloriosa missione per la quale donare la
propria vita.
Ora tocca a noi
risollevare la nostra nazione!
Luigi
Baldasseroni
Il Tenente
Cesare
Baldasseroni
comandava la settima Compagnia del II Battaglione del 17°
Reggimento Fanteria Divisione "Acqui". Fu trucidato il 22 settembre
1943 nel campo di Troianata assieme ad altri 30 ufficiali e a 600
soldati. (ndr) |
9 gennaio 2014
Il
disperso Neri Francesco
La
famiglia Neri, originaria di Gallina (RC), all’inizio del
secolo scorso si trasferì a Tortora (CS), dove, il 14 aprile
1903, nacque mio
nonno Francesco, secondo dei tre figli di Angelo e Maria Gabriele.
Per un errore dell’Ufficiale dell’anagrafe, fu
registrato
con il cognome “Nero”, ma lui continuò a
dichiararsi
sempre come Francesco (Ciccillo) Neri e come tale figura nei documenti
militari in mio possesso.
Intraprese il servizio militare, raggiungendo il grado di
sergente maggiore e imparando (grossomodo) a leggere e a scrivere da
adulto: in
questo modo cercò di riscattarsi dalla condizione di
povertà in cui era vissuto
da giovanissimo.
Nel suo Foglio Matricolare si può leggere che, in data 23
marzo 1943,
mio nonno fu dichiarato “disperso in seguito agli eventi
bellici” e, come tale
è ancora iscritto nella lapide dedicata ai caduti in guerra
di Tortora.
In
realtà si tratta di una notizia non vera, come dimostra
la lettera, anch’essa allegata alla presente (lato A e lato
B), che egli
indirizzò a mia mamma Rosina, all’epoca
quindicenne e sua unica figlia
supersite (altri tre figli erano morti negli anni precedenti)
La lettera, firmata e giunta a Tortora il 26 gennaio 1944,
porta infatti la data del 4 settembre 1943.
La contraddizione è spiegabile con il fatto che, non essendo
mai giunta ufficialmente la notizia della sua morte, mia nonna Luigia
Rattacaso, rimasta sola con mia mamma, non poteva avere la pensione.
Riuscì ad
ottenerla solo nel 1955 in seguito all’interessamento delle
autorità municipali
dell’epoca che, probabilmente, fecero dichiarare la morte
presunta del marito:
la data del 23 marzo è dunque fittizia.
Ad aprire uno spiraglio sulla vicenda è intervenuta, qualche
anno fa, la testimonianza di un altro tortorese, il Signor Iorio
Giuseppe,
anch’egli presente a Cefalonia in quei tragici giorni e
finito poi internato in
un campo di prigionia in Germania.
Il Signor Iorio (zu Peppu), prima di passare a miglior vita,
mi confidò che, nei giorni successivi all’8
settembre, mio nonno, con molti altri
prigionieri, fu imbarcato dai tedeschi su una nave e quindi ucciso e
buttato in
mare (non ricordo se mi parlò addirittura
dell’affondamento della nave).
Io non ne feci parola con mia mamma, morta poi nel 2004,
perché per lei la ferita era rimasta sempre aperta.
Negli anni successivi si è incominciato a parlare dei fatti
di Cefalonia e sono stato fiero di mio nonno.
Qualche settimana fa ne ho parlato con il prof. Francesco
Mandarano, il quale mi ha segnalato il sito internet sui martiri di
Cefalonia,
dove ho potuto riscontrare che, tra di loro, vi sono alcuni componenti
della 158a
Compagnia – lavoratori genio, la stessa cui apparteneva mio
nonno.
È per questo che, sempre su segnalazione del prof.
Mandarano, mi rivolgo a Lei affinché possa dirmi qualcosa in
più su questa
storia.
Nel ringraziarla per quanto potrà fare e in attesa di una
sua risposta, resto a disposizione per compiere ulteriori indagini (mi
occupo
di ricerche storiche) e le porgo i miei più cordiali saluti.
Biagio
Moliterni
Calata
Abatemarco, 15
87020 Tortora
(CS)
24 maggio 2014
Gentile sig. Biagio,
Scusandomi per il ritardo con il quale le rispondo le dico che,
purtroppo, non nè facile aggiungere molto a quanto lei ha
già ricostruito in merito alle vicissitudini di suo nonno di
quel periodo storico. La sua storia trova riscontro in quelle di tanti
altri che non ebbereo la fortuna di rientrare in Patria e che, molto
probabilmente non ebbero compagni vicino, che potessero
testimoniare della sua sorte.
Nell'evoluzione di questa vicenda bellica tante sono le variabili,
soldati in fuga che si sparpagliavano perdendosi di vista, scoppi di
bombe che ne potevano cancellare completamente le tracce, esecuzioni di
massa con relativi falò che distrussero i corpi dei nostri
soldati.
Moltri sono i resti di soldati non riconosciuti che riposano nel
Sacrario dei Caduti di Oltremare di Bari e molti probabilmente
potrebbero essere ancora in qualche luogo in terra Greca, come ad
esempio i resti dei Caduti nello scoppio della nave Ardena che ancora
giaccono a 30 metri di profondità, nel mare di
Cefalonia
vicino ad Argostoli.
Tutto quello che ci è dato sapere sui dispersi è
dovuto
alla fortuna di avere trovato delle testimonianze di superstiti che ne
riportassero il nome, e da quel punto si è potuto tracciare
una
probabile e generalizzata collocazione nell'ambito della tragedia che
colpì la Divisione Acqui.
Una cosa ora è certa: il materiale che ci ha gentilmente
messo a
disposizione, ci darà la possibilità di
creare un
fascicolo con il nome di Neri Francesco da inserire nell'archivio del
nostro Istituto Storico, affinché la sua memoria non sia
più cancellata.
Orazio Pavignani
|
27 febbraio
2014
Buongiorno,
ho trovato fra le carte della mia nonna materna, che faceva la maestra
fra le due guerre in un paese dell’appennino parmense, questa
lettera inviata il 19 giugno ’43 dalle isole Greche da un suo
alunno, Remigio Vignoli, del 317° fanteria Acqui, che
eventualmente
potrebbe in qualche modo essere utile alle vostre ricerche.
Un
cordiale saluto Paolo Conforti
27
febbraio 2014
Spett Paolo,
la ringrazio
vivamente per
questo preziosissimo invio. Ho già fatto una
ricerca di
massima e il soldato in oggetto non appare in nessun elenco. Un'altro
tassello che trova il proprio posto nell'ambito della ricostruzione dei
ruolini della Divisione Acqui.
Quello che le
posso
dire
è che, la Compagnia Comando del II battaglione del
317°
Fanteria era di riserva nel villaggio di Frankata, nella valle di Omaha, a due passi dal
Monastero di S. Gerasimos.
Grazie mille
apriremo un
fascicolo su questa persona da mettere nel nostro istituto storico
presso l'Università di Arezzo.
28 febbraio
2014
Carissimo
Orazio,
mi ha fatto
molto
piacere che la lettera le possa essere stata di aiuto.
Io credo che
tutti
abbiamo un
debito verso la memoria, e sapere di aver trovato un posto nel ricordo
a questo ragazzo fino ad oggi sconosciuto mi dà la
sensazione di
aver fatto qualcosa per lui. Dopo 70 anni qualcuno lo ricorda. Se lo
sapesse credo che ne sarebbe contento.
Io faccio
l’architetto, e
una volta, in un restauro di un vecchio palazzo qui a Parma, trovai una
piccola scatola di latta sotto un pavimento, con un biglietto dove due
muratori di 180 anni fa, firmandosi con nome e cognome, chiedevano un
ricordo a chi avesse trovato la scatola. Tutte le maestranze presenti,
nessuno escluso, dissero una preghiera. Fu un momento molto intenso.
La sensazione
di
benessere che
accompagna il ricordo è dovuta al trasporto in una
realtà
extratemporale, che consente di sfuggire al quotidiano e di trovarsi in
una dimensione immateriale, cioè esterna al tempo, a cui
tutti
apparteniamo, al di là di questa breve esperienza terrena.
Il nome di
questo
ragazzo rimane ora nel ricordo. Sento di aver contribuito a un tassello
di memoria.
Un
cordiale saluto
Paolo
28 febbraio
2014
Caro Paolo,
la ringrazio
per
questa bellissima disamina sulla memoria, piena di
profondità e sentimento.
Orazio
|
La giusta definizione
di queste famose fotografie
Le due
fotografie
che proponiamo
di seguito sono spesso state pubblicate in modo improprio, su giornali
con articoli riguardanti l'eccidio della Divisione Acqui. Sapevamo che
queste foto riguardavano la fucilazione del generale Chiminello ma
troppo spesso sono state usate per rappresentare la fucilazione dei
nostri ufficiali, ma come leggerete in seguito, l'unica cosa che le
lega alla Divisione Acqui è il fatto che il Generale
Chiminello
è stato comandate della Divisione Acqui dal 24
ottobre
1942 all' 11 giugno 1943, sostituito da Arduino Garelli in forma
provvisoria, sostituito a sua volta dal Gen. Antonio Gandin il 18.
giugno 1943. Mi è parso giusto, quindi, pubblicare la
lettera
del figlio del caduto della Divisione Perugia.
03 luglio 2013
Spett.
Redazione,
Mi chiamo
Vincenzo
Rago, e sono
il nipote del Ten. Vincenzo Rago, M.A.V.M., fucilato a Kuç
(Albania meridionale) il 07.10.1943 dai tedeschi del I Btg. 99 Rgt. I
divisione Gebirgjager.
Da diversi
anni
stò
conducendo una ricerca sulle drammatiche sorti della divisione
“Perugia”, in parte pubblicata sul sito
www.kuc.altervista.org
Le
drammatiche
vicende della 151
Divisione Fanteria “Perugia” hanno molto in comune
con
quelle della “Acqui”. Gli assassini, in primis.
Dopo
l’eccidio di Cefalonia e di Corfù i tedeschi
sbarcarono in
Albania e completarono lo sterminio dei soldati italiani in quella
che battezzarono operazione “spaghetti”.
Alto punto di
“contatto” tra le due divisioni è il
comandante. Infatti
al comando della Acqui, prima del Gen. Gandin vi era il gen. Chiminello
che, nell’agosto del ’43, ha poi assunto il comando
proprio
della “Perugia”. Il generale Ernesto Chiminello
venne
fucilato il 4 ottobre
1943 insieme al Maggiore Sergio Bernardelli, capo di stato
maggiore della
Divisione. Come riferisce l’attendente Bastianello ed anche
il
radiotelegrafista Coraglia (oltre altri) l’esecuzione avvenne
alle 16.45. Essi sentirono le scariche seguite dai colpi alla nuca. La
fucilazione avvenne a Baia Limione, una piccola insenatura poco a nord di Sarande. Della
fucilazione esistono due drammaticissime foto (che allego) che provengono
dall’archivio privato di Roland Kaltenegger. Nelle
foto si distinguono bene le figure
di Chiminello (con i galloni da generale di divisione sulla
manica) e Bernardelli. Ed io che sono stato più
volte sul
posto posso confermare che il luogo corrisponde esattamente a Baia
Limione. Anche l’ora coincide. Considerando la
data, 4 ottobre, e le coordinate geografiche dalla lunghezza ed
inclinazione delle ombre proiettate al suolo dai due ufficiali si
può affermare che le foto sono state scattate intorno alle
ore
17.00.
D’altro
canto a Cefalonia, così come a Corfù, non vi
erano altri generali. Una
delle due foto (la seconda) compare nella vostra pubblicazionfotografica http://www.associazioneacqui.it/pagine/DivisioneAcqu.ppt.pdf
, precisamente a pagina 288. La stessa viene spesso anche nei filmati
della RAI sempre riferendola, impropriamente, alle vicende di
Cefalonia. Vi chiedo dunque di precisare, nella pubblicazione in
oggetto, che la foto in questione si riferisce alla fucilazione del
gen. Chiminello, comandante della divisione
“Perugia”.
Vincenzo Rago
03 luglio 2013
Spett. signor
Vincenzo,
sarà
mia
cura provvedere alla correzione della didascalia il più
presto possibile.
Ringraziandola
per
il chiarimento, cordialmente la saluto.
Orazio
Pavignani
03 luglio 2013
Gentilissimo
signor
Orazio
La ringrazio
per il
suo
tempestivo riscontro. Seguendo il vostro esempio anche noi familiari
della “Perugia” stiamo lentamente cercando di dare
vita ad
una associazione. E’ un lavoro difficile anche
perché ho
cominciato da solo. Poi pian piano sono riuscito a raccogliere una
ventina di familiari di ufficiali fucilati e due preziosissimi
superstiti.
La saluto con
la
speranza di poterla risentire presto.
Vincenzo Rago
03 luglio 2013
Sempre a sua
disposizione.
Dal momento
che
diamo un aiuto
anche ai familiari dei Caduti della nave Oria se vuole approfittare del
nostro sito sarà un piacere ospitarla.
Orazio
Pavignani
04 luglio 2013
La
ringrazio per la cortese disponibilità.
Per
me e per tutti i familiari della “Perugia” sarebbe
un onore
essere ospitato sul maggiore sito di informazione sulle sorti dei
nostri soldati nella II G.M.
Grazie
Vincenzo Rago
|
23 giugno 2013
GAETANO RENDA
IL
MIO
RICORDO DELL’ ECCIDIO A CEFALONIA
di Mario Saccà
La
Medaglia d’onore concessa con legge dello Stato ai cittadini
italiani deportati in Germania nei lager nazisti
Gaetano
Renda, nato a Sambiase nel 1923, l’ ha
avuta il 2
Giugno di quest’anno, dalla mani del Prefetto di Catanzaro e
del
Sindaco di Lamezia Giovanni Speranza. Pochi sapevano che
quell’ uomo è uno degli ultimi reduci della strage
di
Cefalonia compiuta dai tedeschi a danno dei soldati italiani
dopo
la firma dell’ armistizio dell’ 8 Settembre 1943.
La storia
di quello scontro fra ex alleati, durato circa 20 giorni e concluso con
la fucilazione di migliaia di nostri militari , è stata
riproposta negli ultimi anni dal Presidente della Repubblica Ciampi nel
corso della visita del 2001 ai luoghi dove avvennero i
combattimenti . Nel 2006 il Parlamento licenzio’,
dopo un
oblio di oltre sessanta anni, la legge che riconosceva ai
reduci
ed ai civili imprigionati nei campi di
concentramento
nazisti la Medaglia d’ Onore della Presidenza del
Consiglio. Gaetano Renda la mattina della Festa
della
Repubblica, accompagnato dall’ affetto della figlia, del
genero e
dei nipoti, era seduto sulla sedia a rotelle e non ha trattenuto le
lacrime quando gli è stata consegnata la
Medaglia
d’ Onore. I suoi occhi vedono poco, ma nella sua mente sono
tornate le immagini di quei giorni tragici durante i quali
dovette assistere alla strage dei suoi compagni d’ arme.
La storia l’aveva raccontata a me il Martedì 6
Novembre
2012 nella sua casa di Sambiase, presenti i familiari e il genero
Albino Gigliotti che mi aveva parlato di lui qualche giorno prima su
Corso Numistrano, dove ci siamo rivisti, per caso, dopo molti anni.
Quelli della generazione che ha combattuto nella II
guerra
mondiale hanno vissuto in famiglie numerose dove i bambini
lavoravano fin dall’età scolare in aiuto ai
genitori che,
contadini oppure operai dell’ edilizia, avevano nella sola
forza
delle braccia gli strumenti per mettere insieme le risorse
necessarie. Tuttavia costruirono un robusto punto
di
riferimento che li portò a realizzare una vita dignitosa e
un
altrettanto sicuro avvenire per i figli. Anche Gaetano fu fra
questi. Iniziò a raccogliere le olive a 10-12 anni
dopo
avere frequentato le prime classi elementari. Il padre era
muratore e la madre si occupava della casa e dei numerosi figli. Quelli
avuti con il primo marito dovevano aiutare i piu’ piccoli,
nati dalle seconde nozze della donna.“
Lavoravo solo
per mangiare” racconta , e la mia gioventù
è
trascorsa così, con rari momenti di svago con i coetanei ,
in
prevalenza nei giorni festivi o nelle ricorrenze
tradizionali.
Gli anni fra le due guerre mondiali erano quelli del fascismo e la sua
generazione crebbe in quel contesto. L’ istruzione
pre
militare settimanale era un appuntamento al quale era
difficile
sfuggire. Il podestà di Sambiase in quel
tempo era
Rubino, l’ istruttore del “Sabato
fascista” Dario
Mauro. Marce, percorsi di guerra, tecniche di combattimento erano le
esercitazioni prevalenti. Nelle cerimonie ufficiali i “
Balilla” venivano convocati per far parte delle parate. Renda
ricorda la visita di Vittorio Emanuele III e la rassegna ai
soldati che partivano per la guerra. Mussolini lo vide a Santa Eufemia
allorchè, intervenendo in occasione della bonifica della
piana,
aveva promesso che al loro compimento sarebbe diventata una
città. Non sbagliò, oggi Lamezia lo è.
Il nostro
intervistato non amava il fascismo per due motivi: si stava male e col
lavoro delle braccia si poteva appena campare. Inoltre mancava la
libertà di parola e pronunciarne qualcuna sbagliata
comportava
l’ arresto da parte dei carabinieri. Anche dopo la
guerra
ha mantenuto invariato il suo punto di vista.
art.1,
commi 1271-1276, legge n°296 del 2006
Nel 1982 il presidente Pertini ruppe il nostro
imbarazzo sull’ evento recandosi in
visita di Stato
nell' isola per esaltare i caduti italiani di Cefalonia e della vicina
Corfù. E pochi mesi prima il governo della Repubblica
(premier
Cossiga) aveva inviato il ministro della Difesa a presiedere una
manifestazione di massa a San Pellegrino, in Lombardia, per rievocare
la tragedia delle isole ioniche. Era in quegli anni che cercavamo di
restituire alla Resistenza il suo carattere di lotta nazionale al di
sopra di ogni aspetto ideologico. Non era facile. Cefalonia ha sempre
fatto discutere. Era il primo vero atto della nostra guerra di
Liberazione (assieme alla resistenza nel Dodecanneso) e questo non
rientrava nello schema storiografico prevalente
LA
GUERRA , CEFALONIA
Giunsero
per lui gli anni della maggiore età che coincisero
con
l’inizio della II guerra mondiale. La visita di leva la
sostenne
nel Maggio 1942, dopo il compimento del 18° anno;
seguì il congedo provvisorio. Ma nel Gennaio 1943 , a 20
anni ed
a conflitto iniziato, fu arruolato nel 61° Reggimento Fanteria
(
brig. Sicilia) con destinazione Trento. Trascorso il periodo
di
istruzione fu trasferito a Montecorvino ( SA) e da lì a
Brindisi. Inquadrato nel 16° RF ( brig. Savona) a Giugno del
1943
si imbarco’ per la Grecia. Giunto nella zona di
guerra fu
assegnato al 17° Reggimento della Divisione Acqui, prima a
Patrasso
e successivamente, nel Luglio, a Cefalonia. Erano quasi mille ,
utilizzati come complementi furono divisi fra vari reparti.
Renda
andò ad Ar-gostoli, capoluogo dell’
Isola, quando
arrivarono le unità tedesche. La guerra non aveva
sviluppi
positivi per loro e neppure per gli italiani. Il nostro Paese era stato
attaccato dalle forze alleate, sbarcate in Sicilia nel Luglio del
’43. I germanici avevano incassato il colpo e stavano
ritirandosi
verso Salerno per opporre maggiore resistenza all’
avanzata
anglo- americana utilizzando la linea Bernhardt nei pressi di
Mignano Montelungo e la linea Gustav a Montecassino.
Un soldato tedesco, probabilmente deluso
per
quegli eventi disse a Renda “ Tu andare a combattere in
Sicilia”, significando che la difesa dell’ Italia
non
riguardava piu’ le divisioni di Hitler ma solo i nostri
connazionali. I soldati italiani di Cefalonia avevano saputo
della caduta e dell’ arresto di Mussolini il 25 Luglio ma non
avevano festeggiato. Qualche giorno prima dell’ 8 Settembre
il
generale Gandin, comandante della Divisione Acqui, aveva chiesto al
nostro Gaetano da dove proveniva preannunciandogli
l’arrivo
di buone notizie molto presto. Evidente il riferimento alla firma
dell’ armistizio di Cassibile poi reso noto via Radio, pur
essendo stato firmato qualche giorno prima dopo numerosi contatti
segreti fra gli uomini del Re e i rappresentanti Alleati.
“
Ascoltammo l’ annuncio all’a vicina emittente della
Marina.
I nostri soldati esultarono e festeggiarono sparando in aria, verso il
mare. Gli ufficiali intervennero subito per frenare gli entusiasmi. Ci
dissero che il nemico era alle nostre spalle e avremmo dovuto
difenderci, se attaccati. La notte ci misero in
marcia;
sostammo dopo un cammino di alcune ore. Al mattino dopo venne un
maggiore che disse essere di Nicastro ( probabilmente Galli ndr) e ci
invitò a consegnare le armi ai tedeschi perché ci
avrebbero portati in Italia. Non accettammo la proposta , temevamo per
la nostra libertà e per la vita: i nostri ex
alleati ci
avrebbero presi prigionieri e avviati chissà dove. Non
immaginavamo quello che sarebbe successo in seguito. Avevamo le armi e
le munizioni, anche se non erano giunti altri rifornimenti.
Un
colonnello di artiglieria ci disse di andare a tenere fermi i tedeschi:
questo fu un ordine che condividemmo tant’è che in
fila
indiana ci mettemmo subito in cammino verso le postazioni utili. Lo
scontro iniziò anche a colpi di cannone e di mitraglia. Un
aereo
tedesco fu abbattuto dalla nostra Marina. Ma dopo si scatenarono gli
Stukas che bombardarono per l’ intera giornata.
Continuammo
a combattere e ad andare all’ assalto al grido di
“Savoia!” ;costringendo i
tedeschi alla resa .
Catturammo molti prigionieri in quella fase della battaglia... Ma non
era finita: Il mattino seguente gli Stukas tornarono e
bombardarono il comando italiano. Vidi la scena da vicino tanto da
assistere alla sua distruzione”.
“In
seguito il nostro
raggruppamento fu trasferito sull’ altro lato dell’
Isola
di Cefalonia . Fu li che i greci abi-tanti del posto ci informarono
delle fucilazioni di massa dei nostri commilitoni di Argostoli. I
tedeschi avevano ricevuto i rinforzi che vinsero la nostra resistenza e
per 48 ore ebbero mano libera per compiere la strage.
Uccisero
TUTTI i miei compagni” , dice Gaetano Renda allontanandosi
con lo sguardo verso quel luogo e con voce
commossa. Erano
trascorsi quasi venti giorni dall’ 8 Settembre e gli italiani
erano rimasti senza ordini e rifornimenti, abbandonati da Roma,
malgrado il tentativo dell’ equipaggio di un MAS che era
riuscito
a raggiungere Brindisi per informare i nostri comandi di quanto stava
accadendo a Cefalonia. Il Re i i suoi generali avevano lasciato
l’ Italia e gli italiani, soprattutto i soldati che avevano
combattuto per loro. Non giunse mai nessuna risposta!
“Nella parte dell’ isola dove mi trovavo
-prosegue
Renda- vennero portati da Argostoli 9 marinai e
alcuni
civili. Ci fecero scavare una fossa e mentre lavoravamo con il dubbio
che era giunta la nostra ora un soldato tedesco disse che non era
destinata a noi. Infatti i marinai ed i civili furono fatti entrare
dentro lo scavo ed uccisi a colpi di mitraglia, coperti con poca terra
e lasciata compiere a noi la sepoltura definitiva. Non siamo
stati fucilati forse per due motivi: per non avere sparato contro i
nostri avversari e perché loro erano ormai sazi di sangue
italiano dopo il massacro di ottomila nostri soldati, imposto da
Hitler. A sopravvivere fummo circa 4000. Nelle ore che seguirono ci
portarono sul luogo dell’ eccidio per bruciare i
cadaveri
dopo averli cosparsi di benzina”. Un’opera crudele
che non
ha bisogno di essere commentata!
Ma non era
finita:
i superstiti
furono imbarcati su 4 navi e condotti ad Atene.
Altre
tre navi erano saltate sulle mine e durante il percorso
veniva
usata la mitraglia per colpire quelle vaganti e farle saltare.
Giunti a destinazione due generali, uno italiano e
l’ altro
tedesco, chiesero a ciascuno di noi se intendevamo collaborare con i
germanici . Chi era disponibile doveva schierarsi da un lato,
gli
altri su quello opposto. Io fui fra i secondi e venni
percio’ deportato nel campo di prigionia di Vilnius
nella
Russia Bianca dove lavorai . Ma le sorti della guerra non erano
favorevoli ai soldati di Hitler e man mano che le divisioni russe
recuperavano il terreno perduto le truppe germaniche si ritiravano e
noi dovevamo seguirli in altri campi: prima a Pruzany e poi a circa 100
Km da Varsavia.
MARISHA
Giungemmo in
Polonia, un luogo
dove la durezza della prigionia fu compensata dall’incontro
con
una ragazza del luogo, operaia in una fabbrica di salumi, che si
chiamava Marisha. Era socievole, ma parlava con tutti e non con me.
Decisi allora di aspettarla nascosto dietro un muro, vicino al
reticolato del campo ; riuscii a incontrarla e a parlarle.
Inizio’ l’amicizia che si trasformò in
affetto fino
a che decidemmo di fidanzarci nel modo in cui era possibile nella
condizione di prigioniero. Nello stesso periodo ero riuscito ad avere
un buon rapporto con un soldato tedesco addetto ai lavori di muratura.
Lo sostituivo nella fatica e questo mi valse la sua gratitudine. Alle
volte per andare a trovare Marisha saltavo il reticolato e rientravo
per la stessa strada per essere presente alle verifiche dei presenti
nel campo. Successe che una volta mi videro mentre tornavo e rischiai
una punizione severa, forse anche la fucilazione. Fu il mio amico
tedesco che parlo’ con il suo capitano e lo convinse a non
procedere oltre. Era ormai la fine della guerra ed i tedeschi,
sconfitti, fuggirono dal campo lasciandoci liberi. Non ebbi il tempo di
salutare Marisha come avrei desiderato.
LA LIBERAZIONE E IL
RITORNO A CASA
Ci
incamminammo per
le strade
pericolose per gli aerei americani . Quando finalmente i loro
reparti ci raggiunsero fummo trattati con dignità e liberati
dopo poco tempo. Con il treno raggiungemmo prima il Brennero e poi
Verona. Da qui altri treni condussero ciascuno di noi a destinazione.
Negli anni della prigionia non avevo avuto notizie dalla famiglia
ne’ avevo potuto darne. Il mio arrivo a Sambiase fu una
sorpresa. Durante il percorso dalla stazione di
Sant’
Eufemia alla cittadina incontrai mio cognato e mio fratello e con loro
raggiunsi mio padre, casa mia e la fidanzata che
già
avevo, ecco perché non sono rimasto in Polonia! IL seguito
fu la
ripresa della vita normale e la ricostruzione del tratto disperso
dell’ esistenza. Signor Gaetano qual è il ricordo
piu’ intenso della sua esperienza della guerra? Il volto di
quei
marinai scesi nella fossa per essere fucilati, è un dolore
che vive dentro di me e non passerà mai!
|
17 maggio 2013
Spettabile
redazione
sono il
nipote di
Francesco
Cultrona, capitano della Regia Guardia di Finanza. Durante la Seconda
Guerra Mondiale si è trovato a combattere nel I°
Battaglione
Mobilitato della Regia Guardia di Finanza a supporto della Divisione
Acqui nell’isola di Corfù.
Il suo
comportamento in guerra gli valse la medaglia di bronzo al valor
militare alla memoria con la seguente motivazione:
<<All’atto
dell’armistizio, ricevuto ordine di imbarcarsi per rientrare
in
territorio metropolitano, chiedeva ed otteneva di condividere la sorte
dei commilitoni che, rifiutando le offerte di resa, si approntavano
alla lotta. Nel corso di intenso bombardamento aereo, nel tentativo di
attraversare una zona intensamente battuta per raggiungere i propri
uomini maggiormente esposti, cadeva nell’assolvimento del
nobile
compito impostosi. Corfù, 13 settembre 1943>>
Di seguito
riporto i dati anagrafici, un paio di foto e una targa commemorativa.
Francesco
Cultrona,
nato a
Campobello di Licata (Agrigento) il 20 maggio 1901 dal papà
Antonino e dalla mamma Maria Buffone, morto a Corfù il 13
settembre 1943. Vi chiedo cortesemente di aggiungere il nome
di
mio nonno nell’elenco dei combattenti a Corfù.
Sono in
possesso di alcune lettere indirizzate a mia nonna e mio zio che
esprimono bene il clima di quei giorni. Vorrei sapere se avete notizie
o documenti. Grazie
Cultrona con i gradi
di tenente
Un giovanissimo
sottotenente
Cultrona
(Museo storico della
Guardia di finanza)
(Museo storico della Guardia di finanza)
Testo
della
Lapide
CAPITANO
CULTRONA FRANCESCO
MEDAGLIA DI
BRONZO
AL VALORE MILITARE (ALLA MEMORIA)
ALL'ATTO
DELL'ARMISTIZIO RICEVUTO L'ORDINE DI IMBARCARSI PER
RIENTRARE IN
TERRITORIO METROPOLITANO, CHIEDEVA ED OTTENEVA
DI
CONDIVIDERE LA
SORTE DEI COMMILITONI CHE, RIFIUTANDO LE OFFERTE
DI RESA, SI
APPRONTAVANO ALLA LOTTA. NEL CORSO DI INTENSO BOMBARDAMENTO AEREO,
NEL TENTATIVO
DI
ATTRAVERSARE UNA ZONA INTENSAMENTE BATTUTA
PER
RAGGIUNGERE I
PROPRI UOMINI MAGGIORMENTE ESPOSTI,
CADEVA
NELL'ASSOLVIMENTO DEL NOBILE COMPITO IMPOSTOSI
CORFÚ
8-25 SETTEMBRE 1943
Certi di un vostro riscontro
positivo vi porgo cordiali saluti.
Cultrona
Claudio.
18 maggio 1913
Egregio signor Claudio,
il nome di suo nonno si trova già nell'elenco dei caduti nel
link che riguarda la Regia Guardia di Finanza.
La ringrazio molto per il bellissimo materiale fotografico che ci ha
fatto avere, il quale ci permetterà di aprire un fascicolo a
nome di suo nonno, da inserire nel nostro istituto storico presso la
Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di
Arezzo;
istituto dichiarato di Interesse Nazionale dalle autorità
competenti. Altre informazioni purtroppo non ci è dato
averle,
ma sfoglierò i libri opportuni per vedere se esista qualche
richiamo al suo nome.
Orazio
Pavignani |
29 aprile 2013
Spettabile
redazione,
raccogliendo il
vostro appello segnalo per l'integrazione nel vostro elenco dei Caduti
i
nominativi dell'Artigliere Lacava Leonardo e del Capitano Giuseppe Di
Giacomo. Sono un prof. di
lettere in pensione dal 2009, appassionato di storia della seconda
guerra
mondiale, svolgendo una ricerca sulla sorte del papà della
mia vicina di casa
ad Aieta in Calabria ho scoperto dal suo foglio matricolare che suo
padre Lacava
Leonardo nato ad Aieta (CS) il 22 aprile 1909 , era a Cefalonia con la
Divisione
"Acqui" faceva parte della 361^Batteria Cannoni 155/14 del
CLXXXVIII Gruppo Artiglieria di Corpo
d'Armata. Catturato dai tedeschi e internato in Germania nello
Zweilager di Fullen
dove morì il 18 dicembre 1944. Grazie alla meritoria ricerca
del Signor Roberto Zamboni
di Montorio Veronese, e al suo sito Web sono riuscito a individuare
dove è
sepolto (cimitero militare italiano di Amburgo) ora le quattro figlie
hanno
fatto richiesta di riportare nel proprio paese Aieta (CS) le spoglie.
Sempre cercando sul Web
ho individuato anche il comandante della 361^ Batteria il Capitano
Giuseppe Di Giacomo, in allegato articolo.
A disposizione per ulteriori informazioni vi saluto
cordialmente Prof. Francesco Mandarano
|
L'eroe
cassanese di Cefalonia
Scritto
da L.R.Alario
martedì, 18 gennaio 2011
Cap.Giuseppe
Di
Giacomo
Giuseppe
Di Giacomo. Il comandante, che non parlava senza sorridere - Giuseppe
Di Giacomo, il Capitano d’Artiglieria, Comandante della
361ª
Batteria del 188° Gruppo di stanza sulla costa di Cefalonia, ha
quarant’anni, quando il 24 settembre 1943, pur essendo
pressantemente invitato dai compagni e dal cappellano militare a
travestirsi e a darsi alla fuga, si rifiuta categoricamente per
difendere l’onore suo e dell’esercito italiano,
affrontando
eroicamente la morte inflittagli dai Tedeschi. Egli,
Calabrese
nato a Cassano, è un affermato ingegnere, e anche ottimo
musicista, avendo frequentato, negli anni dei suoi studi
universitarî a Napoli, il Conservatorio di San Pietro a
Maiella,
suona il violino e il violoncello, tenendo concerti per gli amici
insieme al cognato, l’ingegnere Stanislao Pontieri, sa, col
suo
sorriso, infondere ottimismo e incoraggiare gli amici nel momento dello
sconforto Alfio Caruso, nel suo libro Italiani dovete morire, scrive:
«L’artiglieria della [Divisione] Acqui è
sottoposta
ad una cura speciale, ma non c’è un cannone che
taccia. Si
difendono come ossessi. Sparano le batterie del 188° gruppo, il
359° ed il 361°, affidato ad un capitano calabrese,
Giuseppe Di
Giacomo, un cuor contento che dal primo giorno di lotta si è
trasformato in un leone. Di Giacomo è soprannominato
“il
vecchio” perché i suoi uomini sono detti
“i
vecchioni”, in quanto tra i più anziani della
divisione.
Ma il “vecchio” ed i
“vecchioni” per sette
giorni daranno la paga all’aviazione ed alle truppe
tedesche». Don Luigi Ghirlandini, cappellano della Divisione
Acqui, nel capitolo L’eccidio di S. Teodoro del suo libro I
martiri di Cefalonia, così descrive il nostro eroe nei
terribili
istanti precedenti la sua fucilazione: «Il capitano Giuseppe
Di
Giacomo, noto per il suo eterno sorriso, per la grande bonomia, per
l’ottimismo che aveva saputo mantenere anche nelle occasioni
più difficili, non perde la sua calma, la sua
serenità,
fino all’ultimo istante».
Padre Romualdo Formato, nel suo libro, L’eccidio di
Cefalonia, così scrive di lui: «Il capitano Di
Giacomo comandava la 361ª batteria del 188° gruppo da
155/14 di posizione costiera. Era giunto nella primavera col suo bel
gruppo, che, scherzosamente, era chiamato il “gruppo dei
vecchioni” per il reclutamento dei suoi uomini, tutti
anziani. Ma fu il gruppo che destò maggior stupore e massima
ammirazione durante i sette giorni di combattimento. Non ristette un
attimo dalla sua ininterrotta e vigorosa attività e
vomitò valanghe di fuoco sul tracotante nemico. Il generale
Gandin e il colonnello Romagnoli ne erano entusiasti e non
tralasciarono occasione per far giungere a quei bravi artiglieri la
loro commossa parola di elogio.
Il capitano Di Giacomo aveva presto legato con me affettuosa amicizia.
Avevo visitato anche la sua graziosa cittadina – Cassano
Jonico – dove avevo conosciuto il vescovo della diocesi,
monsignor Barbieri, al quale, col capitano Di Giacomo, avevamo inviato
da Cefalonia il nostro comune omaggio.
Caro amico!… Aveva una vera passione per i suoi uomini, e
questi lo contraccambiavano con affettuosa filiale venerazione. Per
Pasqua desiderò una cerimonia tutta particolare per la sua
batteria, che preparò con grande solennità, ed
egli volle ricevere, per primo, la comunione eucaristica, aprendo la
fila compatta dei suoi artiglieri.
Aveva un sorriso perenne sulle labbra. Si sarebbe detto che non sapeva
parlare senza sorridere… E, certo, quel sorriso non si
è spento neppure dinanzi a una morte così
inaspettata e crudele, la quale, per lui, è stata
l’alba purpurea del meritato premio eterno […]
Ho già narrato le varie istanze con le quali, alla
“casetta rossa” chiesi, piangendo, che mi facessero
seppellire le salme degli ufficiali fucilati. Le insistenze divennero
così concitate e pressanti che a un certo momento parvero
degenerare in alterco… e qualcuno dei miei amici mi tirava
per la veste e mi invitava alla prudenza, temendo complicazioni. E ho
narrato anche come fui ingannato e chiuso prigioniero, senza che mai
più nulla mi fosse successivamente detto sulla sorte di
quelle povere salme.
Solo a un anno di distanza, al ritorno in Italia del gruppo rimasto a
Cefalonia, ho potuto conoscere, inorridendo, la fine ultima dei miei
cari compagni di martirio uccisi alla “casetta
rossa”.
Le salme furono fatte caricare su vari zatteroni e trasportate in alto
mare, dove – legate tra loro a due a due, a tre, a quattro
– furono precipitate nel fondo con enormi pesi. Per questa
macabra bisogna – compiuta col favore delle tenebre
– si servirono di una ventina di nostri marinai, i quali,
dopo due notti consecutive di estenuante lavoro, furono
anch’essi trucidati, perché – dinanzi al
mondo civile – non rimanesse testimonio alcuno di
così orribile misfatto».
La sua batteria, situata tra Chelmata e Spilla, cominciò a
essere bombardata il 15 settembre 1943, ma lui restò sempre
tranquillo al suo posto. Per 8 giorni consecutivi i suoi
“vecchioni”martellarono coi cannoni gli obiettivi
nemici, e
ultimi cessarono il fuoco, coprendosi di gloria. Vincenzo De Luca,
altro combattente di Cassano, scampato all’eccidio, riferisce
che
il pomeriggio del 23 settembre Di Giacomo rifiutò di
travestirsi
e darsi alla fuga, scegliendo, sereno, in nome dell’onore
della
patria, il martirio alla “Casetta Rossa”,
rammaricandosi di
non essere caduto accanto ai suoi cannoni.
Al momento della morte, il 24 settembre, il
pensiero del Capitano Di Giacomo andò certo alla sua giovane
moglie e alla sua piccola figlia Adele, che non ebbe la
possibilità di conoscere. “Con la delicatezza
d’animo che lo distingueva – scrive la
professoressa Carmelina Arcieri vedova Di Giacomo – tornando
dalla Missione Militare di Cefalonia nell’ottobre 1948, padre
Formato portò alla bambina un ciclamino sbocciato dalla
terra intrisa dal sangue del papà, unico avanzo del corpo
martoriato”.
Nel 150° anno dell’Unità
d’Italia, tra dibattiti e polemiche, con scontri inopportuni
fra unionisti e separatisti, fra nostalgici e revisionisti, non farebbe
male soffermarsi sui martiri di Cefalonia e su figure nobili come
quella di Giuseppe Di Giacomo. Anch’essi vanno aggiunti,
senza retorica, ma per quello che testimoniarono col loro sacrificio,
agli eroi del Risorgimento, il quale non si è concluso il
1861, poiché il movimento per la libertà e per la
costruzione d’una forte volontà nazionale non si
è mai arrestato, fra lotte intestine, tuttora in atto, e non
dimenticate violenze, che hanno insanguinato la nostra storia recente.
Leonardo R. Alario (foto)
(Da
CALABRIA ORA, a. VI, n. 14, sabato 15 gennaio 2011, p. 3.) |
29 aprile
2013
Gent.mo
Signor Orazio Pavignani
Mi chiamo Pantaleo ROSATO e sono nipote del Soldato
Vincenzo ROSATO classe 1923 (fratello di mio padre), soldato della
Divisione
Acqui appartenuto al 317° Reggimento Fanteria, 1°
Battaglione, 4^ Compagnia
Mitraglieri.
La mia famiglia ha
custodito le lettere che lo zio Vincenzo Rosato ha scritto ai propri
cari, dal
momento in cui fu chiamato alle armi (gennaio 1943) fino a poco prima
della sua
scomparsa, avvenuta a Cefalonia (settembre 1943). Nell’elenco
dei
caduti, la data della sua morte è indicata in 19/08/1943
(data riportata anche
nel foglio matricolare) che considero errata in quanto
l’ultima lettera in mio
possesso risale al 29/08/1943.
Le sue lettere,
oltre a raccontare la sua condizione militare, rievocano con grande
passione la
sua umana vicenda: il dolore per la lontananza dai propri cari, la
nostalgia
per il suo paese, la rabbia di non poter aiutare la propria famiglia
nel lavoro
nei campi e la consapevolezza di ciò che poteva accadergli
da un momento
all’altro. Con le lettere e
con le notizie raccolte dai miei famigliari più anziani ho
cercato di
ricostruire la sua vicenda, che di seguito Le propongo, con la speranza
di
ottenere altre informazioni sul suo conto.
Nato a Martignano (Lecce) il 12 luglio 1923 (e non
Trento come erroneamente indicato nell’elenco caduti), non
aveva ancora
compiuto i vent’anni quando nel mese di gennaio 1943,
lasciò il suo paese per
rispondere alla chiamata alle armi.
Primo di sette figli e cresciuto in una famiglia di
modeste origini contadine, aveva avuto
l’opportunità, rara per quell’epoca, di
ricevere una sufficiente istruzione scolastica, tale da permettergli
almeno di
scrivere una lettera.
Il 12 gennaio 1943 è arruolato presso il 50°
Reggimento Fanteria con sede a Macerata, ove rimane fino alla fine del
mese
quando il suo reparto viene trasferito a San Severino Marche per
completare
l’addestramento militare.
La partenza per il fronte avviene intorno al 9 marzo
1943, giorno in cui ha inizio il trasferimento per la Grecia con una
tradotta
militare, unitamente ad altri giovani commilitoni per un totale di due
battaglioni. Da Ancona, il treno risale la penisola italiana fino a
Trieste e
da qui prosegue per Atene, dove ha sede il Comando da cui dipendono le
divisioni italiane dislocate sul fronte balcanico. Qui viene assegnato
al 317°
Reggimento Fanteria della Divisione Acqui. Sbarcato a Cefalonia viene
assegnato
alla 4^ Compagnia Mitraglieri del 1° Battaglione. Verso la fine
di giugno, la
sua compagnia (o il suo plotone) viene trasferita con compiti di
presidio, su
un isola più piccola (presumo Itaca).
In una lettera risalente a questo periodo riferisce di
essere molto noto e apprezzato sia dai propri commilitoni che dalla
popolazione
locale in quanto conoscitore della lingua greca, conoscenza derivante
dal fatto
di essere originario di uno dei comuni della Grecia Salentina (isola
linguistica ellenofona del Salento in cui si
parla un dialetto neo-greco).
Dopo l’8 settembre rimane sicuramente coinvolto nelle
note vicende a seguito delle quali viene fatto prigioniero e imbarcato
su una
nave destinata al trasporto di prigionieri italiani della Divisione
Acqui e con
essa scompare a seguito del suo affondamento. Dopo alcuni mesi alla sua
famiglia giunge la triste notizia: il soldato Vincenzo Rosato
è stato
dichiarato disperso a seguito dell’affondamento di una nave.
Un testimone
riferirà di averlo visto salire su una nave che poi
affonderà. Appresa la
notizia, la madre, per il resto della vita, deciderà di non
volgere più lo
sguardo al mare.
Allego copia del foglio
matricolare, riservandomi di
inviare, dopo un Suo eventuale riscontro, due foto e un fascicolo con
la
riproduzione delle lettere (sette lettere e due cartoline militari
scritte
durante i due mesi di permanenza a Macerata e San Severino Marche e
nove
lettere scritte durante la permanenza al fronte alcune delle quali
contraddistinte con la sigla P.M. 412).
Distinti
saluti.
Rosato Pantaleo
|
12 aprile 2013
Ogni
tanto arrivano belle notizie, tipo questa che ci comunica
dell'esistenza di un altro reduce ancora in vita di cui avevamo perso
le tracce. Il simpatico nonnino di questa foto si chiama Gaetano Renda
di Lamezia Terme e può darsi che sia l'ultimo reduce
Calabrese
tuttora vivente.
Ringaziamo pertanto il signor. Nicola Coppoletta che oltre a fornirci
questa bella notizia organizzerà per fine settembre
l'esposizione della mostra " La scelta della Divisione Acqui a
Cefalonia e Corfù nel settembre 1943" nella città
di
Catanzaro e probabilmente al MUSMI (museo storico
militare
della citta). Gaetano Renda, nato il 20 ottobre 1923 era mitragliere
nel 17° Reggimento Fanteria e il suo foglio
matricolare racconta il suo tragitto militare.
|
20 marzo 2013
Gent.ma
Sig.ra
Graziellla.
per prima
cosa
volevo
ringraziarLa a nome del mio papà GABRIELI GUIDO, classe
1923,
del Vs. periodico che puntualmente riceve e che, dopo l'improvvisa
morte della mia mamma avvenuta lo scorso anno, gli fà
riaccendere i suoi bei occhi per i ricordi terribili da un lato di una
guerra devastante ma dall'altro lato di solidarietà, aiuto
morale, a volte vitale ricevuto dai compagni: bucce di patate in una
giornata che volevano dire sopravvivenza.
Il suo sogno
è sempre
stato quello di tornare con la mia mamma ed io e mia sorella nella sua
amata Cefalonia che mai ha dimenticato e che puntualmente ad ogni
ricorrenza familiare ci racconta, ora è anche bisnonno di
una
splendida bimba di nome Chiara, di quasi 4 anni che rimane incantata a
sentire dei suoi racconti.
Come Le
dicevo non
ci è
stato mai possibile venire a Cefalonia, perchè in questo ns.
Stato per chi ha combattuto in tutti i modi, nei limiti in cui poteva e
sia qui che all'estero, non è stato mai riconosciuto nulla,
io
non parlo di medaglie o soldi ma un viaggio orgaanizzato per chi aveva
il desiderio di vedere quei posti bellissimi, seppur testimoni di
atroci crudeltà,
Scusi se Le
chiedo
se ci sia qualcosa o qualcuno a cui rivolgersi per poter regalare al
mio splendido papa' questo suo sogno.
La ringrazio
di
cuore,
Isabella
23 marzo 2013
Gentile Isabella,
non sapendo a quale sezione della nostra associazione lei appartiene e
sapendo con piacere che suo padre è ancora in vita, vorrei,
se
possibile avere maggiori informazioni su di lui: data e luogo di
nascita, reparto di appartenenza, indirizzo e numero di telefono.
Queste informazioni mi serviranno per annoverare anche il suo
papà nell’elenco dei reduci ancora viventi
pubblicato nel
nostro sito.
http://www.associazioneacqui.it/pagine/reduci viventi.pdf
naturalmente non pubblicheremo il recapito stradale e telefonico.
Sarebbe inoltre interessante avere se possibile materiale che lo
riguarda di quei tempi tragici per far sì di aprire un
fascicolo
ad personam su di lui.
Orazio Pavignani
26 marzo 2013
Gent.mo Sig. Orazio, Le comunico che con le sue mail ha reso felice e
commosso il mio papa' che non ha dormito una notte intera per cercare
foto con altri commilitoni in partenza per Cefalonia, con i relativi
nomi e cognomi, foglio di congedo e tante cose che si ricorda
perfettamente nonostante l'età ed è molto ansioso
di
poterle raccontare a qualcuno, perchè quel dramma non deve
essere dimenticato MAI.
Con la speranza di risentirci presto, La saluto cordialmente
Isabella Gabrieli
|
28 marzo 2013
Salve,
mi chiamo Vittorio Magnani e vorrei avere informazioni su mio zio il
soldato
Magnani Eugenio partito
dall’Italia nell’
11°reggimento di marcia in Caserta
(centro mobilitazione 10°reggimento artiglieria D.F
in Caserta)
il 19-03-1943 e
arrivato nell’isola di Corfù. Catturato e fatto
prigioniero dai tedeschi il
23-09-1943.
Eugenio
è nato a Sestola provincia di Modena il 19-07-1923 e morto
il 28-02-1945 in
Russia. Il numero di
matricola è 26615.
Vorrei
sapere con più precisione dove è stato portato
dai tedeschi ed eventuali altre
informazioni.
Grazie
in anticipo Vittorio Magnani.
28 marzo 2013
Caro Signor
Vittorio,
anche
il nome
di suo zio è uno di quelli che non sono presenti nel nostro
elenco dei caduti, pubblicato nel nostro
sito internet. E’
però presente nell’elenco del ministero della
difesa
(forse lo ha già trovato)
http://www.difesa.it/Ministro/Commissariato_Generale_per_le_Onoranze_ai_Caduti_in_Guerra/Pagine/
Ricerca_sepolture.aspx
che lo dà per sepolto a Tambov in Russia.
Purtroppo non ci
è dato sapere altro,
chi forse può dare maggiori
risposte
è l’archivio Storico di Friburgo, in Germania.
Probabilmente era
stato assegnato al 33° reggimento artiglieria
di
stanza a Corfù con qualche batteria, e in una di queste
può
avere partecipato alla battaglia contro i tedeschi
inizialmente vittoriosa ma poi terminata con la nostra
resa avvenuta il
25 settembre 1943.
Possiamo
provare a
richiedere il
suo foglio matricolare all’Archivio di stato di Modena con la
speranza
(ma non credo) che su quel documento possa esserci qualche
altra informazione. Purtroppo i fogli matricola
di chi non
rientrò sono sempre privi di informazioni del loro
trascorso bellico, in quanto non tornarono
per dichiarare quanto
avevano fatto e subito.
Con
Cordialità
Il redattore
Orazio
Pavignani
29 marzo 2013
Grazie per la risposta tempestiva, vorrei inoltre sapere come potrei
consultare l'archivio storico
di Friburgo, se è possibile
per
esempio farlo on-line? grazie
Vittorio Magnani
|
29 marzo 2013
Inserendo
su una mia pagina facebook la foto di mio padre (del 1942), reduce di
Cefalonia , scampato miracolosamente sia alla effettuata
fucilazione sia al successivo vigliacco naufragio nel porto, ho
visitato il sito dedicato alla memoria di quegli eroi , e, non trovando
il nome di mio padre le allego: - le prime due pagine del foglio matricolare con
l'indicazione di assegnazione al 3° gruppo c.a. da 78/27 ck;-
copia di lettera associazione alta Italia spedita a mio padre
nel
1947.
Il tutto con preghiera di aggionamento degli archivi per imperitura
memoria del sangue versato da quella generazione. In
attesa
di leggerLa al fine di aggionare gli archivi la saluto cordialmente.
Egidio Perrelli
03 aprile 2013
Egregio sig. Perrelli,
non ho capito bene a quale sito si riferisce se a quello
dell’istituto storico o se a quello della Associazione Acqui.
In tutti i casi non abbiamo per il momento elenchi di reduci deceduti
in patria, anche se mi ha dato l’idea e ora
proverò a
ricostruire tale elenco e pubblicarlo. I documenti che ci ha fornito
sono già in un fascicolo destinato al nostro istituto
storico e
se gentilmente mi dice come arrivare alla sua pagina fb scaricherei
volentieri anche la fotografia. La mia pagina fb la trova digitando il
mio nome e troverà inoltre altre pagine dedicate alla
Divisione
Acqui. Sono lo “storico”
dell’associazione e il
redattore del nostro notiziario e del sito internet e mi ha girato
questa sua la nostra presidente al quale lei si era rivolto.
Cordiali saluti
Il redattore
Orazio Pavignani
03 aprile 2013
Gent.mo Sig.
Orazio Pavignani,
Gli elenchi a cui mi riferisco sono quelli dell'
"Associazione nazionale divisione "Acqui" e forse ho frainteso qualcosa
, il mio intendimento era solo quello di far risultare " pubblicamente"
l'apparteneza di mio padre a quel gruppo di giovani eroi. Mio padre a
riprova delle sua alte qualità morali ha vissuto nella
massima
umiltà ed onestà , non sbandierando o
strumentalizzando
alcunchè ,( fu anche ferito nell'isola e anche promosso sul
campo. Nel lontano 1960 lasciò moglie e figli per emigrare
in
Australia, (cosi chè con le rimesse sue e di tanti
altri
italiani contribuì in quegli anni al disavanzo della
"bilancia
dei pagamenti".Solo dopo il suo ritorno ebbi modo di sapere qualcosa
dei suoi trascorsi militari. Cercai, molto tempo fa, qualche legame
con associazioni di reduci della acqui , ma a parte
quel
sito privato sulla "Acqui"
non riusci a trovare altro come la sciolta
"Associazione
Alta Italia", (di cui ho inviato copia della lettera di comunicazione
di chiusura).
Comunque le chiedo, se come Lei afferma i dati di
papà sono presenti in un fascicolo ,
come mai non si
è tentato di contattarlo ? Avrebbe vissuto altri
momenti
indimenticabili.
La saluto Cordialmente
Egidio Perrelli
04 aprile 2013
Egregio sig. Egidio,
la ringrazio per la sua risposta e per l’altro materiale che
mi ha inviato.
Quando le dicevo che il materiale che ci ha fatto avere, era
già
in un fascicolo destinato al nostro istituto storico, intendevo proprio
quello che lei ci ha fatto avere. La nostra conoscenza dei
reduci
della Acqui deriva, soprattutto dai nostri elenchi o per meglio dire
dagli elenchi delle sezioni. Purtroppo col passare del tempo
ed
il naturale assottigliarsi delle file dei nostri iscritti molte sezioni
hanno chiuso e non siamo in grado di recuperare il materiale. Non sono
mai esistiti elenchi ufficiali degli appartenenti alla divisione acqui
in qual tragico ’43, tanto più che ogni tanto la
potenza
del web ci mette al corrente di reduci a noi sconosciuti in quanto non
iscritti all’associazione oppure non più iscritti
da molto
tempo. Poi dipende molto dal lavoro svolto dai titolari delle sezioni
contattare e tenere informati i propri iscritti.
Ci sarebbe piaciuto tantissimo aver avuto elenchi ufficiali degli
appartenenti alla divisione nel settembre 43, ma come lei
saprà,
prima della resa i documenti andarono tutti distrutti. Ora
però
lei mi ha dato l’idea di pubblicare un elenco dei reduci
morti in
patria provincia per provincia e ho già scritto a tutti i
presidenti di sezione di farmi avere gli elenchi, sempre ammesso li
abbiano ancora, più vecchi possibili dei loro associati al
fine
di formulare una pagina ricordo degli stessi nel nostro sito internet.
Ci vorrà un po’ di tempo ma spero di riuscirci.
Cordiali Saluti
Il redattore
Orazio Pavignani
|
06 febbraio 2013
Salve
mi sono
imbattutto sul vostro sito lo trovo veramente interessante.
Mi chiamo Angelo
Trinchera, mio padre Salvatore nato l' 01/12/1920, era imbarcato sul
Regio
Dragamine Patrizia R. 191 Matricola 3634, con la
qualifica di
Cannoniere , purtroppo e mancato da poco. Ho constatato fino alla fine
la lucidità dei suoi
racconti del dramma di Cefalonia. E ' stato insignito della Croce al
merito di
guerra . Fù deportato in Germania e successivamente in
Russia. Vorrei sapere se
possibile avere ulteriori notizie sui campi di concentramente dove fu
deportato
in quanto dal foglio matricolare non risulta.
Distinti Saluti
Angelo Trinchera
06
febbraio 2013
Gentile
signor Angelo,
purtroppo
non ci è possibile darle risposte precise. Degli altri
reduci che ebbero la
fortuna di tornare a casa sappiamo che furono internati in determinati
lager
solo perché furono loro a raccontarlo o dichiararlo ai
distretti militari di
appartenenza che aggiornavano i fogli matricolari. Capita
spesso di trovare fogli matricolari privi di informazioni se non quelle
basilari.
In
quanto ai campi di concentramento, erano talmente tanti e sparsi in
tutta
l’Europa orientale, il che rende ancora più
difficile trovarle la risposta. L’unica
speranza sarebbe quella di trovare qualcuno che abbia vissuto con lui
le sue
stesse esperienze, ma la cosa penso che sia molto difficile. In
tutti i casi le sarei grato se volesse mandarmi del materiale
fotografico e
documentale su suo padre in modo da poter aprire un fascicolo personale
su di
lui da inserire nel nostro istituto storico situato presso
l’università di
Arezzo.
Cordiali
saluti.
Orazio Pavignani
10 marzo 2013
Gentile
Sig. Orazio le rispondo dopo un po ma ho preso la
decisione di inviare qualche foto di mio padre, copia del foglio matricolare
e
delle decorazioni ricevute. Spero di farle cosa gradita nella speranza
che
possa magari qualcuno ancora vivente riconoscere mio padre.
Saluti Angelo Trinchera
|
Carissimi amici,
vi
ricorderete di come casualmente appresi dell'esistenza del Reduce
Daniele Flore , Sergente della 31^ Artieri e vi segnalai la video
intervista presso una TV Sarda?
Ebbene, dopo aver contattato la casa di riposo dove adesso risiede il
caro Daniele, mi adoperai immediatamente ad inviargli la tesserina
della nostra Associazione (gratuitamente ovviamente) e la copia
dell'ultimo notiziario corredato con l'elenco dei Caduti della 31^
artieri.
Da quel giorno lo tengo aggiornato con i notiziari.
Bene,
oggi mi sono recato come sempre faccio il martedi ed il giovedi, dalla
cara Giorgina a far 2 parole e a ritirare l'eventuale posta che
riceviamo.
Con grande soddisfazione abbiamo ricevuto questa bella lettera di un
nipote del sig. Daniele Flore che vi inoltro molto volentieri,
suggerendo, se per voi è il caso, di inserirla o nel
prossimo
notiziario come "notizie dalla Sardegna" oppure di metterla a
disposizione nel nostro sito Nazionale.....a voi la somma
decisione...ma direi che merita un po di soddisfazione.
un
caro e sincero abbraccio (Valerio Mariotti)
Mio
zio Daniele Flore in questi giorni ha ricevuto la tua lettera ed
è rimasto particolarmente colpito dal fatto che grazie alla
vostra attività si possa tramandare quanto avvenne in quella
parte dello Ionio nell'autunno dei 1943.
Mi sono permesso di darti del tu anche se non ci conosciamo
poiché quasi per analogia con la tua storia, anche io sono
un
Sergente Maggiore, appartengo all'Aeronautica Militare e mi chiamo
Stefano Carta, sono molto legato a mio zio Daniele e sentire dalla sua
voce il racconto di quei giorni, dalla voce di un sopravvissuto di
Cefalonia, mi riempie di orgoglio e sentirsi descrivere con una
precisione quasi maniacale un episodio piuttosto che un altro accaduto
durante lo svolgimento della Seconda guerra Mondiale da chi quella
guerra l'ha vissuta e ne porta ancora le cicatrici nell'anima mi
affascina.
In questi giorni ho ricevuto da Zio Daniele l'incarico di rispondere
alla lettera del 9 Gennaio, pur-troppo tutte le fotografie
scattate durante l'occupazione Greca sono state sequestrate dai
Tedeschi, l'unica cosa che si è portato dietro dalla guerra
è la gavetta, gavetta che per il timore gli venisse rubata
è stata per quasi tre anni il suo cuscino inoltre per quanto
riguarda l'elenco dei caduti della 31i! Compagnia si ricorda solo del
Tenente Fraticelli poiché per il suo incarico era distaccato
con
il suo plotone a Corfù e Santa Maura, egli tiene
particolarmente
a raccontarvi quanto avvenuto dopo l'armistizio e durante il periodo
della prigionia pertanto quanto riporterò di seguito
è
tratto dal nostro ultimo incontro.
Mi chiamo
Daniele
Flore, il mio
grado in servizio era quello di Sergente della 31g Compagnia de! Genio
Artieri, (posta militare n. 2), dal 13 Maggio del 1941 0130 Dicembre
del 1942 fui assegnato a Corfù poi a Santa Maura, lo vita
sulle
isole scorreva tranquilla, i Greci ci rispettavano e volevano bene,
parecchi di noi avevano la fidanzata, la mia si chiamava Giorgina
Lechissa, abitava a Corfù ed io in parecchie occasioni
aiutai
"mio suocero" nel lavoro dei campi, coltivare l'orto e seminare, la
famiglia di Giorgina era benestante e dato il particolare rapporto che
ci legava, mi regalarono 25.000 dracme greche,che ricevetti per il
tramite del S. Ten Venturoni (anch'esso della 31 g e fidanzato con
Irene sorella di Giorgina).
Ho provato a
scriverle al ritorno dalla prigionia ma non ho più avuto sue
notizie.
Nei giorni
precedenti al
conflitto aspettavo il rimpatrio poiché avendo
più di 30
mesi di oltremare avevo il diritto al rientro in Italia pertanto mi
spostarono da Santa Maura a Cefalonia, l'Otto Settembre giorno
dell'armistizio mi trovavo pertanto a Cefalonia, ho combattuto ma non
saprei con precisione in quale località poiché
non
conoscevo Cefalonia, in quei giorni ebbi l'occasione di uccidere tre
soldati Tedeschi, alzai il fucile e puntai ma un altro sergente che
stava con me mi toccò la spalla per desistere dal farlo (se
penso all'accaduto ancora mi rammarico per non aver tirato il
grilletto).
Venni
sequestrato
dai Tedeschi
presso la tristemente famosa casetta rossa alle ore 09,00 del 22
Settembre 1943, 3 o 4 giorni dopo (nei quali restai senza mangiare) mi
portarono alla caserma Mussolini. 1/16 Ottobre mi imbarcarono ma ci
fecero scendere dalla nave poiché furono avvistati dei
sottomarini inglesi, successivamente alle 24,00 mi diedero l'ordine di
risalire a bordo ma per mia fortuna rifiutai poiché la nave
venne affondata.
Successivamente
a
questo
episodio fui deportato da Cefalonia a Pireo Patrasso - Atene (dove
rimasi qualche giorno e Salonicco dove arrivai il 11 Novembre, ma la
mia avventura non finì a Salonicco, la destinazione finale
era
la Russia che raggiunsi attraversando la Macedonia, Bulgaria, Romania,
Polonia. Arrivai a Borisov il 2 Dicembre 1943 assegnato al campo n. 40
vi rimasi fino al 14 Dicembre poi venni deportato ad una compagnia
tedesca che aveva occupato una chiesa (mi sembra di ricordare nei
pressi di Borisov), il nostro compito presso il distaccamento era
quello di pulire i piazzali, gli appostamenti e l'artiglieria.
1l 23 Giugno
del
1944 i Russi
sferrarono il contrattacco contro l'invasore Tedesco pertanto
indietreg-giammo per sette giorni. All'alba del 29 Giugno con il mio
amico di prigionia tale Giovanni Palmas di Sindia (NU), fuggimmo dalla
guardania dei tedeschi e rimanemmo per due giorni nascosti in una
foresta di piante d'alto fusto (mi sembra fossero dei pini), non
sapevamo dove andare pertanto decidemmo di seguire il sole, nei giorni
di fuga rimanemmo senza mangiare (avevamo a disposizione una pagnotta
ma decidemmo di conservarla per giorni peggiori), il 1 Luglio
avvistammo degli automezzi, pensavamo fossero dei Tedeschi ma
osservando con attenzione ci accorgemmo che appartenevano all'esercito
Russo, uscimmo allo scoperto e sventolai un pezzo di tela (che fungeva
da fazzolettino) in origine bianco ma in realtà ormai era
sudicio, i Russi ci riconobbero e dissero urlando "ITALlANSKI", ci
regalarono una scatola di sardine e dissero che a Belenice vi era un
cospicuo numero di italiani, mangiammo le sardine accompagnandole con
lo nostra pagnotta e ci dirigemmo verso Belenice. Prendemmo il Treno
Russo (il quale si differenziava da quello occidentale
poiché lo
distanza tra le due rotaie è maggiore), ci portarono a Mosca
dove arrivammo il 13 Luglio, in quella località fecero
sfilare
tutti i prigionieri (io sentii dire che eravamo circa 52.000).
1l 17 Luglio
ripartimmo da
Mosca alla volta di Armavir, qui il mio compito era quello di
trasportare legna per la cucina e raccogliere patate, dopo Armavir mi
portarono in Ucraina dove mi misero a trebbiare il grano, in tutto
avrò girato almeno venti campi di concentramento dell'Unione
Sovietica.
Per mia
fortuna
l'unica volta
che mi ammalai fu dal 29 0131 Dicembre del 1944 mi venne lo febbre ma
altri miei compagni di prigionia non ebbero lo mia stessa sorte,
infatti ogni giorno nei campi di prigionia morivano a decine di
persone, nei giorni seguenti e con precisione il 3 Gennaio del 1945 fui
mandato a seppellire i morti, venivano scavate delle grosse buche dagli
escavatori e all'interno si deponevano 52 cadaveri privati da qualsiasi
tipo di abbigliamento (praticamente nudi).
Nel mese di
Marzo
del 1945 mi
deportarono a Leningrado (S.Pietroburgo), il 28 Aprile la destinazione
era "Caraganda" in Siberia per lavorare in miniera, ma per nostra
fortuna gli Italiani non erano bravi in miniera pertanto ci
trasferirono sul Caspio a Baku in Azerbaigian, assegnato al campo 8,
qui rimasi fino al mio rimpatrio.
l'Ordine per
il
rimpatrio
arrivò il 24 Dicembre de! 1945, In! trasferirono ad un altro
campo e qui mi crollò il mondo addosso poiché il
Comandante del campo non ricevette nessun ordine e ci sottopose a
visita medica per farci lavorare, in questo campo il nostro compito era
lo raccolta delle pietre per così poter avere diritto al"
KAS "
ovvero il supplemento al vitto.
Per nostra
fortuna
il 26
Dicembre finalmente partimmo dalla Russia con arrivo al mio paese
Sorradile (OR) in data 06 Aprile 1946 (trascorsi 927 giorni dal 22
Settembre del 1943), attraversai lo Polonia, Moldovic, Romania,
Cecoslovacchia, Ungheria fino al Danubio a Budapest, sulla riva di Buda
i Russi ci consegnarono agli americani i quali presidiavano Pest, il 3
Febbraio del 1946, i nostri alleati non ci accolsero a braccia aperte
ma ricordo ancora le scariche delle mitragliette sparare in alto
all'impazzata per intimorirei. Dopo qualche ora arrivò lo
Croce
Rossa che mi permise di avvisare per mezza di telegramma i miei
familiari sul fatto che ero vivo e rientravo in patria, infatti dal
momento del mio sequestro per mano Tedesca e il successivo periodo di
prigionia con i Russi essi non ricevettero alcuna notizia e risultavo
disperso, noi prigionieri ci lamentavamo con i Russi chiedendogli di
permetterci di scrivere a casa, loro rispondevano che non avevano
carta, ma lo verità e che i nazisti invasero lo Russia senza
dichiarazione di guerra, pertanto non esistevano gli accordi
internazionali tra gli stati e la Croce Rossa non poteva intervenire.
Questa parte
della
mia
giovinezza è quanto ho donato alla patria, non ho ricevuto
nessun riconoscimento o onoreficenze, alcuni mesi fa i carabinieri del
mio paese mi hanno notificato che avrei dovuto ricevere una medaglia al
merito, ma ancora non ho visto niente.
Spero che il racconto di Zio Daniele in qualche maniera possa servirvi,
mentre nel caso in cui ab-bia bisogno di informazioni urgenti su alcuni
accadimenti di Cefalonia od altro, potrai contattarmi anche tramite
mail all'indirizzo stecarta@yahoo.it, mentre per eventuale
corrispondenza potrai scrivere a Stefano CARTA Via San Michele n.
2509080, Sorradile (OR).
Con profonda stima e ammirazione per il lavoro svolto dall'associazione. |
25 febbraio 2013
Salve,
mi chiamo Costa Maurizio e sono interessato ad acquisire notizie su mio
zio dato per disperso nelle acque greche.
Mia
madre con i suoi fratelli hanno visto in TV su RAI 1 il ritrovamento di
oggetti appartenenti ai soldati nelle acque greche che probabilmente
appartenevano ai soldati che si trovavano sulla nave affondata
“ORIA” e da quel momento non fa altro che ripensare
a suo
fratello dato per disperso. Magari , durante le Vostre ricerche sono
emersi altri elementi che una sterile comunicazione , detta da mia
madre, data dal Ministero Difesa di quell'epoca. So che è
difficile ma un tentativo lo faccio lo stesso visto anche
l'età
dei miei genitori.
Mio
zio apparteneva al 317° reggimento Acqui ho preso
dalla
vostra lista questa informazione. “606 Sold.
MONTAGNA
Nicola 1.1.922 Cutrofiano 8.9.43 (2)GR”.
risposta
16 marzo 2013
Signor Maurizio buonasera,
intanto mi scuso per il ritardo nel rispondere ma, aldilà
del
lavoro, ho cercato nei miei archivi qualcosa che mi ricollegasse al
soldato Montagna Nicola. Purtroppo, come succede spesso, non ho trovato
nulla. E’ molto difficile trovare informazioni di soldati,
soprattutto se dispersi. Anche la menzione che ha trovato su
Onor
Caduti è molto vaga sulla sua scomparsa. La data 8.9.43,
momento
in cui nulla stava succedendo a Cefalonia, ci dimostra come nessuno
abbia potuto dire quando lui sia scomparso; infatti queste date vennero
messe come dato vago e generico e la dicitura Grecia ha lo stesso
concetto della data. Nessuno ha potuto dire dove sia scomparso.
E’ comunque indubbio che fosse nell’isola di
Cefalonia, e a
seconda del battaglione di cui faceva parte può avere
vissuto
esperienze diverse:
se fosse stato nel 1°, sarebbe stato di presidio
sulla parte
nord orientale dell’isola per essere richiamato dopo il
15
settembre nella zona del ponte Kimonico nel tentativo di riprendere ai
tedeschi il nodo tattico di Kardakata. Il 1° battaglione
sostenne
una cruenta battaglia in quel luogo ma l’aviazione tedesca
fece
un sacco di vittime e la battaglia fu persa; Se fosse stato nel
2°
battaglione sarebbe stato di riserva a Minies, nella zona
dell’aeroporto, e dopo il 15 settembre diversi reparti di
quel
reggimento furono mandati nella zona di Pharsa dove sostennero alcuni
scontri insieme a reparti del 17° riconquistando Pharsa per poi
riperderla e chi non morì venne catturato e in moltissimi
casi
massacrato.
Il 3° battaglione era invece di presidio nel villaggio di
Kardakata
e fu quello maggiormente coinvolto nelle battaglie nella parte nord
occidentale dell’isola seguendo, purtroppo, la sorte degli
altri.
Poi c’era la Compagnia Comando reggimentale che si trovava al
centro dell’isola a Valsamata. Fu il reparto che
combatté
di meno tranne in qualche occasione. Presso il monastero di san
Gerasimos. Alcuni reparti quando seppero dell’eccidio
praticato
dai tedeschi sui soldati italiani, si rifugiarono sul monte Enos alla
Villa Inglese, per poi consegnarsi ai tedeschi successivamente a eccidi
conclusi.
E’ chiaro che queste sono informazioni molto generalizzate e
quindi, anche se apparteneva al 317°, poteva essere in svariate
situazioni anche in funzione dlla mansione che svolgeva.
Mi spiace non poterle dare maggiori informazioni e purtroppo questo
vale anche per tanti altri casi come il suo, persone che dei loro
parenti hanno solamente un nome e delle date su un elenco.
Comunque se avesse qualche fotografia dello zio di quei tempi e qualche
documento, lettera, o quant’altro, saremmo lieti di aprire un
fascicolo da depositare nel nostro archivio storico presso
l’università di Arezzo.
Cordiali saluti.
Il redattore
Orazio Pavignani
|
21 febbraio 2013
Egregio Signor Pavignani,
Sono un
settantenne
pensionato, per oltre quarant'anni attivo socio
dell'A.N.A., interessato della storia patria e, in
particolare, di
personaggi del mio territorio. Mi permetto contattarLa su
suggerimento del
Signor Mariotti, al quale mi ero rivolto, tempo fa, per avere notizie
del mio
concittadino don Biagio Pellizzari. La curiosità di
conoscere la storia di
questo prete, che malapena ricordo e di
cui neanche il
compaesano nipote ha saputo darmi notizie
apprezzabili , mi è venuta
dopo la lettura del libro del cappellano militare Luigi Ghilardini dal
titolo
SULL'ARMA SI CADE MA NON SI CEDE, sottotitolo I MARTIRI DI CEFALONIA E
DI
CORFU', dove è citato appunto don Biagio, all'epoca della
tragedia dell'Acqui,
cappellano militare presente in quello
scagurato contesto. Ho già
qualche notizia anagrafica che conto di completare prossimamente,
insieme ai
movimenti di don Biagio come prete
diocesano, attivandomi
presso la curia di Vicenza. Sono invece incapace,
nè intravvedo
possibilità, di reperire informazioni sulle
vicenda militare di questo
sacerdote. Ecco, quindi, la mia preghiera di un Suo interessamento a
tal scopo.
Don Biagio
è nato a Chiampo da Sante e da Langaro Maria il 3 gennaio
1906. A
circa 5 anni si è trasferito con la famiglia in quel di
Orgiano rimanendovi
fino al 21.8.1939 quando è emigrato per Velo d'Astico.
Presumo essere questa la
sua residenza al momento di vestire la divisa. Sperando di non essere troppo
inopportuno e ringraziandoLa fin d'ora della
attenzione che mi vorrà riservare, La prego
accogliere il mio deferente
saluto.
Egregissimo
signor Angelo,
anche
noi abbiamo pochissime notizie di Don Biagio Pellizzari.
Era comunque il cappellano militare del 317° reggimento
fanteria. il primo
battaglione era stanziato nella parte orientale dell’isola di
Cefalonia: il
suo presidio andava da Poros fino a Sant’Eufemia, il secondo
era di riserva
nella zona di Minies (areoporto Cefalonia) ed il terzo era di presidio
nel
villaggio di Kardakata. La compagnia Comando reggimentale era invece
collocata
all’interno dell’isola nel villaggio di Valsamata.
Essendo, Don Biagio,
cappellano militare di questo reggimento probabilmente si spostava
continuamente per poter portare conforto religioso ai suoi soldati
seguendoli
magari anche negli scontri che hanno coinvolto questo reggimento come
avrà
letto nel libro di Ghilardini.Questo è tutto quello che
posso dedurre su Don Biagio Pellizzari
che era anche il cappellano di mio padre che faceva parte del
1° Battaglione.
Le
allego una fotografia nella quale presumo ci sia lui tra il
tenente Nusca (alla sua destra) e Renato Pesaresi (alla sua sinistra).
Ho dedotto che il Cappellano nella foto sia Don Biagio, in
quanto è stata scattata nel 1942 nel villaggio di Sami, dove
appunto c’era il
317°.
Purtroppo non ho la certezza che sia lui e spero vivamente che,
anche se lo ricorda a malapena, me ne possa dare conferma. In caso
contrario la pregherei di descrivermi i pochi ricordi
che ha di lui in merito al suo aspetto ed al limite fare richiesta del
suo foglio
matricolare all’archivio di stato della provincia a cui
apparteneva il suo
distretto militare (mi sembra sia Brescia ma anche di questo non ne
sono
sicuro).
Cordiali saluti
Il redattore
Orazio Pavignani
08 marzo 2013
Egregio
Signore,
innanzitutto,
Le
presento le mie scuse per il ritardo col quale riscontro il
Suo apprezzato coinvolgimento nella mia ricerca, di cui Le
sono chiaramente grato. Ma in questi
giorni ho avuto dei
problemini di salute ed inoltre ho dovuto dedicarmi alla stesura di un
programma in scadenza. Il ragguaglio e, specialmente, il
foglio
matricolare che mi ha partecipato, mi sono stati indubbiamente utili.
L'altro
ieri ho attinto informazioni (per la verità poche e
anagraficamente
inesatte) di carattere religioso presso l'archivio vescovile di Vicenza
e oggi
ho appuntamento con il nipote di don Biagio, dal quale spero conoscere
altri
interessanti risvolti della vita del "Nostro", insieme alle promesse
di una foto, che sarà mia cura trasmetterLe. Ho
fatto vedere l'immagine
che mi ha mandato a persone più anziane di me, ma non
hanno saputo
collegarla a don Biagio. Comunque, se riuscirò
a mettere insieme
decentemente le vicende di questo Sacerdote, sarà
mio dovere renderLa
partecipe.
RinnovandoLe
la mia
gratitudine, prego accogliere cordiali saluti.
Angelo
Gottardi da
Orgiano
12 marzo 2013
Per
il
momento sono riuscito a farmi dare l'allegata foto di don Biagio
Pellizzari,
Cappellano del 317° a
Cefalonia. Spero di reperine delle altre in età
più matura. Se riesco a mettere
insieme un curriculum appena decente, sarà mia cura inviarlo.
Cordialmente.
Angelo
Gottardi da Orgiano
26 marzo 2013
La ringrazio
moltissimo, questo
è già un documento
preziosissimo e che dimostra come la ricerca non abbia mai fine.
Facendo il confronto con l'altra immagine mi sembra evidente che non
sia la stessa persona e non sia il Don Biagio Pellizzari che avevo
presunto, come fra l'altro testimonia anche il suo foglio matricolare
che lo fa giungere a Cefalonia all'inizio del 1943. A questo
punto chi sarà il Cappellano militare tra il tenente Fusca e
al
S. Tenente Pesaresi fotografati sulla baia di Sami?
A giudicare dalla tunica che indossa, con le spalline, direi
che
anch'egli è un Cappellano militare che probabilmente era di
servizio con la Divisione Acqui fino ad essere sostituito da Don Biagio
Pellizzari. Le foto dei 7 Cappellani militari le abbiamo tutte per cui
a questo punto chiedo aiuto ai lettori per avere una risposta.
Orazio Pavignani
|
29 gennaio 2013
Gent.mi dell'Associazione Nazionale Divisione Acqui,
sono la nipote quarantenne di uno dei tanti ragazzi, Sold. Contini
Antonio, nato il 3 gennaio 1923 a Cassinetta di Lugagnano
(Mi),
che hanno perso la vita sull'isola di Cefalonia. Sto cercando
informazioni sullo zio e mi sono recata presso il Sacrario dei Caduti
d'Oltremare di Bari dove ho reperito che mio zio è stato
disperso in data 13 ottobre 1943.
Sono di recente entrata in contatto con il Vostro sito e debbo
ringraziarVi poiché, grazie a Voi, ho trovato il nome dello
zio
fra i dispersi appartenenti a reparti ed enti vari dislocati a
Cefalonia.
Informandomi sulla data della dispersione, 13 ottobre 1943, mi sorge un
dubbio che giro a Voi: è possibile che dopo gli eventi della
"casetta rossa" mio zio sia stato nei gruppi dei prigionieri che i
tedeschi all'inizio di ottobre realizzarono per portare i ragazzi nei
campi di internamento di mezza Europa? Ed eventualmente fosse poi fra
coloro che persero la vita perchè si trovarono sulle navi?
Che Voi sappiate fra coloro che sono ancora viventi sarebbe possibile
mettersi in contatto per avere eventualmente uno scambio di idee?
Mi piacerebbe dare una risposta a questa triste vicenda e anche una
consolazione a mia madre ottantenne, sorella della zio.
Mi scuso per il disturbo e Vi ringrazio in anticipo per l'attenzione
che vorrete dedicarmi
Cordialmente,
Maria Grazia Taverna
29 gennaio 2013
Spett Maria Grazia,
le sue deduzioni possono essere giuste quando pensa alla dispersione in
mare: le date, seppur presunte, potrebbero far pensare al naufragio del
2° o 3° imbarco di prigionieri destinati a
campi di
concentramento europei e affondato al largo di Patrasso. In
quell’imbarco non c’erano tantissimi prigionieri
–
forse 500 – e molti di loro perirono in mare.
E’
chiaro che le informazioni molto generiche possono dare adito a tante
interpretazioni, per cui è difficile dare una risposta
esatta.
Le consiglio di richiedere il suo foglio matricolare
all’archivio
di stato della provincia cui apparteneva il suo distretto militare e se
compilato, forse possiamo trarne altre informazioni con le quali
poterlo collocare anche se in modo generico nella vicenda della
Divisione Acqui. Sarebbe gradito se avesse e potesse inviarci una foto
dello zio di quel periodo per poter aprire un fascicolo su di lui da
mettere nel nostro istituto storico.
Si ci sono alcuni reduci con i quali si può mettere in
contatto,
e se sapessimo a che reparto apparteneva potrei indicarle quello
più giusto.
In attesa di altre informazioni la saluto cordialmente
Il redattore
Orazio Pavignani
29 gennaio 2013
Gent.mo sig. Pavignani,
La ringrazio per la sua cortese e tempestiva risposta.
Provvederò a chiedere il foglio matricolare e appena
sarò
in possesso di ulteriori informazioni Le farò sapere.
Nel frattempo La ringrazio anche a nome di mia mamma,
cordialmente
Maria Grazia Taverna
|
21 novembre 2012
Buongiorno, sto raccogliendo informazioni su mio
zio Dallapè
Bartolomeo Giovanni che faceva parte del 33 reggimento artiglieria
"acqui" 9 batteria di stanza a Corfù. Il foglio matricolare
riporta
che è stato catturato dai tedeschi e trasportato in
germania. Da un documento
del comune di trento del 1948 si dice che si sono avute notizie (forse
mia
nonna aveva ricevuto qualche lettera ) della sua detenzione presso il
Feldpost
31444 Lager 131, purtroppo non sono riuscito a trovare ancora notizie
di questo
campo. Successivamente ho avuto notizie dal ministero che mio zio
è morto nel
maggio del 45 in un campo russo nell'attuale Kazakistan "PAKTA ARAL"
. Forse
è stata la sorte di altri militari della brigata ma mi
piacerebbe sapere come mai da un lager tedesco è passato ad
uno russo invece di
essere liberato. Vi
allego due foto di mio zio a Corfù
Molte grazie
Lorenzo Dallapè
Signor
Lorenzo buonasera,
è
successo in molti casi che i nostri soldati passassero dai
campi di prigionia tedeschi a quelli russi. Soprattutto dopo
l’inizio della
ritirata tedesca
i
prigionieri italiani venivano abbandonati o riuscivano a
scappare. I russi che , come gli slavi avevano subito la nostra
offensiva, in
moltissimi casi ci presero prigionieri
salvo liberarci alla resa della Germania. Molti
soldati della Acqui sono finiti a lavorare nei campi di cotone
dell’Asia
Centrale e molti di loro rientrarono in patria anche nel tardo 1946.
Non
abbiamo purtroppo altre notizie di Dallapè Bartolomeo
Giovanni come purtroppo non ne abbiamo di tanti altri poveri soldati
caduti in
frangenti simili.
Se
però volesse farci pervenire anche il suo foglio
matricolare
saremmo lieti di aprire un fascicolo dedicato a lui da depositare nel
nostro
istituto storico.
Cordialmente
Il redattore
Orazio
Pavignani
|
10 novembre 2012
Per
non dimenticare.
Ho visto il vostro sito. Non
chiamateli eroi,
chiamateli poveri diavoli, figli di famiglie disgraziate, che si sono
trovati,
loro malgrado, in una situazione di inferiorità militare,
strategica, umana
dovuta ad errori e negligenze di una Italietta allo sbaraglio che,
allora come
oggi, non ha saputo e non sa darsi una dignità, un assetto,
una impalcatura
sociale tale da renderla degna del nome di Nazione, di Stato.
L’artigliere
Giovanni Svanosio fratello di mio padre si è trovato
là ventenne senza arte ne
parte, senza addestramento militare, con mille sogni nel cassetto, una
energia
vitale nel pensiero e nel corpo. Il 21 settembre insieme ad
altri
commilitoni si è arreso alle forze tedesche, ha consegnato
loro il fucile e le
armi in dotazione gettandole a terra in un mucchio sempre
più grande al centro
di uno spiazzo in un piccolo paese dell’Isola di Cefalonia.
In cambio un pezzo
di pane, una scatoletta di carne e una forchetta. Insieme ad altri 1500
- (?) -
3000 uomini (che differenza fa?) è stato amichevolmente
invitato a sedersi sui
sassi di una brulla collinetta antistante al piazzale e, mentre si
apprestava a
nutrirsi di quella insperata generosità tedesca in attesa
della comunicata
deportazione ai campi di prigionia germanici, è stato
falciato dalle raffiche
di una mitragliatrice che insieme ad altri pezzi già
predisposti sul fronte
opposto ma alla giusta distanza di tiro, ha barbaramente trucidato lui
e tutti
i suoi giovani e ignari compagni di disgrazia facendo loro terminare la
vita
dentro un grande ammasso di inermi corpi sanguinanti. Il sangue ha
impregnato
l’arida terra di quella collina defluendo da quelle pendici
in rigogliosi
rigagnoli. Torrenti di guerra. Forse seppellito in fosse comuni, forse
bruciato, forse buttato nel mare in pasto ai pesci o forse (mi piace
pensare
anche se improbabile) decorosamente sepolto da una mano ispirata dalla
pietà
umana. I fatti sono stati
riferiti alla famiglia
(padre, madre e fratello) da testimoni oculari che sono riusciti a
rientrare in
patria perché sottufficiali che il nove settembre hanno dato
la loro adesione
ai tedeschi anziché la resa o la resistenza. Al soldato
semplice non è stata
data nemmeno questa opportunità di scelta. La madre
straziata, prima di morire
di crepacuore, ha vagato per almeno un lustro di anni priva di memoria
con
lo sguardo perso in quel vuoto di amore che una
mitragliatrice tedesca
MG42 in Grecia le ha scavato attorno.
La
foto è di Giovanni Svanosio nato a Villa di
Tirano (SO) il 14 gennaio del 1923.
Villa di
Tirano (SO) lì 10 novembre 2012.
Antonio Svanioso
17 novembre 2012
Signor
Antonio buongiorno,
ho
letto con attenzione la sua lettera e sono sostanzialmente
d’accordo con lei.
Tuttavia,
come ritengo sia enfatizzato chiamarli eroi, penso sia
molto riduttivo chiamarli poveri diavoli. Sicuramente non sono partiti
per la
guerra su loro volere
ma
moltissimi di loro hanno fatto quello che c’era da fare in
difesa della loro dignità di uomini e di italiani. La
politica, i governi si sa
sono, moltissime volte, la rovina dei veri valori a cui queste persone,
loro
malgrado, hanno dato un significato importante che tutti noi dobbiamo
portarci
dentro e che stiamo ancora dimostrando attraverso la
sensibilità nei confronti
delle persone meno fortunate o colpite dalla furia degli eventi
naturali.
E’
sotto questo punto di vista che quei “poveri
diavoli”, uomini
tolti alle loro famiglie ed inviati impreparati sui vari fronti della
guerra,
si possono definire eroi perché oltre ad aver reagito alle
prepotenze hanno
rifiutato il collaborazionismo, rinunciando così a
condizioni migliorative in
confronto a quelle che hanno sopportato e per le quali sono morti
durante la
prigionia.
Signor
Antonio, io vorrei che ci fossero oggi quei “poveri
diavoli”.
Cordialmente
Il
redattore
Orazio
Pavignani
19 novembre 2012
Gentile
sig Orazio buona serata.
La
ringrazio per la sua risposta che mi trova
d’accordo.
La
mia era una sintesi dello stato d’animo che
ho sempre letto negli occhi di mio padre quando mi parlava di questa
storia.
Il
padre del giovane Giovanni desiderava che il
figlio diventasse un disertore per salvarsi dalla guerra che lui,
anziano e
disilluso non concepiva perché incomprensibile e molto
contradditoria.
Fate
comunque bene a tenere viva la memoria di
questi martiri. Nel mio piccolo lo rammento spesso alle mie figlie
perché non
dimentichino. In
fondo è anche questo un modo per renderli
immortali.
Ovviamente
“poveri diavoli” è detto con tutto
l’affetto e la riconoscenza che si deve loro.
Personalmente
resto dell’opinione che gli eventi
sono sfuggiti loro di mano e non hanno potuto gestire scelte
proprie
perché la confusione era tanta e le notizie erano poche e
contradditorie.
Con
stima e rinnovata gratificazione la saluto
cordialmente.-
Antonio
Svanosio
|
16 novembre 2012
Buongiorno
Di
recente mi sono procurato il Foglio Matricolare di mio
zio CARLO BIGOLIN, nato a Galliera Veneta (PD) il 21.02.1916. Dal documento risulta che
ha prestato servizio nel 317°
Reggimento Fanteria – 8° Compagnia, giunto in Grecia
il 5
giugno 1942, in zona di guerra il 18 novembre e dato per
disperso il 23.01.1943 in occasione di eventi bellici, quindi mesi
prima della
tragedia di Cefalonia dove si supponeva
avesse trovato morte. E’ possibile risalire
alla località dove la Compagnia era
dislocata e precisare “l’evento
bellico”
del 23 gennaio ’43 o piu’ immediato vicino a tale
data?
Ringrazio per
l’attenzione e porgo i miei piu’ cordiali
saluti.
Nevio Bigolin
Allego copia
dei
documenti per eventuali elementi che
possano essere di utilità.
17 novembre 2012
Risposta
Spett. sig.
Nevio,
da uno
sguardo ai
documenti sembrerebbe che lo zio sia
disperso in un periodo nel quale non ci risulta che il 317°
fosse coinvolto in
eventi bellici.
Da quanto ci
è dato sapere quel reggimento (in cui c'era
anche mio padre) nel gennaio 1943 era di presidio nell'isola di Zante e
si
trasferì solo più tardi a Cefalonia.
In quel
periodo in
tutta la
grecia non succedevano
battaglie o combattimenti, salvo sporadiche scaramucce con i partigiani
locali.
Ora può anche darsi che lo zio fosse coinvolto in qualche
missione o compito
particolare da non essere a Zachintos nel periodo in cui si sono perse
le sue tracce, perché, come dicevo, non ci risultano in quel
mese eventi bellici sull'isola.
La dizione sul foglio matricolare è poi assolutamente
generica e
bisognerebbe
sapere da che fonte è pervenuta: cosa che ritengo, ora, poco
probabile.
Purtroppo questo è uno di quei casi ai quali solo un
miracolo
potrebbe, oggi,
dare una risposta certa.
Cordialmente
Il redattore
Orazio
Pavignani
|
17 ottobre 2012
Illustre Associazione acqui,
le scrivo per avere informazioni circa mio nonno ormai scomparso. So
che ha combattuto a Cefalonia nella divisione acqui ma purtroppo
all'epoca ero ancora molto giovane e non ho saputo cogliere con la
dovuta attenzione i racconti che spesso descriveva circa la sua
prigionia. So di certo che gli fu anche attribuita una medaglia che ora
conserva un mio zio carabiniere.
Lascio qui di seguito i dati di mio nonno.
Eusepi Felice nato a Bassano Romano (Vt) il 21 luglio 1921.
Inoltre ricordo che spesso parlava di un capitano, chissà se
si potrebbe venire a conoscenza del nome di questo.
Anticipatamente ringrazio.
Eusepi Francesca
01 novembre 2012
Gentile Francesca,
scusandomi per il ritardo e dopo alcune ricerche devo, purtroppo,
comunicarle di non aver trovato nulla su nonno Felice.
Sono molto dispiaciuto di questo poichè capisco esattamente
quello che lei prova alla mancanza di informazioni sul suo caro.
Capita spesso di non trovare informazioni su ex soldati della divisione
Acqui, però un consiglio che le posso dare è
quello di
fare una ricerca presso l'Archivio di Stato di Viterbo che
probabilmente era il distretto militare di suo nonno.
Deve richhierdere il suo foglio Matricolare nel quale, se suo nonno ha
fatto le dichiarazioni del suo percorso di guerra, quando è
rientrato dalla prigionia. Quando avrà in mano questo
documento
allora, in base ai dati che esso riporta, riusciremo a dare una
collocazione logistica, al povero Felice, nell'ambito della vicenda
della divisione Acqui.
Spero che lei trovi tale documento per poterle dare maggiori risposte.
Il redattore
Orazio Pavignani
Gentile Signor Orazio Pavignani,
si, sono dispiaciuta ma comunque grata per il tempo e il lavoro speso
per aiutarmi in questa ricerca.
La ringrazio per il consiglio datomi e presto lo metterò in
atto recandomi all'Archivio di Stato.
In questo giorno di festa, colgo l'occasione per fare gli auguri a Lei
e a tutta l'associazione Acqui.
Spero di poterla contattare di nuovo in futuro per condividere con Lei
informazioni utili circa mio nonno.
Con stima e gratitudine,
Francesca Eusepi.
|
02 ottobre 2012
Egr. Dott. Pavignani,
sempre a proposito del mio pro-zio Ten. Mario Cartasegna, sul libro di
Alfio Caruso ho trovato questa citazione a proposito dei fucilati di
San Gerasimo: "...Che cosa avrà pensato il giovane tenente
Franco (in realtà "Mario") Cartasegna che si riteneva
miracolato
per esser scampato il 18 al massacro di ponte Kimonico?...".
Le risulta che Caruso si sia basato su qualche documento per dire che
"Cartasegna si sentiva miracolato"?
Pregandola di scusarmi per il disturbo le porgo i miei più
cordiali saluti.
Giuseppe Sitzia
07 ottobre 2012
Gentile sig. Giuseppe,
purtroppo le informazioni in merito al suo prozio non sono molte.
Di sicuro faceva parte del 317° reggimento fanteria ed ha
combattuto la battaglia del ponte Kimonico, e questa notizia ci fa
presumere che facesse parte del I° battaglione di presidio
sulla
costa orientale di Cefalonia fra Sami e S.Eufemia. Questo battaglione
attraverserà l'isola per cercare di prendere alle spalle i
Tedeschi sbarcati ad Aghia Kiriaki ma trovò il ponte
Kimonico
distrutto perchè fatto saltare preventivamente dagli stessi.
Il suo nome viene ricordato nei libri di Don Luigi Ghilardini
"Sull'Arma si cade non si cede" , su quello del fante (anche lui del
317°) Olinto Giovanni Perosa "Divisione Acqui figlia di
nessuno" e
su quello di padre Romualdo Formato "L'Eccidio di Cefalonia" (di cui
allego le pagine) oltre al libro che lei mi cita.
Alfio Caruso ha scritto un ottimo libro su questa storia basandosi su
tutte le testimonianze presenti in quel periodo fra le quali quelle che
le ho citato e diverse altre, ottenendone un sunto superbo arricchito
dalle sue deduzioni.
Come le dicevo, purtroppo, come per tanti altri soldati che morirono su
quell'isola non abbiamo potuto ricostruire molto se non in linea
generale, d'altronde i principali testi su cui si basò tutta
la
pubblicistica pubblicata sono quelli che le ho citato più
molte
dichiarazioni fatte sotto giuramento da molti soldati che ebbero la
fortuna di rientrare e che non è detto avessero conosciuto
il
suo parente e che può trovare nell'archivio storico a questo
link: http://www.isaremi.it/archivio.html.
Tuttavia in caso dovessi imbattermi in altre informazioni
sarà mia premura informarla.
Sempre a sua disposizione le porgo i più cordiali saluti.
08 ottobre 2012
Gent. Sig. Pavignani,
le sono molto grato delle notizie che mi ha inviato e le esprimo anche
la riconoscenza della nostra famiglia per l'encomiabile lavoro che
l'Associazione Acqui conduce per non dimenticare.
Cordiali saluti.
Giuseppe Sitzia
|
06 ottobre 2012
Buongiorno,
vi scrivo perchè vorrei reperire notizie che possano
ricostruire
le vicende accadute a FROSI GIUSEPPE (classe 1911 ) di
Pescarolo
(CR) soldato semplice disperso dopo la strage di cefalonia.
Si tratta del nonno materno di mia moglie e questa mattina dopo aver
partecipato alla commemorazione annuale della strage di cefalonia qui a
Cremona abbiamo fatto una scoperta che ci ha lasciato stupiti , la
madre di mia moglie ha recuperato pochi giorni fa da un piccolo
quadretto una fotografia del padre disperso e sul retro della
fotografia c'era la serigrafia tipica delle cartoline infatti era
indirizzata alla moglie ed alla figlia e riportava la seguente dicitura
"Corinto 23-08-1944".
La cosa mi ha stupito perche la strage si è consumata nel
settembre del 1943 quindi devo dedurre che a distanza di un anno lui
era ancora vivo e presumibilmente non prigioniero visto che aveva
potuto consegnare a mano la cartolina ad un commilitone che la portava
in italia consegnandola personalmente alla moglie.
Giuseppe è sempre stato dichiarato dispeso quindi non ci
sono
testimonianza sulla sua uccisione , per tutti questi anni noi abbiamo
sempre pensato che fosse stato ucciso a cefalonia nel settembre del
1943 ma ora questa cartolina ha riaperto ogni possibile ipotesi.
La prima domanda che ci poniamo è , cosa ci facevano degli
italiani a Corinto a distanza di un anno ? erano prigionieri dei
tedeschi? sono stati successivamente deportati oppure uccisi a distanza
di un anno dalla principale strage?
La madre di mia moglie non ha mai fatto ricerche in passato ma ora noi
vorremmo cercare di ricostruire anche se parzialmente i fatti accaduti.
Ringraziandovi anticipatamente per le notizie o suggerimenti che
potrete darci
vi salutiamo cordialmente.
famiglie Frosi e Lombardi
07 ottobre 2012
Gentili Signori,
è molto difficile dopo tanti anni ricostruire la storia di
persone che purtroppo, o perchè cadute o perchè
disperse,
non fecero mai più ritorno in Italia.
Ci possono essere delle spiegazioni razionali in merito a quanto avete
scoperto.
a) l'elenco dei caduti o dispersi a Cefalonia non è sempre
preciso nelle sue informazioni. Infatti quell'elenco fu elaborato sulla
base delle testimonianze di chi riuscì a rientrare in patria
a
su un'indagine fatta presso i comuni di residenza a presso le famiglie.
Succede molte volte che ci siano delle incongruetà.
Può
darsi che qualche suo commilitone lo abbia perso di vista durante i
giorni degli eventi di Cefalonia e che non avendolo più
trovato
lo abbia dato per disperso in quei frangenti.
b) Molti soldati riuscirono, con l'aiuto della popolazione greca, a
rifugiarsi nel continente in territorio greco per poi fare una vita da
sbandati nascondendosi continuamente per sfuggire ai
rastrellamenti tedeschi o in molti casi si unirono alle
unità
partigiane che operavano in tutta la Grecia. Pochi comunque furono i
casi nei quali i nostri soldati furono trattati alla pari con i
partigiani: primo furono spogliati delle loro armi e delle loro scarpe
poi gli furono affidate mansioni di servizio; quantomeno potevano
mangiare ed avere un punto di riferimento.
c) è successo che molti dei nostri soldati venivano accolti
dalle famiglie greche, le quali fornivano vitto e alloggio in cambio di
un aiuto nei lavori agricoli.
D) il fatto di averlo ritrovato a Corinto (così all'interno
nel
territorio Greco)non esclude che giuseppe fosse anche stato fatto
prigioniero dai tedeschi, i quali non erano sempre così
severi
lasciando una relativa libertà ai nostri soldati, e che alla
data dell'agosto 1944, avevano già iniziato il loro ritiro
dalla
grecia e dai balcani lasciando i loro prigionieri al loro destino come
successe anche sull'isola di Cefalonia mentre i fuggiaschi, nella
maggior parte dei casi gli sbandati, rimasero sulla costa orientale
incamminandosi verso l'Albania e la Yugoslavia nel tentativo di
raggiungere a piedi i confini italiani.
Non è quindi improbabile che lui abbia consegnato la
cartolina a
un suo commilitone da portare a casa e questa persona era forse l'unica
che poteva fornire le ultime sue notizie.
Sta di fatto che in tutti i casi che ho spiegato, le condizioni
assolutamente estreme in cui erano costretti a vivere, a meno che non
fossero ospiti di famiglie, causarono molti casi di malattie e morti di
inedia, cosa, quest'ultima, che non credo nel caso del vostro congiunto
che ebbe la forza di scrivere la cartolina ma poi non potè
rientrare in Italia.
Gli indizi comunque fanno pensare ad una sua prigionia fino a quando i
tedeschi non abbandonarono di loro iniziativa il territorio greco poi
magari lui consegnò la cartolina a un suo commilitone in
quanto
non poteva fisicamente recarsi agli imbarchi sulle navi inglesi che dal
porto di Patrasso fecero rientrare centinaia di prigionieri e sbandati
italiani.
Non ho potuto essere assolutaqmente preciso, ma a distanza di ormai
settant'anni credo che non si possa far di meglio e l'unica
possibilità penso possa risiedere nell ritrovamente di
qyualche
diario scritto da chi visse insieme a lui la sua stessa vicenda, ma
come si suol dire, bisognerebbe avere un grande colpo di fortuna.
Quello che ho descritto è il frutto di 15 anni di ricerca e
centinaia di letture, in merito alla Divisione Acqui e soprattutto
nella disperata ricerca di qualcosa che mi parlasse di mio padre che
fortunatamente tornò a casa ma che mai raccontò
la sua
odissea bellica e poi morì prima che fossi abbastanza maturo
per
affrontare, da adulto, questo argomento che lui si è sempre
portato dentro assumendosene tutto il carico senza
condividerlo
con nessuno, cosa che moltissimi reduci fecero.
sarei molto felice se potesse farmi avere copia della fotografia in
oggetto in modo da poter dare un volto ad un nome su un elenco ed
aprire un suo fascicolo da mettere nel nostro istituto storico ad
Arezzo e dare a lui una sorta di immortalità.
Sempre a vostra disposizione vi porgo i più cordiali saluti.
Orazio Pavignani
Buonasera ,
non so come ringraziarla per la sua ben argomentata e ricca risposta ,
ci ha già fornito numerosi indizi su cui iniziare ad
approfondire , nei prossimi giorni provvederemo a
scannerizzare
in formato PDF la fotografia con le scritte sul suo retro , e le
invieremo a questo indirizzo.
La ammiriamo per il lavoro che ha fatto fino ad oggi nel raccogliere
informazioni che possono essere utili a tante persone che cercano anche
solo frammenti di storia per ricostruire i tanti drammi personali che
ci sono dietro ad ogni vittima e ad ogni scampato a quei giorni.
Posso comprendere la sua angoscia nel cercare di capire le sofferenze
che ha passato suo padre , io mi ritengo fortunato perchè
mio
padre scomparso un anno fa , reduce di russia, quando ero piccolo mi
raccontava sempre le sue vicissitudini in guerra , il fronte , la
ritirata e di come fece a salvarsi , sono ricordi indelebili che non
potrei mai dimenticare.
Nei prossimi giorni ,grazie ad internet proseguirò la
ricerca seguendo gli spunti che mi ha dato lei.
Ci sentiamo nei prossimi giorni quando le invierò la
fotografia.
cordiali saluti
Cesare
Buonasera,
come le avevo promesso ecco le foto , in questi giorni guardando anche
altre due foto ho un po' ricostruito il suo percorso in grecia , nel
1941 era a Corfù , nel 1942 risulta
essere a
Cefalonia ed in fine c'è la cartolina da Corinto del 1944 .
Da quello che ho letto , da Corinto i Tedeschi se ne sono andati nei
primi 10/12 giorni di ottobre 1944 quindi mi rimane da scoprire cosa
gli è successo tra il 23-08-1944 e la ritirata dei
tedeschi. Rimane un mistero chi era e come ha fatto a tornare il
commilitone che ha portato personalmente la fotografia alla moglie , e
se lui è partito come mai Giuseppe non poteva.
Se può essere un elemento che lo potrebbe distinguere , lui
da
civile era Barbiere e sarto ed infatti in alcune foto è
ritratto
mentre fa la barba ai compagni , può darsi che qualcuno lo
conoscesse come il barbiere di Cremona o Cremonese o una cosa del
genere.
in ogni caso continuerò la mia ricerca , se
troverò qualche altro elemento non mancherò di
informarla.
la saluto cordialmente
Cesare
|
05 ottobre 2012
Buongiorno,
sono in
possesso di una cartolina postale per le forze armate inviata
da
"Costa Costantino, 317° Reggimento Fanteria Divisione Acqui"
indirizzata a Veglie. Nel sito del ministero della Difesa mi risulta
che nel sacrario sia sepolto il soldato "Costa Costantino" nato a
Veglie e deceduto il 05/06/1944 nella zona "AT 579".
Siete in
grado di
fornirmi altre notizie?
In
ogni caso Grazie.
Santoro
Giuseppe
Signor
Giuseppe
buongiorno,
da ricerche
fatte
nei nostri archivi non risultano,
purtroppo notizie ulteriori sul soldato Costa Costantino.
Nel nostro
elenco
dei caduti viene ricordato nativo di
Veglie il 21 marzo 1922 e dato per morto in prigionia in territorio
Greco il 5
giugno 1944.
La zona della
Grecia indicata
con la sigla "AT
579" ci è al momento sconosciuta ma faremo le dovute
ricerche
nel
tentativo di darle una risposta più precisa guardando nei
verbali di ritrovamento delle salme della missione Militare comandata
da don Luigi Ghilardini, che nel 1953 riportò in Patria
numerosi
resti di altrettante vittime di quel periodo bellico.
Cordialmente
Il redattore
Orazio
Pavignani |
28 agosto 2012
Salve e grazie del meraviglioso sito. Io stavo cercando informazioni su mio nonno, morto molti anni fa quando ancora dovevo nascere. Era un sopravissuto allo sterminio di cefalonia, si chiamava Guido Ballarini. Volevo avere se possibile informazioni su di lui che testimoniano la sua presenza sull'isola. Mi piacerebbe avere, sempre se possibile, una lista di tutti i reduci di cefalonia vivi o morti che siano. Spero vivamente di ricevere informazioni per fare un regalo a mia nonna (sua moglie) che ora compie 94 anni e che lo ha sempre sostenuto, ha pregato per lui mentre si trovava a Cefalonia, lo hanno fatto prigioniero e portato in germania, poi è riuscito a scappare ed è tornato a casa a piedi. grazie dell'attenzione Mattia Ballarini
Risposta
3 settembre 2012
Caro Mattia, devo dirle purtroppo che nei nostri archivi non risulta il nome del nonno, come d'altronde non ne risultano tanti altri. Tutto ciò dipende da quali rapporti i reduci avevano sostenuto con l'associazione. Molti di essi, vuoi perché stavano in campagna o in montagna, vuoi perché volevano chiudere tutti i ponti con il passato, non vollero più avere a che fare con la storia da loro vissuta; d'altronde trovarsi con gli altri avrebbe significato riaprire ferite che volevano assolutamente chiudere. Per avere informazioni l'unica possibilità è quella di recarsi all' Archivio di Stato della provincia del distretto militare del nonno e richiedere il suo foglio matricolare. Su tale documento se il nonno è stato diligente si dovrebbe trovare il suo percorso bellico. Una volta ottenuto questo sarà possibile collocarlo nella vicenda della divisione Acqui.
Cordiali saluti. Orazio Pavignani
|
18 agosto 2012
Spett.le
Associazione Acqui, sono un appassionato di storia e sarei interessato
a verificare due fatti riguardanti i giorni della dolorosa disfatta di
Cefalonia.
1) Il primo è se è vero che il Generale Ambrosio
tentò di inviare degli aiuti a Cefalonia;
2) il secondo è se è vero che un altro
generale, di cui non so il nome, che operava a Brindisi, per aver
insistito troppo nel dire che bisognava aiutare la Divisione Acqui,
scontò 2 o 3 giorni di
carcere.
Grazie per la cortese attenzione.
Silvano Bertazzoni
Risposta
21 agosto 2012
Signor Silvano buonasera,
per rispondere alla sua prima domanda le posso dire che Il Generale
Ambrosio non tentò assolutamente di inviare aiuti a
Cefalonia, nè poteva farlo in virtù
dell'armistizio firmato con gli alleati, a cui era stato ceduto il
controllo totale di tutte le nostre forze aereonavali quindi semmai
l'invio di aiuti doveva
essere deciso dai comandanti angloamericani.
Una cosa è certa, diverse furono le richieste di aiuto da
parte del Generale Gandin al comando supremo in quel momento a
Brindisi, ma l'ultimo messaggio inviato a Cefalonia da Ambrosio
fu:“ Impossibilità invio aiuti richiesti,
infliggete nemico più gravi perdite possibili Alt Ogni
vostro sacrificio sarà ricompensato Alt Ambrosio
“.
2) il 18 settembre 1943 durante la battaglia, con l'unico mezzo rimasto
a disposizione (un motoscafo della croce rossa) il Generale Gandin
inviò il s.ten di vascello Vincenzo Di Rocco in missione
onde raggiungere Brindisi per chiedere personalmnente aiuti. Purtroppo
egli raggiunse Brindisi solo il 21 settembre quando la battaglia era
ormai conclusa.
Dopo la guerra si disse che l'Ammiraglio Galati di sua iniziativa
partì in direzione delle isole ionie. Ma fu fermato dal
comando alleato in quanto era partito senza il loro permesso ed alle
sue rimostranze gli fu detto che se avesse proseguito lo avrebbero
affondato, quindi suo malgrado dovette rientrare alla base.
Sperando di essere stato sufficientemente esaustivo le invio i
più cordiali saluti.
Orazio Pavignani
21 agosto 2012
Gent.le Sig. Pavignani, la ringrazio infinitamente per la sua cortesia,
con la quale mi ha aiutato a capire, una volta di piu, che
“certi” libri abusano di
“verità” raccolte non so in che modo e
chissà dove. Ancora grazie.
Silvano Bertazzoni
|
6 agosto 2012
Buonasera
sono Arturo Colombo, figlio di Salvatore Colombo ( 29/09/1923 - 29/08/2009 ) superstite di Cefalonia, appartenente alla Divisione Acqui. Mio padre non parlava volentieri di quanto aveva vissuto e sofferto, ed io sto per rendere omaggio a lui ed ai caduti in quella terra settimana prossima. Avete qualche notizia in più che lo riguardi? Mi farebbe piacere ricordarlo anche in questo modo. Saluti. Arturo Colombo. Risposta
7 agosto 2012
Spett Sig. Colombo, mi spiace dover comunicare che dopo un controllo nei nostri archivi ho appurato di non avere alcuna informazione in merito a suo padre. Il solo nome non ci è sufficiente per poterlo collocare nei fatti successi a Cefalonia ed avremmo bisogno di sapere in quale reparto era in che battaglione ecc ecc. Con queste informazioni si può ricostruire il suo percorso anche se in forma generalizzata ma abbastanza verosimile. Questi dati li può trovare richiedendo all'archivio di stato della provincia del suo distretto militare il suo foglio matricolare. In quanto al fatto che non ne parlasse in famiglia, è una cosa comune in tutti i reduci della Divisione Acqui in quanto, poveri loro, vissero un esperienza veramente traumatica. Se riuscisse a farci avere le informazioni che le chiediamo riusciremmo a dirle le zone di Cefalonia dove potrebbe essere stato. Cordiali saluti
Orazio Pavignani
7 agosto 2012
La ringrazio moltissimo per la sua gentilissima e celere risposta. Mia sorella , minore di me (io ho 61 anni ), mi dice che ha trovato, alla morte del papá il 29/8/2009, nei suoi cassetti , fogli scritti da americani al momento del rimpatrio a Trieste, o Ancona. Lei non si ricorda bene: appena me li darà , li fotocopierò e ve li invierò in modo da costituire un fascicolo e sapere qualcosa di più . Nel frattempo mi attiverò presso il distretto. Ho anche cercato a questo indirizzo, ma non ho trovato nulla:http://www.isaremi.it/archivio.html. A risentirci e grazie ancora. Arturo Colombo.
|
02 agosto 2012
Gentile Associazione,
credo che
molte
persone della mia generazione hanno avuto dei nonni che son stati in
guerra...
io ho il
ricordo di
mia sorella che, per un compito assegnatole dalla maestra delle scuole
elementari, chiedeva a mio nonno paterno di raccontare la sua di
esperienza.
Mio nonno, Amadio Pasqualino, veneto di origine, ha sempre parlato poco
di quegli anni e le poche cose che ricordo al riguardo si legano
proprio a quel lontano ricordo di lui intervistato dalla giovanissima
nipote.
di quel
racconto
ricordo poco: i nomi della città di Corfù e
soprattutto la cruda descrizione di navi che affondavano e di uomini
che per salvarsi, pur non sapendo nuotare, si gettavano a mare andando
incontro ad una triste fine...come potete capire son ricordi
frammentari, confusi tra realtà e fantasia, rimasti
incollati nella mente di una bambina facilmente impressionabile, ora,
da adulta vorrei cercar di far chiarezza e chiedere qualcosa di
più...
purtroppo mio
nonno
è mancato diversi anni fa e a lui non posso più
chiedere di spiegarmi, di raccontarmi, per questo vi contatto, per
chiedervi di aiutarmi a ricostruire dei ricordi.
vorrei sapere
se
voi avete o se esistono degli archivi consultabili nei quali trovare i
nomi dei giovani soldati di stanza a Corfù e se ci sono gli
elenchi dei sopravvissuti alla strage del 43. mi piacerebbe iniziare da
li.
vi ringrazio
fin da
ora e porgo cordiali saluti
Elisa Amadio
Risposta
3 agosto 2012
Gentile Elisa,
ho
letto attentamente la sua lettera e cercherò di aiutarla al
meglio in quanto penso di capire molto bene il suo stato
d’animo. Io, a quel tipo di domande che lei mi pone, ho
dovuto cercare risposte allo stesso modo ma nei confronti di mio padre
che anch’egli si salvò dalla tragedia della
Divisione Acqui ma che evitò di raccontarci quanto aveva
passato.
Ora leggo che abbiamo due indizi: lui parlava di Corfù e
delle navi che affondavano dalle quali i soldati si buttavano
nell’intento di salvarsi.
Questi due indizi e la regione di provenienza, farebbero
pensare che lui facesse parte del 33° reggimento artiglieria,
del quale molti artiglieri furono sia a Corfù che a
Cefalonia.
Lui parlava infatti di Corfù probabilmente per il fatto di
esserci stato e a Cefalonia probabilmente ha assistito allo scoppio
della nave Ardena con i soldati che si buttavano a mare, fra i quali
c’era mio padre che fortunatamente si salvò a
nuoto.
Le mie sono supposizioni altamente approssimative dovute alla
conoscenza di artiglieri che hanno fatto questo percorso.
Il consiglio che le do è di rivolgersi
all’archivio di stato della provincia di appartenenza del
distretto militare di suo nonno (es. se è nato in prov. di
Treviso, Treviso
Oppure se aveva cambiato residenza prima del servizio militare, in
quella provincia)e di richiedere il “Foglio
Matricolare”. Su questo documento dovrebbe trovare il suo
tragitto per tutto il periodo passato sotto le armi e a quel punto
sarà molto più semplice collocarlo nella vicenda
della Acqui in modo più preciso.
In
attesa di sue comunicazioni la saluto cordialmente.
Orazio
Pavignani
5 agosto 2012
Gentilissimo Orazio,
ho letto con piacere la sua risposta che è arrivata davvero
in
tempi rapidissimi! è stato davvero molto gentile, le sue
indicazioni mi saranno molto utili. Seguirò i suoi consigli
per
continuare la mia ricerca e vista la sua disponibilità non
appena avrò qualche informazione in più mi
rifarò
sentire.
Grazie!
Elisa
|
26 luglio 2012
Buonasera, mi chiamo Flavia Tudini e sto cercando di ricostruire la
vicenda di un cugino di mia nonna: il tenente Umberto Righi. Ho trovato
diversi documenti a casa tra i quali anche un diario su cui sto
preparando la tesi di laurea. Mi rivolgo a voi per avere ulteriori
delucidazioni: ho visto dal vostro sito che è stato
insignito di
particolari menzioni d'onore, perchè?
nessuno
a casa sa a cosa sia dovuto e non abbiamo alcun docuento; come faccio a
trovare il suo stato di servizio per sapere che mansioni aveva al
quartier generale di Atene dopo che è stato trasferito
nell'estate del 1943?
Posso
sapere chi erano i sui commilitoni alla cattura? so di un certo C. De
Luca.. ogni informazione mi è preziosa, spero che possiate
aiutarmi a scoprire qualcosa in più...
grazie
Flavia
Risposta
28 luglio 2012
Carissima Flavia,
purtroppo la
lunga
ricerca da me
effettuata non ha dato molti frutti, ma è così
per molti
protagonisti della nostra storia. Tutto quello che mi ha condotto a lui
l'ho messo in allegato. Ho riguardato diversi testi che parlano del
18° reggimento di stanza a Corfù ma nessuno fa
riferimento
al S.ten Umberto Righi.
La cosa mi
stupisce
poiché essendo stato messo nell'elenco dei soldati
menzionati
per particolari meriti su di lui non è stato scritto
nulla: probabilmente si è
distinto in modo particolare in azioni di guerra.
Come mi
stupisce
che non ci sia
una suo riferimento al museo della certosa dedicato ai caduti della
libertà quando nel libro" Gli antifascisti, i partigiani e
le
vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945)" di Nazario Sauro Onofri
(all pagine da vol V. a meno che non sia un omonimo) c'è un
lungo articolo su di Lui.
Ricostruire
quindi
i suoi
percorsi non sarà facile anche perché su di lui
abbiamo
appreso solo che faceva parte del 18° fanteria (quale battag.?
Quale
comp.?) e che è dato per caduto in prigionia l' 1 marzo 1944
nel campo di concentramento Hamburg Langenhof.
Pertanto la
sua
collocazione
nell'ambito delle vicende della Divisione Acqui a Corfù, con
i
dati in nostro possesso, possono essere solo generiche. Magari
rivolgendosi all'archivio di stato di Bologna possiamo sperare di avere
qualche indizio in più, ma essendo caduto in prigionia non
nutro
troppe speranze, vale però la pena tentare.
Le allego comunque un paio di testi con i quali si può fare
un'idea di quanto è successo a Corfù tramite il
diario
del Ten. Colonnello D'agata comandante del 33° artiglieria ed
il
diario di un fante (Lino Rigoni) che magari è stato
subalterno
al suo parente.
In
qualità di storico
della nostra Associazione sarei molto lieto di poter aver una copia
della sua tesi e se possibile una copia del suo diario e quanto
vorrà metterci a disposizione per aprire un suo fascicolo e
depositarlo nel nostro istituto Storico in modo che possa essere sempre
visibile e dia una sorta di immortalità al Ten. Righi.
Spero di
esserle
stato d'aiuto e sono disponibile a rispondere, per quello che posso, ad
altri suoi quesiti.
Cordiali
saluti.
Orazio Pavignani
31 luglio 2012
Gentile
Signor Pavignani, la ringrazio molto per le ricerche che ha fatto, che
mi forniscono elementi preziosi per quanto riguarda la vicenda militare
della Divisione Acqui. Sono partita da pochi elementi per ricostruire
la storia del Ten. Righi, e piano piano i contorni si fanno
più
nitidi. Innanzi tutto ho verificato, da alcune lettere che ho trovato
tra le sue carte, la sua esatta collocazione (Timbri impressi sulle
buste con l'indirizzo cui inviare la corrispondenza): 17°
Reggimento di Fanteria "Acqui" 5^Compagnia P.M.
412. Questo
non collima, però, con il dato fornito dal Padre Romualdo
Formato, che dice "18°". Inoltre ho scoperto, sempre dal diario
e
dalle lettere, che il 2 luglio 1943 era arrivato ad Atene, assegnato al
Quartier Generale, ufficio "Affari vari". Il giorno dopo scrive che
pensa di chiedere al Ten. Col. Bertaccini di prenderlo all'Ufficio
stampa. Infatti la sua vocazione era di fare il giornalista (aveva
anche contribuito a fondare il giornale universitario 'L'Architrave' di
Bologna). Nel diario e nelle lettere esprime idee molto critiche sul
regime, e dopo l'Armistizio viene deportato in Germania. Qui il diario
non aiuta, è molto confuso, infatti - secondo quanto risulta
da
due
fonti: il
volume di
autori vari
(tra cui N.S. Onofri) "Antifascisto, Partigiani e vittime del fascismo
nel Bolognese", V volume, e un breve articolo "L'internato che impazzi
nel carro piombato" : Estratto dal n.
5 Quaderni del Centro Studi sulla Deportazione e l'Internamento / Carlo
De Luca, egli finì drammaticamente, dopo un viaggio di 12
giorni
in un campo vicino Bremenword (Sandbostel, pare, non Lagenhof).
Lì morì il 1 marzo 1944. Alcune testimonianze
dicono che
fu ucciso - fucilato - per le sue continue ribellioni. Non aveva mai
ripreso la lucidità perduta durante il viaggio (questo si
evince
anche dalle pagine del diario).
Il diario
stesso e
altre carte
furono salvati, non so come, probabilmente sepolti con lui, e
restituiti alla madre dopo la guerra insieme alla salma (che infatti
ora riposa al cimitero di Bologna).
Immagino che tutta la vicenda della deportazione sia difficile da
ricostruire, e comunque ho trovato varie testimonianze di militari
italiani deportati e internati in Germania che aiutano a capire come si
svolsero le cose. Tutto quello che può trovare in
più per
delineare meglio la storia di questa persona, almeno finché
si
riesce ad avere qualche dato certo, mi può serivre.
Un altro
elemento:
lui era
partito per la guerra da subito: da giugno 1940, infattti all'epoca di
Cefalonia erano già trentasei mesi che si trovava
'oltremare'
(lo dice nel diario).
Grazie
moltissimo
per l'interessamento, a presto Flavia Tudini
31 luglio 2012
Risposta
Visto quanto appurato le invio un file riguardante uno dei pannelli
della mostra sulla Divisione Acqui che ho realizzato, che dà
alcuni cenni sul 17° fanteria e nel quale ci sono anche
fotografie
di ufficiali.
Se
riguardando le
lettere di
Umberto dovesse capire anche di quale battaglione facesse parte
riuscirei anche a collocarlo in modo migliore e più preciso
nell'Isola di Cefalonia. I diari che di soldati del 17° sono
tutti
molto improntati sulla battaglia e soprattutto sulla prigionia e a
prima vista non accennano al Ten. Righi. Certo il fatto che
già
da luglio 43 fosse già in Atene non aiuta la ricerca su
testi
imperniati su quanto successo nelle isole Ionie.
Orazio
Pavignani
|
4 luglio 2012
Spettabile
Associazione,
mi rivolgo a voi
perché non so a chi altri rivolgermi. Ho trascorso il mio
periodo di leva presso il 17° Battaglione San Martino nel 1990.
Mi piacerebbe molto avere il testo completo dell'inno che cantavamo
ogni mattina all'alza bandiera, pensando alle gesta
drammatiche e gloriose di chi ci aveva preceduto.
Su internet ho trovato appena qualche traccia, ma secondo me non
è il testo completo, me lo ricordavo più lungo.
"Cefalonia che
risplendi nel Sole
nel martirio dei Fanti d'Italia
che pugnar
che
morir nel tuo grembo
con l'Italica
Fede
nel Cuor.
Eran Fanti
del bel
17°
Reggimento
dell'Acqui possente
non sei
più ma sei tu Cefalonia
la
più
fulgida gemma del Sol.
Noi siamo gli
Eredi, Noi siamo i Custodi,
del Sangue
dei
Fanti, caduti da Prodi
del bel
17°, serbiamo i Valori
l'Orgoglio
serbiamo, la Fede e l'Onor.
Cefalonia che
risplendi nel Sole
nel martirio
dei
Fanti d'Italia
che pugnar
che
morir nel tuo grembo
con l'Italica
Fede
nel Cuor.
Eran fanti
del bel
17°
Reggimento
dell'Acqui possente
non sei
più ma sei tu Cefalonia
la
più
fulgida gemma del Sol."
Vi chiedo la
gentilezza se in vostro possesso di fornirmi il testo di tale inno.
Inoltre nella
speranza di non sembrarvi troppo molesto se è possibile
avere una versione in mp3 al fine di riascoltarla dopo tanti anni, mi
farebbe molto piacere.
Perdonate le
richieste sfacciate, ma 1 anno di vita in divisa non si scorda
facilmente.
Distinti
saluti.
Gian Luca
Lippolis
Risposta
4 luglio 2012
Gentile Gian Luca,
stiamo facendo le ricerche che ci serviranno per darle la risposta
migliore possibile, pertanto la preghiamo di avere un po' di pazienza
Grazie e cordiali saluti.
Orazio Pavignani
APPELLO AI
LETTORI
COME
REDAZIONE NON
SIAMO ANCORA
RIUSCITI AD AVERE RISPOSTE VALIDE AL QUESITO DEL SIGNOR GIAN LUCA, VI
CHIEDIAMO QUINDI UN AIUTO PER RISOLVERE IL QUESITO. GRAZIE
|
23 aprile 2012
Gentili
signori,
ho un
debito verso il mio papà, scomparso da qualche anno: gli
avevo promesso di
aiutarlo nel rintracciare notizie di suo fratello partito per
l'Albania/Grecia
e mai più tornato. Aveva 20 anni circa e si chiamava
Salvatore CLEMENTE. Era
stato arruolato nella divisione Acqui ed era partito dal comune di
Inveruno (
MI ) dove la sua famiglia risiedeva dopo essere emigrata dalla Sicilia,
esattamente da Palermo dove era nato nel 1920 ( ? ). Tanti anni fa il
papà
chiese al citato comune copia del foglio matricolare di questo mio zio,
ma gli
dissero che non era disponibile perchè, molto tempo
prima, gli
archivi comunali avevano subito ingenti danni da una
esondazione d'acqua..Vero
o falso...chissà. So che poi si rivolse anche ad altri
organismi senza però mai
venire a capo di nulla. Gli è sempre rimasto il groppo di
non sapere nè poter
onorare in qualche modo, se non con il pensiero e la preghiera, la
memoria del
suo amato fratello più grande.
Chiedo
cortesemente
il Vs. aiuto
per avere notizie, se ce sono, di questo mio zio. Chiesdiìo
che
mi indichiate se e cosa io possa fare, dove mi devo rivolgere per
cercare notizie e la verità finale, se sarà
possibile. I
miei fratelli (di cui il maggiore porta il nome dello zio disperso) ed
io ve ne saremo grati per sempre.
Cordialissimi
saluti
Enrico
Clemente
Risposta
25 aprile 2012
Gentile Signor Enrico,
da
una prima ricerca fatta sul fascicolo "Onore ai Caduti" - fascicolo che
riporta i caduti della Divisione Acqui - non risulta purtroppo nessun
Salvatore Clemente.
Le informazioni che ci fornisce
sono assolutamente scarse e non ci permettono di darle risposte
esaustive. Il consiglio che le possiamo dare è quello di
richiedere il Foglio Matricolare del signor Salvatore, all'archivio di
Stato della provincia di appartenenza del distretto militare cui era
iscritto il signor Salvatore Clemente. Se da detto documento dovessereo
esserci maggiori informazioni (?????) ce le faccia avere e forse
potremmo darle qualche informazione in più.
Cordiali saluti
Orazio Pavignani
25 aprile 2012
Gentile signor
Pavignani
per ora La ringrazio molto per la Sua mail. Farò
come Lei mi suggerisce : chiamerò domani
stesso l'ex Distretto Militare di Milano e Le
invierò, approfittando della Sua
gentilezza, i documenti che eventualmente mi forniranno.
Ancora grazie. Cordialissimi saluti.
Enrico Clemente |
15 aprile
2012
Salve io sto cercando di ricostruire ciò che mio nonno fece
in
guerra e come era la sua vita in quei periodi; premetto che grazie a un
ottimo professore che ho avuto la fortuna di avere alle scuole medie
conosco la storia della divisione acqui e all'epoca della scuola media
il nostro professore ci porto a vedere i luoghi della strage.
ho poi scoperto che miio nonno, che non ho mai conosciuto dato che
morì quando mio padre aveva 17 anni, è stato a
cefalonia,
mia nonna lo ricorda e il tutto è testimoniato da una spilla
attaccata alla croce al merito militare che mia nonna ha recentemente
ricordato di avere. Gli unici altri documenti rimasti sono:
- appunto quelli relativi al conferimento di questa onorificenza, dove
però è scritto solamente che mio nonno venne
internato in
germania -il certificato di congedo -e un piccolo diario di querra dove
appuntava poche righe al giorno e dove parla brevemente di cefalonia
Vorrei sapere se è possibile sapere se egli faceva parte
dell'eroica divisione Acqui oppure se era acefalonia con un altra
divisione.
chiedo quindi il vostro aiuto e spero possiate rispondermi al piu
presto a questo indirizzo mail.
Cordiali saluti.
Risposta
21 aprile 2012
Spett. Signor Andrea,
per essere certi dell' appartenenza alla divisione Acqui di suo nonno,
dovremmo poter vedere i documenti che lei cita. E' fuori dubbio
comunque che a Cefalonia è stata occupata solo dalla
Divisione
Acqui. Se non nei primi giorni attraverso il primo lancio di
paracadutisti da parte del regio esercito che di fatto hanno eseguito
l'occupazione militare dell'isola.
Sarebbe molto importante per noi avere i documenti ijn suo possesso,
che ci permetterebbero, oltre a darle risposte più precise,
di
aprire un fascicolo a nome del nonno da mettere nel nostro istituto
storico assieme a tutti gli altri. In tutti i casi può
sempre
chiedere il foglio matricolare nell'archivio di stato della provincia
del distretto militare Di appartenenza di suo nonno.
Colgo l'occasione per porgere i più cordiali saluti.
Orazio Pavignani
Gent. mo
Signor Orazio Pavignani,
Le sono
davvero
grato per
la modalità di comunicazione efficace che ha con le
persone...e per l'impegno e dedizione con cui porta avanti
con
grande Onore per suo Papà, questa importante
Associazione.
Le
informazioni dei
caduti e
dispersi in guerra come mio Nonno e suo Padre, sono molto importanti
per tutte le famiglie come le
nostre, coinvolte in
quei tragici eventi, e sono contento che sia proprio una
persona
di Sani Valori di un Tempo come Lei , che se ne occupi.
Sono
profondamente
grato per
avermi dato alcune informazioni storiche certe, che mi fanno essere
fiducioso sul buon esito della mia ricerca, ma poi, anche se
non
fosse, comunque le sue parole mi hanno donato un
pò
di serenità , gioia e commozione...sono felice e sereno,
sapere che lei è la persona giusta nel posto
giusto.
Il nome di
mio
Nonno
è Dartora Giovanni
nato il
05/01/1914 a Pederobba 31040 Treviso 317^
REGGIMENTO
FANTERIA "ACQUI" e dai dati della
legenda... (2)
disperso in combattimento CF Cefalonia il
01/09/1943.
Mia nonna mi
raccontava che la
nave era stata silurata e affondata al rientro in patria... anche se
contrasta un po con i dati scritti e che ho appreso, rispetto
agli eventi avvenuti in quel Periodo Storico...
Il mio nome
è Dartora
Andrea, e sono suo nipote, con residenza in Via Cal Munera
14/1 31040 Pederobba Treviso
La ringrazio
fin da
ora e
attendo appena potrà
inviarmeli i nomi dei
Reduci, che hanno combattuto per la nostra Libertà a fianco
di
mio Nonno, e suo Padre.
Andrea Dartora
|
24 marzo 2012
Spettabile Redazione
sono un nipote di Alfredo D' Incal (fratello di mia madre) e Vi scrivo
da Padova. Dopo 64 anni dalla loro spedizione ho trovato in maniera del
tutto casuale alcune lettere inviate da mio zio a sua madre nel periodo
12.07.1943/20.07.1944. Erano dimenticate in una scatola sopra un
vecchio armadio nella casa natale a Santa Giustina Bellunese.
Ma
c'erano ancora. Le leggo spesso, con immutata emozione, e le
conservo come un tesoro. Da quel momento ho deciso di dedicarmi a
cercare ogni notizia possibile sulla sorte di quel povero
ragazzo
partito per la guerra a 19 anni, anche magari solo del suo percorso ,
seguendo tutte le strade percorribili.
Apparteneva al 317° Rgt. di fanteria della Acqui 1°
Btg. 1° compagnia. ed era nato a Santa Giustina Bellunese il
05.10.1923
Riporto di seguito testualmente alcuni stralci dalle lettere
trovate:
12.07.1943 P.M. 412 .....stai tranquilla
fino che va
così non mi lamento ..... ti dirò che ora sono
aggregato
all'artiglieria e siamo in 20 di noi e una decina di artiglieri e loro
sono aggregati alla marina...
10.08.1943 P.M. 2 .
..dicono da diversi giorni che la
nostra Divisione rientra, speriamo sia vero... il nostro reggimento se
rientra andrà a Merano e a Padova e qui viene spesso il
terremoto e anche abbastanza forte.
02.02.1944 Feldpost
25331 .....vi faccio sapere che
mi trovo prigioniero al comando tedesco
23.04.1944 Feldpost 25331/D ..... non mi trovo più
in Grecia dal mese di ottobre e ora mi trovo in Ungheria
20.05.1944 Feldpost 25331/D .... sono stato diversi giorni
per viaggio e ora mi trovo in Bulgaria
20.07.1944 Feldpost 25331/D ......La paga che ci danno
è come nel nostro esercito ma ora ve la spediscono a voi...
Le ricerche che ho svolto finora sono le seguenti:
in marzo del 2010 ho interessato il Col. Multari presso il Ministero
della Difesa Previmil per avere qualche aggiornamento su
eventuali sviluppi (elenchi caduti forniti dal governo Russo ) e per
modificare la data decesso che appare in banca dati (08.09.1943) visto
che alcune delle lettere ritrovate sono del 1944. Ho fornito loro copia
autenticata come richiestomi ma senza risultato alcuno.
In giugno 2010 mi sono rivolto all' ITS - International Tracing Service
a Bad Arolsen in Germania il quale il 16.08.2010 mi ha risposto
dichiarando " purtroppo, nonostante le accurate ricerche,
nulla
ci risulta in merito alla sorte di Alfredo D' Incal".
Mi sono anche avvalso (casualmente) della preziosa collaborazione del
sig. Roberto Zamboni (consiglio a quanti mi leggeranno di vedere il
sito www.robertozamboni.com) il quale ha escluso che mio zio fosse
negli elenchi in suo possesso riguardanti sopratttutto i
caduti
italiani in Austria Germania e Polonia frutto di anni (suoi) di ricerca
avvalendosi anche dell'Archivio Segreto Vaticano.
Ho letto e riletto molto ( ma sempre poco) libri, interviste,
testimonianze, parlando anche telefonicamente con il reduce Angelo
Scalvini che nuovamente ringrazio per la disponibilità. Ho
potuto conoscere casi in cui la tenacia di chi ha cercato ha portato
alla soluzione. In merito vedasi Come ho trovato lo zio Antonio a cura
di Silvia Falca è molto istruttivo e incoraggiante.
Scopo di questa mia lettera è quello di poter avere le Vs
considerazioni in base ai dati esposti sulla vicenda di Alfredo e di
rendere visibile la storia alle persone interessate.Oggi disponiamo di
incredibili mezzi di ricerca e comunicazione che, anche se non
sfruttati per vari motivi in tutta la loro
potenzialità, danno fiducia e incoraggiano. Mi
piacerebbe
molto, prima che non sia più possibile per sempre,
comunicare
con un reduce appartenuto alla stessa unità di mio zio
,magari
della stessa compagnia o addirittura dello stesso plotone.
Potrebbe esistere ancora.
Sarebbe a mio parere molto utile quanto interessante l'inserimento nel
sito dell'Associazione Acqui di un link per la condivisione di un
archivio fotografico . Spesso una sola immagine vale più di
mille discorsi.
Ringrazio per l'attenzione e porgo i migliori saluti.
Renzo Piazzon
Risposta 11 aprile 2012
Egregio signor Renzo,
sacusandomi per il ritardo e dopo aver accertato alcune cose
riguardanti il suo parente mi accingo a risponderle:
DINCAL ALFREDO n. il 5 ottobre 1923 a Santa Giustina Bellunese e morto
l'8 settembre 1943 in combattimento in territorio greco.
Questa erronea dicitura è quella che appare nell'opuscolo
"Onore
ai Caduti" redatto dalla sezione romana della nostra associazione (
http://www.associazioneacqui.it/pagine/Onore.html) sulla base delle
informazioni tratte dall'Albo d'Oro del Ministero della Difesa.
Capita assai spesso che le informazioni di questo fascicolo non siano
esatte, in quanto l'elenco dei caduti fu realizzato in base alle
testimonianze di chi tornò a casa e magari chi conosceva suo
zio
non poteva dare informazioni migliori sulla sua dipartita.
Le lettere da lei ritrovate dello zio dimostrano come non sia
facile dare delle nozioni precise sui singoli soldati. Infatti se
dovessimo tracciare un percorso solo sulla base del reparto di
appartenenza (317° Fnt I btg. I Cmp ) dovremmo in modo assai
generale ripercorrere gli eventi a cui questo reparto prese parte.
Il peìrimo battaglione del 317° fanteria era
dislocato nel
settore nord orientale dell'Isola di Cefalonia e più
precisamente da Antisami, Sami e Sant'Eufemia.
Il suo spostamento all'artiglieria ci dice che , probabilmente, era
stato aggregato a quel reparto per sotituire artiglieri malati o forse
in licenza. Erano ancora in momenti non sospetti e la fanteria poteva
prestare risorse umane ad altre unità. Il fatto che gli
artiglieri fossero aggregati alla marina può far pensare che
per
quel periodo fosse posizionato presso la E208 sulle colline di Lassi,
tenute appunto dalla omonima batteria della Marina.
Le sue deduzione avvenute in data 10 agosto derivano molto
probabilmento dall'arrivo, pochi giorni prima, di un contingente
tedesco di 2000 uomini sull'isola, in rispetto al piano Acse nel quale
i Tedeschi prevedendo l'impossibilità italiana avevano
deciso di
affiancare il nostro esercito, con l'intento di portare dalla loro
parte i soldati che volevano continuare la guerra al loro fianco e
disarmare e catturare le aliquote che con loro non volevano cambattere.
Il piano Alarico o Acse, già realizzato nella priimavera del
'43
venne messo in atto dopo la caduta, in Italia, del fascismo.
Le altre lettere raccontano qualcosa sulla sua prigionia che
dà
l'idea di essere comune a quella di tanti altri soldati italiani, e che
comunque ci dicono che probabilmente è morto in prigionia o
per
malattia o per altre cause. Maggiori informazioni su di lui potrebbero
trovarsi all'Archivio Generale di Friburgo.
In tutti i casi io penso che Alfredo non sia rimasto con i reparti di
Artiglieria , ma che sia rientrato nel suo reparto ed abbia molto
probabilmente seguito il tragitto bellico della Iª compagnia
del
I° battaglione del 317° fanteria, che
combattè sulla
direttrice Divarata - Ponte kimonico nel vano intento di riconquistare
quella importante posizione strategica.
Anche mio padre faceva parte del I° batteglione del
317° ed
essendo della 3ª compagnia passò molto tempo di
presidio
nell'isola di Itaca, per essere poi richiamato il 13 settembre a
Cefalonia e inviato a Divarata con il resto del 1° battaglione.
In tutti i casi per darle la possibilità di seguire meglio
gli
spostamenti della 1ª cmp del 1° btg del 317°
Fnt le allego
il Pdf del libro di Don Luigi Ghilardini nel quale da pag. 48 a pag. 65
può trovare gli spostamenti del reparto di suo zio, oltre a
darle la possibilità di poter leggere la ricostruzione di
tutta
la vicenda di Cefalonia da parte di chi fu presente, rimase sull'isola
anche dopo la sconfitta e fu uno dei promotori e fondatori della nostra
Assopciazione essendo materialmente molto di conforto alle famiglie dei
caduti rispondendo sempre alle richieste di informazioni ad esso
pervenute. Ribadisco che al punto di vista personale, non sappiamo se
esattamente lui fosse rientrato nel suo reparto o se fosse rimasto in
altri, ma con le informazioni da noi conosciute ci permettono solo di
ipotizzare i suoi spostamenti a Cefalonia, anche se, a mio modo di
vedere, in maniera sufficientemente verosimile.
Sperando di averla soddisfatta per le informazioni le chiederei se
potesse inviarci una foto, in caso l'avesse, di suo zio e quanto a sua
disposizione per darci la possibilità di aprire un fascicolo
a
lui intitolato da mettere nel nostro Istituto Storico presso
l'università di Arezzo.
Cordiali Saluti
Orazio Pavignani
Gentile Sig. Pavignani, La ringrazio molto per le interessanti
informazioni che mi ha inviato: Desiderando molto ricevere anche
l'allegato contenente l' estratto dal libro di Don Ghilardini, Le
comunico che da questo momento (finalmente) la mia casella di posta
elettronica è in grado di ricevere allegati di una certa
dimensione Voglia scusare l'inconveniente. Le chiedo poi come fare per
avere informazioni dall'archivio di Friburgo da Lei citato e chi potrei
contattare per avere dettagli sui codici di posta militare sia italiana
(P.M. 412 e P.M. 2) sia Tedesca (Feldpost 25331/d).Per quanto concerne
l'archiovio storico Le comunico la mia disponibilità
all'invio
di quanto possa ritenersi idoneo.Dispongo di una foto di mio zio
Alfredo scattata quando aveva all'incirca 18 anni e di alcune lettere
spedite ai genitori presumibilmente da Cefalonia e dall'Ungheria e
dalla Bulgaria durante la prigionia. Per favore mi faccia sapere come e
dove spedire queste testimonianze. La ringrazio ancora.
Renzo Piazzon
|
20 marzo 2012
Buon giorno, sono la nipote di un carabiniere che ha combattuto a
corfù con la divisione acqui. sto trascrivendo il suo diario
di
guerra e, qualora ne uscisse qualcosa di
pubblicabile,
chiedevo a voi il permesso di usare la vostra
introduzione
storica presente sul sito, specificandone ovviamente la fonte. chiedo
gentilmente una risposta a breve, essendo pressochè al
termine
del lavoro. chiedo ancora qualche consiglio su quali case editrici
appropriate e interessate all'argomento potermi rivolgere.
complimenti per il sito e per la vostra determinazione nel mantenere
viva la memoria. grazie, distinti saluti. Letizia Gennara, Trento.
Risposta
Gentile
Letizia,
sarà
per noi un grande onore vedere pubblicata l’introduzione
storica
del nostro sito, per la quale la autorizzo al suo uso. Al di
là della sua pubblicazione, che sono certo sarà
adatto,
lo scritto diventerebbe molto interessante anche per la nostra
Associazione, che avrebbe la possibilità di arricchire la
documentazione perenne presente all’Istituto Storico della
Resistenza dei Militari Italiani all’Estero ed anche farne
una
recensione
all’interno
dei propri mezzi di comunicazione.
Noi
purtroppo non siamo editori e non ne abbiamo neanche la
possibilità però le allego una mail che
una casa editrice mi mandò quando la interpellai per gli
stessi suoi motivi di pubblicazione.
L’alternativa
sarebbe quella di rivolgersi a qualche copisteria che ne potrebbe
pubblicare anche pochi pezzi alla volta che costerebbero
senz’altro di più cadauno ma che richiederebbe uno
sforzo
economico minore e l’impegno della distribuzione. Io ne
conosco
una (è la copisteria di cui mi servo ) ma
è qui a
Bologna.
Sperando
di esserle stato d’aiuto la saluto cordialmente.
Orazio Pavignani
|
01 marzo 2012
Buongiorno
sono Roberto Amato, vi scrivo per avere delle informazioni su mio nonno
Angelo Pagnoncelli reclutato presso il 33° Regg. Artiglieria
Acqui.
Ho scoperto da poco che mio nonno fu arruolato nella "Acqui", tramite
delle ricerche su internet e dal ricordo delle testimonianze di mia
nonna, che non erano molto chiare (mi disse che faceva parte di un
reggimento glorioso, mi disse che fu un alpino della divisione Acque!).
Be alla fine, tramite la richiesta del foglio matricolare, che vi
allego, ho scoperto la verità.
Per quanto io mi stia documentando, tramite libri e internet, non sono
riuscito a sapere se alla data dell' 8 Settembre si trovò
sull'isola di Cefalonia o Corfù.
Infatti sui libri viene specificato che a Cefalonia venne spostato il
grosso della truppa, ad eccezione del III Gruppo del 33°
artiglieria che rimase a Corfù.
Ora, nel foglio
matricolare
viene specificato che fece parte della 7°
batteria del
33°
artiglieria, ma la settima batteria di che gruppo fece parte all' 8
Settembre 1943? a Cefalonia o Corfù?
Dopo l'attacco tedesco, non so come,ma riusci a sfuggire e si
rifugiò presso una famiglia, in Albania (dalle testimonianze
di
mia nonna, famiglia albanese molto cattolica, ricordando che prima di
ogni pasto pregavano).
Scusatemi se mi perdo in questi particolari, senza dare la precedenza a
quello che la "Acqui" ha rappresentato, senza nascondere il mio stupure
per la mancata memoria sui libri di storia scolastici.
Ho scoperto da poco questo piccolo pezzetto di storia, ma ho fatto una
grande scoperta, che purtroppo parlando con le persone, quasi nessuno
conosce, se non quando accenno al "Mandolino del capitano Corelli".
Grazie per la disponibilità e soprattutto per tenere ancora
viva
la memoria, attraverso la quale, noi saremo una generazione migliore.
Roberto Amato
Risposta:
03
marzo 2012
Egregio signor Roberto,
innanzi tutto mi scuso per non essere stato immediato nel risponderle,
ma ho dovuto accertarmi di alcune cose prima di farlo.
Guardando ciò che dice il foglio matricolare che ci ha
inviato
possiamo affermare che il nonno era di stanza a Corfù.
Infatti la 7ª batteria del III gruppo sdel 33°
artiglieria era
situata nella punta sud orientale dell'isola, come si evince dalla piantina dell'epoca che
le
allego anche se risalente al novembre 1942.
Dal punto di vista ospedaliero invece il nonno ha fatto un po' di
andate e ritorno dall'isola di Cefalonia: infatti lo vediamo ricoverato
nell'ospedale da campo n° 39 _ che era di stanza a
Corfù -
il 25 giugno 42, per poi essere smistato all'ospedale da campo
n°
527 che era di stanza a Cefalonia. Dimesso da quest'ultimo
è rientrato al proprio reparto l'1 agosto dello stesso anno,
per
rifare la stessa tragitto 30 giorni dopo - 30/8/423 - ed essere di
nuovo smistato all'ospedale 527 di Cefalonia il 7 settembre
1942.
A giudicare da quanto scritto in altra parte del foglio matricolare
contrasse la malaria terzana, come tantissimi della Acqui in quel
periodo, come da dichiarazione redatta dal direttore dell'Ospedale da
Campo n° 824 _ anch'esso di stanza a Corfù-.
Da queste scritture si deduce che comunque doveva trovarsi a
Corfù dopo l'otto settembre 1943.
Sicuramente ha partecipato agli eventi bellici come troverà
scritto in un diario del Ten. Colonello
D'Agata,
che le invio in allegato, (documento redatto nel 1945 molto raro) nel
quale si parla delle batterie di Melachia nel giorno 20 settembre e
delle postazioni meridionali nei giorni successivi.
Molto probabilmente suo nonno fu protagonista negli eventi di quelle
giornate che portarono poi alla sconfitta ed alla conseguente cattura
dei soldati intorno al 25 settembre.
Tornando poi al foglio matricolare sembrerebbe che il nonno abbia fatto
la prigionia in germania da quando è stato catturato (molte
volte le date delle dichiarazioni sono indicative, poichè
effettivemente il 9 settembre non era ancora successo niente ne
Corfù ne a Cefalonia) fino atutto il 29 gennaio 1945.
In quanto alla fuga, il foglio matricolare, non la prevede e se fosse
la verità probabilmente il nonno è stato
catturato
successivamente, come capitato ad altri soldati, mo non lo ha
dichiarato sul foglio matricolare forse per paura di un trattamento o
economico o pensionistico minore.
Nel pdf troverà una piantina militare di corfù e
se
gurada nella punta sud dell'isola troverà Melichia ed un
simbolo
con scritto 7-III/33° 75/13 che significa 7ª batteria
del III
gruppo del 33° artiglieria con pezzi da 75/13.
Nella speranza di essere stato sufficentemente esaustivo la ringrazio
per l'interessamento e colgo l'occasione di chiederle il favore di
inviarmi una foto di suo nonno possibilmente di quand'era militare per
poter aprire assieme alla copia del foglio matricolare un fascicolo a
suo nome da mettere nel nostro istituto storico presso
l'università di Arezzo.
Cordiali saluti
Orazio Pavignani
09 marzo 2012
Gentilissimo Sig. Orazio,
ho trovato
conferma
delle sue
indacazioni, relativamente alla collocazione di mio nonno Angelo
Pagnoncelli, alla data dell'8 Settembre 1943 a Corfu' nella 7^ batteria
del 33^ Regg., in quanto sfogliando l'archivio storico ho trovato una lettera, che
allego, inviata dall'artigliere Forti Umberto (anche lui
facente parte della 7^ batt.) al Capitano della 7^ Batteria Renzo
Apollonio, nella quale il Capitano dice a Forti che nel Luglio del 1943
fu trasferito da Corfu' a Cefalonia a Comando della 3^ Batteria.
Grazie per la
disponibilità e complimenti per le foto e i documenti
raccolti nell'archivio storico.
Un saluto.
Roberto Amato
|
12 febbraio12
Gent.ssima
Associazione Nazionale Divisione Acqui,
stiamo
ricercando
delle notizie sul reduce Ezio Scienza, che fu impegnato in Cefalonia e
Corfù
come fante nel 317° reggimento.
Dalla
documentazione del ministero risulta che sia stato catturato dai
tedeschi e poi
internato nel "campo di concentramento di Cefalonia". E' poi
ritornato a casa nel 1945.
Essendo
stata una persona molto riservata non ha mai raccontato nulla
dell'accaduto e
quindi volevamo sapere, se possibile, se vi sono delle notizie riguardo
alla
esistenza di questo campo, al fine di risalire alla storia del soldato.
Vi
ringraziamo per il Vostro lavoro di memoria e di ricordo indispensabile
per le
generazioni come la nostra che non si rendono conto delle
difficoltà e delle
atrocità vissute in quegli anni. Per questo ci siamo messi
all'opera per
ricercare notizie su Ezio e la nostra speranza sarebbe di ritrovare un
testimone che lo abbia conosciuto, poichè vorremmo dare una
risposta a quelle
domande che la famiglia non ha mai ricevuto.
Grazie
di tutto
Massimo
Perenzoni
(nipote del reduce)
Alessandro
Caprara (membro dell'associazione storico culturale "Memores" di Ala,
Trento)
Risposta:
13 febbraio 2012
Le informazioni di cui disponiamo
non sono
molte, per cui tracciare una storia sul Reduce Ezio Scienza non
è facile.
Il fatto che
facesse parte del 317° reggimento
fanteria ci può solo dire che poteva far parte della classe
1922/23 o del 1917,
che ha fatto l’addestramento presso la caserma del
18° fanteria a Silandro (BZ)
per essere inviato a Zante , via Bari, dove il 317° rimase di
presidio fino al
febbraio del 1942 quando fu trasferito nell’isola di
Cefalonia.
Il
317° era
diviso in tre battaglioni e ognuno
di essi aveva destinazioni e compiti diversi: il 1° battaglione
era di presidio
nella costa orientale dell’isola e la sua terza compagnia fu
mandata a
presidiare l’isola di Itaca; Il secondo battaglione era di
riserva nella zona
dell’aeroporto a Minies, nella parte sud occidentale
dell’isola;
Il 3°
battaglione era situato nella parte nord
occidentale a presidio dello snodo tattico del villaggio di Kardakata.
La
compagnia comando Reggimentale era accampata nel villaggio di Valsamata
nella
valle di Omaha presso il monastero di San Gerasimos.
Durante la
battaglia di Cefalonia questi tre
reggimenti ebbero impieghi diversi: il terzo fu quello che
partecipò
maggiormente ai combattimenti sempre nella zona nord occidentale e
precisamente
lungo la carrabile Pharsa – Kardakata nel tentativo di
riprendere la posizione
tattica, concessa ai tedeschi dal generale Gandin; il 1°
battaglione fu
richiamato dalla zona di Sami/S.Eufemia a occidente nel villaggio di
Divarata
sempre con lo scopo del 3° battaglione ma con
l’obbiettivo del ponte di
Kimoniko, dove ingaggiò una cruenta lotta ma fu sconfitto e
disperso
soprattutto dal peso dell’aviazione nemica; Il 2°
battaglione fu richiamato a
rinforzo degli altri ma non potè intervenire
poiché venne anticipato e
catturato dai tedeschi. I soldati della reggimentale, rimasti fuori
dalle
battaglie e avendo imparato degli eccidi, prese la strada della
montagna
rifugiandosi alla Villa Inglese, per poi consegnarsi ai tedeschi quando
furono
presi dalla sete e dalla fame.
Come vede i
teatri
d’azione del 317° erano
diversi fra loro per cui non è facile collocare il nostro
Ezio senza ulteriori
informazioni.
Per quanto
riguarda
il campo di
Concentramento, non ne esisteva uno vero e proprio a Cefalonia, ma
tutti i
soldati che catturati scamparono all’eccidio furono chiusi
all'interno della
Caserma Mussolini e all’interno delle prigioni di Argostoli.
In
questi spazi ne vennero ammassati almeno 6000 al caldo cocente, alla
sete e
alla fame. Ma vi rimasero non più di un mese in quanto
vennero imbarcati per
essere trasportati nei campi di concentramento europei.
Di circa 6/7
imbarchi tre finirono molto male:
il 1°(Nave Ardena) incappò in una mina nel golfo di
Argostoli e scoppiando
affondò uccidendo 700 degli 820 prigionieri che aveva a
bordo; il 2° (Maria
Marta) ed il 3° (margherita) furono oggetto di attacchi da
parte degli alleati
e affondarono al largo di Patrasso portando con loro altre 600/700
vittime.
A Cefalonia i
tedeschi trattennero circa 1
migliaio di prigionieri che furono addetti al lavoro coatto per il
ripristino
delle difese costiere distrutte dai loro stessi bombardamenti.
Auspicando di
esser
stato sufficientemente
esaustivo e a disposizione per altre richieste, distintamente saluto.
Orazio
Pavignani
06 marzo 2012
Gentile
Sig. Pavignani,
Le sue
notizie ci
sono state molto utili, siamo
riusciti a risalire almeno in parte al tragitto compiuto da Ezio.
La
ringraziamo
ancora
Distinti
Saluti
Massimo
Perenzoni
Alessandro
Caprara |
20
febbraio 2012
Alla vostra cortese attenzione:
io sottoscritto Dr Giuseppe
Crocetti,
medico presso
l'Ospedale di Pontedera (PI), chiedo vostra collaborazione per ricerca
di mio
zio Albertoni Giuseppe, nato il 01/08/1918, militare presso il
3° Gruppo Obici
75/13 33 Reggimento Artiglieria della Divisione Acqui, scomparso in
guerra non
si sa se a Cefalonia o in altro luogo. Vorrei sapere se e' possibile
inviare
foto o contattare qualcuno per avere qualche informazione. Le ultime
informazioni avute da lui tramite lettera ai genitori riferivano sua
presenza a
Cefalonia.
Aspetto vostre indicazioni e vi ringrazio find'ora della
vostra collaborazione.
Risposta:
21 febbraio 2012
Spett. Dott. Crocetti,
le notizie che possiamo avere del soldato Albertoni
Giuseppe, nato a Fivizzano (MS) il 01/08/1918 e dato per morto in
combattimento
in territorio Greco il 30/09/1943, sono le stesse che forse lei
già possiede.
Il suo nome risulta nell'elenco "Onore ai
caduti" dell'associazione nazionale Divisione Acqui, e ora anche di
pubblico dominio in questo sito.
Da quello che si deduce dalla data e zona di morte,
sembra che il signor Giuseppe sia morto in combattimento il 30
settembre in
territorio greco. Il 3° gruppo era sicuramente a
Corfù e comunque è
difficile pensare che possa essere morto in combattimento il 30/9.
Anche se
fosse riuscito a sfuggire alla cattura e riparare come tanti fuggiaschi
nel
continente Greco è improbabile che potesse già
combattere, visto lo scarso
lasso di tempo trascorso fra la Battaglia di Cefalonia o quella di
Corfù e il suo arrivo in
grecia, con le formazioni partigiane contro i tedeschi. Purtroppo
l'elenco dei caduti non sempre è basato su
notizie certe e la sua appartenenza fa pensare che esso sia morto o
disperso in
combattimento a Cefalonia, ma senza che nessuno potesse avere la
certezza di
quanto capitatogli.
Proprio per il fatto che sia disperso o morto non ci
permette di avere maggiori notizie, come in tanti altri casi analoghi,
l'unico
modo per poter saperne di più sarebbe quello di aver la
fortuna
di trovare
qualche soldato che fosse nella sua stessa batteria e che magari avesse
scattato qualche fotografia insieme a Lui, ma purtroppo questo non
è
assolutamente facile. Il fatto poi che il III gruppo fosse a
Corfù non ci da la certezza che dopo l'8 settembre fosse in
quell'isola, perchè diversi artiglireri furono trasferiti a
Cefalonia.
Ringraziandola
per essersi rivolto a Noi e spiaciuto di
non essere stato maggiormente esaustivo la saluto cordialmente.
Orazio
Pavignani
|
18 gennaio 2012
Egregi
Signori
Come quasi ogni anno,
all’inizio di gennaio, ricorrenza dei tragici avvenimenti sul
fronte russo del
1942-43, ho ripreso in mano le lettere e i documenti che mio padre
scrisse da
quel lontano paese prima di scomparire, assieme ad altri 70-80.000
ragazzi
italiani.
E’ tanta la sofferenza
che provo quando rivedo questi vecchi cimeli e rileggo le lettere di un
ragazzo
che, sposato da appena sei mesi e con la giovane moglie incinta,
è mandato in
un paese lontano, così diverso dal nostro, dove si rende
conto ogni giorno che
passa che il ritorno diventa sempre più difficile.
Ho così scoperto che
prima di far parte del II° Btg. del 277° Fanteria della
Divisione Vicenza con
la quale è andato in Russia, nel 1941-42 era a Silandro (BZ)
nel 17° Fanteria
Divisione Acqui. Di quel periodo conservo alcune cartoline, il libretto
dei
canti della Divisione e fotografie da solo e con altri commilitoni
(nella foto
di gruppo è il terzo da destra) che Vi allego per il vostro
archivio.
Allego anche una
breve
storia
delle sue vicende militari che lo hanno portato a disperdersi nella
steppa
russa.
Un grazie di cuore per
l’impegno con il quale tenete vivo il ricordo dei nostri
giovani.
Giovanni
Duina
|
02 gennaio 2012
Buongiorno e
Buon 2012 a tutti,
sono a chiedere
informazioni in
merito della bibliografia che avete catalogato accuratamente sul sito
dell'associazione. Se desiderassi avere alcuni libri o cd-rom/dvd (es.
la Registrazione dei discorsi di Don Luigi ghilardini a Verona 1966 e
San Remo 1976 - n° 793 del catalogo) posso ordinarli a voi
tramite
mail o devo contattare direttamente l'editore?
Ho cercato
alcuni libri ma sono difficilmente reperibili nelle librerie
, tutte mi hanno consigliato di contattare l'editore ma alcuni non
riesco a trovarli nemmeno facendo ricerche su internet in quanto sono
pubblicazioni risalenti il decennio successivo la guerra. Potreste
darmi qualche contatto nel caso specificassi i libri di mio interesse?
Ringraziando
anticipatamente ed in attesa di un Vostro gentile
riscontro, Porgo nuovamente Buon Anno e Cordiali saluti a tutti.
Cinzia Morando
(nipote di un
reduce di Cefalonia)
Risposta:
02 gennaio
2012
Carissima
Cinzia,
Nel catalogo
in ogni tabella relativa a un titolo, in basso a destra,
in una casella (Disp) ci sono le consonanti
C-D. Quando
trova questa dicitura significa che i titoli corrispondenti
sono in forma Cartacea e anche in forma Digitale.
Scelti i
titoli che corrispondono a questa caratteristica, me li
può indicare ed io le farò avere il cd con quanto
lei
desidera. Un'altra soluzione è quella di cercare su E-Bay.
Digitando Divisione Acqui o Cefalonia si possono trovare molti testi
che solo 5 anni fa erano introvabili.
Mi faccia
sapere.
Come
"storico" dell'Associazione sto raccogliendo materiale sui reduci
e no della "Acqui" per cui se avesse qualche foto di suo Nonno/zio di
quel periodo, qualche lettera, insomma qualsiasi cosa e olesse farmelo
avere, sarei lieto di aprire un fascicolo personale da inviare al
nostro Istituto storico ad Arezzo.
Cordiali
saluti.
Orazio
Pavignani
03 gennaio
2012
Buongiorno
Sig. Pavignani,
la ringrazio
per la celere risposta, provvederò a fare una
cernita di alcuni testi che mi interessano in modo tale da risparmiare
sulla spedizione; inoltre sto cercando foto di mio nonno durante il
periodo passato a Cefalonia tra i miei parenti e documenti presso le
istituzioni, appena ho raccolto un po' di materiale
provvederò
con piacere ad inviarlo alla sua attenzione in modo da poter aprire il
fascicolo ad Arezzo e magari, chissà, poter scoprire
qualcos'altro sulla vita di mio nonno passata sull'isola.
Grazie ed a
risentirci.
Cordialmente
Cinzia Morando
|
19 novembre 2011
Sto cercando
notizie su Bortone
Antonio
del " 18° Reggimento batteria di
accompagnamento "
Divisione Acqui , di stanza a Corfù.
Da Ministero
Difesa
Commisariato
Generale Onoranze Caduti in guerra risulta: Antonio Bortone, nato il
3.10.1922
a Lacedonia- luogo di sepoltura sconosciuto - data decesso 12.3.1945.
Qualora
l'Associazione potesse
indicarmi ogni notizia utile o elenco dei caduti della Divisione Acqui
ringrazio anticipatamente.
Paolo Manzan.
Risposta:
21 novembre 2011
Gentile signor Paolo,
una prima
ricerca
fatta nell’elenco dei nostri caduti non ha dato risultati sul
conto di Bortone Antonio.
La data del
decesso
ci informa senza ombra di dubbio che il signor Antonio è
deceduto durante la prigionia.
Mi crea
qualche
dubbio la sua
appartenenza: “18° reggimento batteria di
accompagnamento” non specifica se lo stesso facesse parte del
18° reggimento Fanteria o altro.
Sarebbe
opportuno
fare una
ricerca all’archivio di stato di Padova o della provincia del
distretto militare di appartenenza nel signor Bortone.
Se come lei
pensa
faceva veramente parte della Acqui, non risulta, come in tanti altri
casi nell’elenco dei nostri caduti.
Se dovessimo
venire
in possesso del foglio matricolare forse ne ricaveremmo maggiori
informazioni.
Cordiali
saluti
Orazio
Pavignani
|
20 ottobre 2011
Gentilissimi,
sono
la nipote di Alfonso Zuin, un soldato della
Divisione Acqui, scampato all'eccidio di
Cefalonia, poi finito
in un campo in Russia e mai più tornato.
E'
sempre stato considerato "disperso", finchè il 10
marzo 2010 mi
è stato comunicato che Alfonso Zuin, nato a Limena (PD) il 2
novembre 1919 (lui
in realtà era nato il 12, ma gli altri dati coincidono)
risulta deceduto il 14
aprile 1944 in Russia, in un campo non noto.
Io
sono in possesso delle copie di alcune lettere e cartoline che scrisse
fino al
settembre 1943 alla sua fidanzata, poi più nulla.
Per i miei nonni è stato
un dramma mai superato, per tutta la famiglia un lutto costante.
Altre
notizie di Alfonso Zuin: era un geniere della 33esima
Compagnia mista
TRT, drappello 2736. Il 18 aprile inviò
una lettera dalla Caserma
Regina Elena di Mestre, l'ultima da Cefalonia il 29 agosto 43
per posta
militare 412. Un suo commilitone, tale
Dolfini, riuscì a sopravvivere al
lager: tornato a casa venne a cercarlo e asserì che a fine
guerra era ancora
vivo e che lui l'aveva lasciato però ammalato (di
tifo?) quando si erano
separati. Questo racconto non coinciderebbe con la notizia della morte
che si
trova su Onorcaduti
Ora
chiedo a voi se è possibile sapere qualcosa di
più di lui, se c'è una
bibliografia che posso consultare.
Mi
chiedo anche se esistano gli elenchi dei soldati che fecero
parte della
Brigata, e come si possa conoscere la data della morte ma non il luogo
in cui è
morto: ci sono forse elenchi dei morti o raccolte di
piastrine?.
Infine
un'ultima domanda: dei soldati internati nei campi tedeschi esistono
elenchi
relativi ai vari campi? Lo chiedo perchè anche mio
padre Antonio,
fratello di Alfonso è stato due anni prigioniero in un
lager, in Slesia, ma non
so esattamente in quale campo e vorrei scoprirlo.
Un
saluto cordiale e un grazie di cuore.
Elvira
Zuin
Risposta:
22 ottobre 2011
Gentilissima signora Elvira,
è molto difficile sapere di più di Alfonso Zuin
di quanto
Lei non sappia già. Le possibilità di maggiori
informazioni possono dipendere da due fattori: 1 richiedere
all’archivio di stato della provincia del suo distretto
militare,
il foglio matricolare, che senz’altro esiste ma non
è
detto sia compilato per l’intero dal momento che Alfonso
è
morto in prigionia; l’altro è quello di fare delle
indagini all’archivio di stato di Friburgo in Germania e
forse
lì potrà reperire informazioni sull’
internamento
di suo zio. Ma anche questa soluzione, lo dico perché ho
già fatto una ricerca, non è detto che dia
risultati
certi.
Per quanto riguarda il fascicolo Onorcaduti, succede spesso che le
informazioni non siano assolutamente precise, in quanto è
stato
redatto sulla base di testimonianze di militari che sono tornati e
spesso, pur essendo verosimili, riportano piccole inesattezze.
Purtroppo non esistono elenchi o una bibliografia specifica che possano
darci maggiori dettagli e a distanza di così tanto tempo non
è facile trovare qualche suo commilitone. In tutti i casi
girerò la sua mail a Valerio Mariotti (anche lui nipote di
un
geniere Trt disperso a Cefalonia) che sta facendo un ottimo lavoro
proprio su quel reparto sperando possa trovare qualche altra risposta
per le sue domande.
Ho fatto una ricerca su Onor Caduti ma non ho trovato il nome dello
zio, potrebbe indicarmi il n° di Pagina.
Se non le dispiace metterei anche la sua lettera nel sito
dell’associazione per avere una forbice maggiore di ricerca.
Se poi avesse piacere, sto realizzando un’archivio
di
fascicoli ad personam da mettere nel nostro istituto storico, per cui
se volesse farmi avere copia del materiale dello zio e magari una
fotografia dell’epoca sarei ben lieto di inserirlo..
In attesa di sua notizie e sperando di esserle stato utile la saluto
cordialmente.
Orazio Pavignani
28 ottobre 2011
La ringrazio per la cortese quanto dettagliata
risposta. Ora ho qualche pista per ulteriori ricerche.
Succede però qualcosa di strano: non riesco
più a
trovare il nome di mio zio in Onorcaduti, eppure ho la mail del 30
marzo 2010 che conferma i dati ricevuti allora. Non so che dire, ci
proverò ancora.
Quanto ai materiali, in occasione delle prossime ricorrenze
vedrò i miei anziani zii, fratelli di Alfonso e
chiederò
loro il permesso di pubblicare la foto e le lettere: per quanto la
fidanzata le abbia lasciate a me poco prima della morte (avvenuta tre
anni fa e in casa dei datori di lavoro di mio zio, che l'avevano
accolta nei suoi ultimi anni, quando era rimasta sola; lei non si era
mai sposata e l'aveva sempre atteso, una storia incredibile), non mi
sento di diffonderli senza il loro permesso.
Ancora grazie
Elvira Zuin
|
Pregiatissimo
Presidente Associazione ACQUI
Nel
ringraziare la
Redazione dell'Associazione Acqui per
il cortese invio delle gradite notizie relative alla Vostra gloriosa
Associazione, desidero segnalarLe che presto Le invierò
invito a partecipare al
Convegno dell'Associazione Italiana Volontari della Libertà
programmato a
Milano per la data di Domencia 20 novembre 2011. Sarei lieto di poterLa
avere ospite e di poter presentare
a Milano la Sua gloriosa Associazione.
Poiché
sono originario della Puglia, essendo nato a
Maglie nel 1966, località che si trova nei pressi di
Otranto, e poiché ho
incontrato poi a Milano dei familiari della Gloriosa Divisione Acqui,
sono
sempre stato particolarmente coinvolto dalla ricosctuzione storica
della
tragica vicenda di Cefalonia e dalle testimonianze di eroismo che hanno
contraddistinto i militari italiani a Cefalonia.
Pertanto, non
Le
nascondo che sarei lieto di poter
incontrare la Sua Associazione al fine di poter avviare una felice
collaborazione. Sarei
lieto se Lei volesse accettare la Presidenza
onoraria dell'Associazione Italiana Volontari della Libertà,
che inseme ad
alcuni ex Partigiani e Combattenti antifascisti abbiamo formalmemnte
costituito
a Milano nel 2010, dopo diversi anni di attività nella
promozione culturale
antitotalitaria.
Spero che
anche il
nostro contributo possa aiutare le
Associazione antifasciste a superare la crisi di credibilità
in cui è caduta da
qualche anno a questa parte la Federazione Italiana Volontari della
Libertà,
dopo la scomparsa del rimpianto Presidente Senatore a Vita Paolo Emilio
Taviani
e dopo le dimissioni della Prof.ssa Paola Del Din, Medaglia d'Oro a
V.M.
Nell'attesa
di
poeter avviare con nla Vostra Associazione
una valida e proficua collaborazione, e nell'attesa di poter conoscere
il suo
gradimento in ordine alla nomina a Presidente onorario della Nostra
Associazione di Milano, sarei lieto anche di sapere se posso presentare
domanda
di adesiuone alla Vostra Gloriosa Associazione, sempre che il vostro
Statuto lo
permetta.
Nell'attesa
di
presto incontrarLa, e complimentandomi
ancora per l'efficienza della Sua associazione, prego voler gradire
cordiali
saluti.
Raffaele
Paolo
Coluccia
Presidente
dell'Associaizone Italiana Volontari della
Libertà
Presidenti onorari, partigiani e
combattenti
antifascisti:
Romano Levoni
Orazio
Pizzigoni
Cesare Grampa
congresso@fivl.net
www.fivl.net
www.civl.it
|
la
Gloriosa Divisione "Acqui"
Sono
il figlio di un, reduce di
Corfù, che è miracolosamente riuscito a tornare
in Patria con pochissimi
commlilitoni. Ho sentito raccontare da mio padre Paolo, fin da bambino,
dell'eccidio della Gloriosa Divisione Acqui.
Mi
raccontava, (quelle rarissime
volte in cui riusciva a parlarne), della vita sull'isola, dei suoi
Compagni
d'arme, della sua umanità e quella dei Soldati Italiani nel
trattare i
prigionieri (partigiani greci) e di un episodio, in
particolare, in cui
ebbe salva la vita perchè riconoscuito da un capo partigiano
che, in prigionia,
ricevette le giuste cure da alcuni soldati Italiani, tra
questi mio Padre.
Cosa che, invece, non facevano i nazifascisti.
Mi
ha raccontato, inoltre, della
sua fuga verso Brindisi, di aver subito il mitragliamento in mare da
parte di
aerei, non si sa se amici o nemici, del loro recupero in mare
da parte,
prima di un fatiscente peschereccio greco, poi di una nave da guerra
Italiana
una nave, raccontava , il cui equipaggio, per nutrirsi , cercava di
arpionare i
delfini. E fu proprio durante una di queste "Caccie" che la caviglia
di mio padre si impigliò nella corda dell'arpione scagliato
da un marinaio e
trascinato in mare. Mio padre non sapeva nuotare, imparò
poi, ma in quella
circostanza fu proprio un Delfino che lo tenne a galla in attesa che
qualcuno
dalla nave gli lanciasse, credo, una cima. L'arrivo a Brindisi e dopo
lo sbarco
ad Anzio.
Fu
tra i primi ad entrare a Roma
liberata, mi raccontava, ma non ho capito bene perchè,
durante lo sbarco
indossava l'uniforme americana. In paese, a Montecompatri, quando
riuscì a
tornare, la prima persona che trovò, mia cugina Anna Pucci
che non lo riconobbe
e si spaventò a morte in quanto un soldato americano la
stava abbracciando. Si
tranquillizzò quando realizzò le insistenti e
decise parole di mio Padre
"sono Paolo...sono Paolo".
Ho
frammenti della sua vita a
Roma, del suo impiego a Palazzo Baracchini, mi parlava di un Colonnello
, il
Colonnello Delfino e del suo "attendende" (non ricordo il
nome), degnissime persone che gli vollero bene, tanto che si
offrirono
come testimoni di nozze quando Papà sposò Maria
Moscatelli (mia madre)
Ogni
anno, e per tutti gli anni
della mia vita che sono passati e che passeranno (ho 57 anni) ho
mantenuto e
manterro' nel mio cuore, saldamente vivi questi ricordi ed in
particolare, ho
sempre individualmente trasmesso a chi mi è stato e mi
è ancora accanto, il
ricordo di quell'eccidio infame perpetrato dalla wehrmacht (lo scrivo
minuscolo, ma solo in questa circostanza). Ancora...nei tristi ricordi,
mi
parlava di un suo paesano GUIDO FIORAVANTI di Montecompatri (Roma),
meno
fortunato di lui. Ho trovato il suo nome in una lapide al Monumento
dedicato ai
Caduti di Montecompatri "....deceduto... Isole greche..."
Mio
padre è venuto a mancare l' 8
marzo 1993, ma durante la sua vita ed in particolare negli anni in cui
fu
"colpito" da gravi malattie, non ha mai dimenticato la sua Divisione,
di cui era fiero ed orgoglioso di "appartenervi ancora". Per suo
espresso volere, mi ha chiesto di parlare, quando io l'avrei ritenuto
possibile, dell'eccidio di Cefalonia all sua amata nipote, Valeria mia
figlia
che ha ora 24 anni e sta servendo la Patria.
L'ho
visto, per la prima volta,
piangere nel corso di un documentario televisivo intitolato, credo...
non ne
sono tanto sicuro, "La Divisione Acqui di Cefalonia" . Si! l'ho visto
piangere alle parole del giornalista che, in chiusura di programma,
commentava
l'immagine di un grosso e fumoso incendio, che negli anni sessanta
colpi' parte
dell'isola, con le parole degli abitanti che quando si
manifestano tali
calamità ancora dicono: ..."è la Divisione Acqui
che sale in cielo".
Con
devozione e rispetto.
dr.Victor
Ugo EMILI
Risposta:
7 ottobre 2011
Signor Emili buonasera
Mi scuso per il ritardo con il quale le rispondo ma ho
sempre tenuto d’occhio la sua appassionante lettera in attesa
di poterle
rispondere.
Non
c’è niente da dire tranne per il fatto della
divisa americana dopo il suo ritorno in patria.
Molti Italiani, soprattutto quelli del 18° fanteria di
stanza a Corfù, (forse vi apparteneva anche suo padre)
furono aggregati alla V
armata americana in qualità di personale di supporto e molte
volte per la loro
conoscenza del territorio. Pensi che a Bologna (la mia sezione) ho un
reduce
ancora vivente del 18° rgt. Fnt. Che con la V armata
tornò nella zona in cui
era nato a terminare il periodo bellico. Egli conserva ancora un
encomio di
parte americana.
La ringrazio ancora per questa preziosa testimonianza
e le invio i più
cordiali saluti.
Orazio Pavignani
|
10
agosto 2011
Buonasera,
vi scrivo per
sapere se
è ancora possibile visitare il
luogo dove furono barbaramente
uccisi i soldati della Divisione Acqui a Cefalonia, ovvero la Casetta
Rossa. Ho
letto che il proprietario non lo permette è
ancora così?
Il 27
agosto partirò per
quest'isola e vorrei visitare i luoghi che videro protagonisti i
soldati
italiani: il museo ad Argostoli e il monumento di Cima
Telegrafo. E possibile
o ci vuole qualche permesso speciale.
Sono
un'appassionata di storia, in
particolare di questa parte, spero possiate rispondermi al
più presto.
Distinti
saluti
Silvia
Lombardo
Risposta
Gentile Silvia,
la
invidio un po’ in quanto non riesco, quest’anno, ad
andare
sull’isola, per cui le auguro buon viaggio è le
trasmetto molto volentieri le
informazioni che mi ha richiesto.
E’ vero la casetta rossa è di privati, ma quel
signore è talmente
gentile (durante la guerra aveva ospitato il tenente Nicola
Ruscigno uno
dei pochi scampati all’eccidio della casetta rossa) che molte
volte ha aperto
la sua casa ai visitatori. Ma la casa è stata completamente
ricostruita e
mantenuta rossa in rispetto a quanto avvenne quel fatidico 24
settembre
1943. C’è da dire (come avrà certamente
letto) che nel cortile di quella casa
gli ufficiali, che poi vennero fucilati, furono solamente ammassati per
poi
essere condotti [...] “a quattro o otto alla volta”
[….] in prossimità di fosse
naturali (si dice fossero tre) dove i loro corpi, falcidiati dai colpi
di
fucile, vi cadevano dentro. L’unica fossa rimasta, ed
attualmente considerata
sito di interesse storico, la troverà circa ottocento metri
più avanti della
casetta rossa (Capo S. Teodoro) (provenendo da Argostoli) ed
è situata a
destra, sul ciglio della strada circondata da una rete verde e
segnalata da
un’apposita targa. Proprio di fronte alla fossa,
c’è una strada che, dopo circa
500/600 metri sbuca su Cima Telegrafo dove c’è il
nostro monumento. Quando sarà
in questo posto, a destra, sulla curva, guardando il monumento,
troverà una
stradina ghiaiata e dopo averla imboccata, sempre sulla destra,
troverà una
cappelletta, eretta da un componente della III batteria contraerea del
Capitano
Arpaia, che essendo formata da molti ufficiali intellettuali, era
chiamata la
batteria dei filosofi. Se avrà la bontà di
guardare all’interno del verde
dietro alle sue spalle, guardando la parte frontale della cappelletta,
troverà
ciò che rimane di una casermetta di quella batteria.
Un
altro consiglio che mi permetto di offrirle, è quello di
andare
al Museo della Acqui, che ritrova ad Argostoli, può chiedere
di Bruna De Paula, e magari portarle
anche i miei saluti: è una persona molto disponibile che le
può dare molte
informazioni, ma soprattutto, oltre a visitare il museo e poter leggere
tante
testimonianze, potrà trovare una pubblicazione:
“L’itinerario della Memoria”
che la potrà guidare a vedere molti altri posti emblematici
dell’Eccidio di
Cefalonia, a partire dal campo di Troianata dove fu eseguito il
massacro più
grande di 631 uomini tra ufficiali e soldati.
Se poi è coinvolta in questa storia potrebbe anche
inscriversi alla
nostra Associazione per poter dare quel piccolo contributo che ci aiuta
a
portare avanti il ricorda e la memoria della ”
Divisione Acqui”..
Scusandomi per essere stato prolisso le auguro un buon viaggio e le
ricordo alcune belle spiagge, che meritano di essere visitate
e sono:
Mirtos, Antisamos (in quella baia sono state girate molte scene del
film “il mandolino del Capitano Corelli”) Petani
Beach (nella parte
occidentale) XI (a sud di Lixouri – detta "spiaggia rossa"
dove ci si può fare i
fanghi attingendo la creta dalle pareti della montagna), Aghia Kiriaki
(nei
pressi di Angona: baia dove sbarcarono i tedeschi).
Il redattore
Orazio Pavignani
Egr. Sig. Pavignani,
la ringrazio
molto
per la sua
sollecita risposta e sono molto contenta delle sue indicazioni, che
seguirò
alla lettera. Non vedo l'ora di arrivare e spero, che l'isola sia
meravigliosa
come mi dicono, perchè ho coinvolto mio
marito e alcuni amici
in questo viaggio e devo essere sincera, l'unica
appassionata
all'argomento sono io.
Per quanto
riguarda
l'iscrizione
all'Associazione sarebbe certo cosa a me
gradita, ma vorrei
sapere il costo annuale, dato che sono iscritta ad altre associazioni e
vorrei
seguire anche quella in memoria degli alpini dell'Armir.
Grazie ancora
per
le sue preziose
informazioni e mi rivolgerò senz'altro alla Sig.ra De Paula.
Ma il Museo
ha
degli orari
specifici?
A presto
Silvia
Lombardo
Risposta
Gentile Silvia,
mi spiace
risponderle solo ora, ma solo ora (date le ferie) ho trovato la sua
mail.
In questo
momento
Lei sarà già a Cefalonia e in parte
avrà già fatto quello che le avevo consigliato e
avrà già scoperto molte cose dell'isola.
Le
modalità per iscriversi alla nostra Associazione le trova
sul nostro sito nella pagina iniziale, ma le comunico fin da ora che la
stessa costa 15.00 euro annuali.
Attendo, se
lo
vorrà, un piccolo resoconto del suo viaggio che sicuramente
non l'avrà delusa.
Cordiali
saluti
Orazio Pavignani
|
02 giugno 2011
Ricerca
soldato disperso
Salve
mi chiamo Foriglio Giuseppe Francesco,
da poco ho
ritrovato il Foglio Matricolare di mio nonno Furiglio Giuseppe
dichiarato disperso 8.9.1943 in Grecia.
Domanda:
- Mio nonno faceva parte della Divisione
Acqui?
- Dove posso trovare più informazioni
sulla sua vita da soldato?
Nato
il 26.7.1921 a Cinquefrondi (R.C.)
Cordialmente
Foriglio
Gentile signor Foriglio,
da quello che
si
evince dal foglio matricolare di suo nonno si può
affermare con certezza che egli faceva parte della Divisione Acqui.
Posso
confermarle
con altrettanta certezza che era nell’isola di
Cefalonia. Il fatto che il foglio matricolare lo assegni alla
9ª compagnia non
ci dice purtroppo molto poiché non sappiamo di fatto di
quale battaglione si
trattasse. Per
cercare di immaginare una sua collocazione in quello scenario
di guerra le posso fornire solo delle informazioni generali sul
317° reggimento
fanteria: era
formato da tre battaglioni – il 1° era di presidio
nella parte
nord orientale dell’isola e la sua 3ª compagnia
dislocata a Itaca; a
combattimenti iniziati questo battaglione fu richiamato a combattere
nella
parte nord occidentale dell’isola nel tentativo di riprendere
il nodo cruciale
di Kardacata. Il
2° era di riserva a Minies nella parte sud occidentale (zona
aeroporto) fu richiamato per lo stesso scopo del 1° ma non
riuscì ad
intervenire poiché venne anticipato dai tedeschi e fu
catturato senza
combattere;
il 3°
era
di presidio nella città di Kardacata e fu il battaglione
del 317° che ebbe i maggiori scontri con i tedeschi.
Il nome di
suo
nonno è comunque riportato anche nel libro “Onore
ai
caduti” insieme a quello di altri 3800 sodati morti per la
Divisione Acqui.
La data
riportata
8/9/1943 è una data inesatta in quanto in quella
giornata non successe nulla sull’isola e nessuno
morì. La collocazione Grecia è una
collocazione molto
generica.
Queste due
caratteristiche dimostrano che il nonno è dato per
morto, ma senza altre informazioni, come per altro succede per molti
soldati
della Acqui.
Rimanendo a
sua
disposizione per altri chiarimenti e nella speranza
di esserle stato utile la saluto cordialmente
Orazio Pavignani
Gentilissimo
Signor Pavignani,
non
può
immaginare la gioia che mi ha regalato nel comunicarmi queste
informazioni!
Riguardo la
differenza di cognome tra mio nonno Furiglio e il mio e di
mio padre Foriglio è dovuto all'usanza di
espressione dialettale del
paese e del personale del Comune anche essi non esperti nella lingua
italiana.
Ancora
qualche
domanda se si può...
Quando e
da dove sono partiti con la nave?
Sull'uniforme
di
mio nonno si intravede una decorazione....era un graduato o altro?
Si
può
richiedere una pergamena con tutti i dati sia di mio nonno e del
317° reggimento Fanteria Acqui, per allegarla alla sua foto?
Spero di non chiedere troppo....
Se mi
permette un
abbraccio e grazie mille per il Vostro contributo!
Giuseppe Francesco Foriglio
Risposta
Gentile signor Foriglio,
la maggior
parte
dei soldati del 317° fanteria, partì dal porto di
Bari del marzo del 1942, ma ho diverse testimonianze da parte di fanti
dello
stesso reggimento che sono arrivati nell’isola attraverso
viaggi in treno. Come
si evince dalla nota storica allegata, questo reggimento era formato da
molti
richiamati della classe ’17 (mio padre) e le leve del
’21 e 22.
Il fatto che
il
nonno fosse della leva 1921 ci fa pensare che i
nastrini che sono sulla sua divisa non possono essere decorazioni, e
forse
possono essere il segno di una possibile qualifica. Il nonno non era un
graduato ma era un soldato semplice. Per la pergamena non so
cosa dirle, ne parlerò nella prossima
giunta Nazionale.
Ringraziandola
per
le belle parole ricambio l’abbraccio e le invio
i più cordiali saluti.
Orazio
Pavignani
Domanda:
sul foglio matricolare del nonno c'è scritto 9°
Compagnia P.M. 2 Grecia
(P.M.2) che significa?
Un
abbraccio
Giuseppe
Risposta
P.M.2
significa
Posta Militare 2 e cioè il codice che indicava
l’ufficio postale situato a Cefalonia in quel periodo. Questa
codifica
permetteva di individuare facilmente, agli addetti ai lavori, la
provenienza
della corrispondenza.
Per maggiori
informazioni sulle caratteristiche della Posta
Militare può far riferimento a mio nome a questo indirizzo mail:rcapuano@teletu.it
Grazie per
l’interessamento e cordiali saluti.
Orazio Pavignani
|
18 aprile 2011
Salve
sono il figlio di un reduce della divisione acqui
volevo sapere se è possibile trovare una medaglia con
relativo nastro della divisione.
Grazie per la risposta.
Davide
Risposta
Caro
Davide,
delle
medaglie della divisione acqui ce ne sono tante e di diversi tipi. Sono
quasi
tutte commemorative e non è facile trovarle. Un
consiglio che ti do è quella di salvare una ricerca
specifica su Ebay dove io
stesso ne ho trovate tante, aste permettendo naturalmente.
Ciao
Orazio
Pavignani |
10 aprile 2011
Salve,
scusatemi per il disturbo.
mi chiamo francesco distefano. Sto cercando di recuperare informazioni
su un
caduto dell'eccidio di Cefalonia, qualora fosse possibile. Era il
fratello di
mio nonno. Il suo nome era Biagio Bini.
Saprebbe indicarmi dove posso trovare informazioni. O a chi chiedere,
eventualmente?
vorrei poter raccontare a mio nonno di suo fratello
vi sarei immensamente grato se riusciste a fornirmi altre informazioni.
grazie mille
Francesco Distefano
risposta
Nessun disturbo
trovare le
informazioni non sarà facile. Cercheremo comunque di
trovarle e le faremo sapere.
Lei intanto
può richiedere il foglio matricolare all'Archivio di Stato
della provincia del distretto militare dello zio.
grazie, chiederò al
distretto militare, anche se non penso che si saprà molto,
poiché,
ufficialmente disperso in guerra, venne riconosciuto come "caduto in
guerra" solo dopo 10 anni. Il tutto, solo grazie alla testimonianza di
un reduce della Acqui che ricordò
di averlo visto l'ultima volta correre verso il fronte dei
combattimenti carico
di munizioni, mentre lui cercava salvezza.
Risposta
Caro
Francesco,
le allego
un pdf del fascicolo “ onore ai Caduti” nel quale,
a pag. 22, 5ª riga della
prima colonna a sinistra, risulta il nome dello zio.
A meno che
non si tratti di un omonimo, ma non credo, Bini Biagio nato a Comiso il
20/7/1920 appartenente al 317° reggimento fanteria ed
è descritto come disperso
in combattimento a Cefalonia il 23 settembre 1943.
La descrizione
concorda con quanto affermato del reduce della Acqui che lei menziona,
poiché
quasi tutto l’elenco che le invio è stato redatto
sfruttando le testimonianze
ed i ricordi dei superstiti.
Se per
caso lei avesse una fotografia dello stesso le saremmo gradi se ce la
facesse
avere, per poter, con la stessa creare un fascicolo a nome Biagio Bini
da mettere
nel nostro istituto storico di Arezzo.
Probabilmente
apparteneva o al I° battaglione, che era di presidio nella
parte nord orientale
dell’isola ma che fu richiamato a combattere presso il ponte
Kimoniko nel
tentativo di riprendere quella posizione, o al III° battaglione
che presidiava
il villaggio di Kardakata e che ebbe aspri scontri con i tedeschi, dal
momento
che fu prima richiamato verso Argostoli per difendere il comando di
divisione,
ma che fu poi mandato di nuovo verso nord per riconquistare
l’importante nodo
di Kadakata e fu protagonista di combattimenti nei pressi del villaggio
di
Pharsa. Difficilmente poteva appartenere al secondo battaglione in
quanto
quest’ultimo non potè nemmeno combattere essendo
in un primo momento tenuto di
riserva nella zona a su di Argostoli se non con qualche
reparto e quando fu
chiamato all’azione venne catturato in larga parte, dai
tedeschi che avevano
previsto e anticipato la loro mossa tattica. E’ chiaro
che quanto le scrivo è frutto di deduzioni generali seguendo
il percorso dei
vari battaglioni del 317° fanteria, ma penso che questo caduto
sia
verosimilmente così collocato nella tragedia di
Cefalonia
Cordiali
saluti
Orazio
Pavignani
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02
dicembre 2010
Richiesta informazioni
Buongiorno, mi chiamo Daniele
Riavini, recentemente a seguito
della scomparsa della mia nonna abbiamo rinvenuto la foto che allego
alla
presente e-mail. Nella foto è ritratto il fratello di mia
nonna Silvio Zambon e
sul retro viene riportata la data del 22-2-1942 e dovrebbe essere stata
scattata a Cefalonia.
Lo zio Silvio ebbe la fortuna di
scampare all'eccidio e per quanto
ne sappiamo si era
unito alla resistenza greca.Vi
invio anche la scansione della parte posteriore ove si fa riferimento anche all'ufficiale. Conoscendo i
tristi eventi accaduti a Cefalonia a seguito dell'8
settembre del
1943 ho ritenuto giusto inviarvene copia, non so se sia possibile
rintracciare
le famiglie degli altri uomini raffigurati per farne avere una copia.
Complimentandomi con la vostra associazione per mantenere vivo il
ricordo, vi porgo
distinti saluti.
Daniele
Riavini
Risposta:
Gentile signor
Riavini,
la
ringrazio vivamente del prezioso documento che ha voluto
inviarci. La ringrazio anche delle belle parole espresse che
gratificano
ulteriormente il nostro lavoro per l’associazione. Mi scuso
per come ha trovato
il nostro sito che al momento è un po’ in
disordine, ma sto lavorando per
metterlo a posto.
In quanto allo zio, posso dirle che dalla foto non si traggono dei
riferimenti sicuri sul luogo dello scatto, ma dalla data si possono
pensare un
paio di cose: fermo restando la sicura
appartenenza alla fanteria (insegne sulle
bustine), se fosse aggregato al 17° regg. potrebbe essere
Cefalonia, in quanto
questo reggimento era già sull’isola. Se invece
era nel 317° regg. potrebbe
trattarsi anche dell’isola di Zante, in quanto il
317° era di stanza su
quest’isola prima di trasferirsi a Cefalonia.
Sarebbero per noi utili due cose:
a)
avere i dati dello zio,
e cioè data di nascita comune della stessa
e provincia del distretto militare;
b)
dovrebbe cortesemente
indicarci quale sodato del gruppo sia Silvio.
Queste notizie ci darebbero l’opportunità di
richiedere il suo
foglio matricolare all’archivio di stato della sua provincia
di appartenenza e
ci consentirebbero di aprire un fascicolo da inserire nel nostro
istituto
storico ubicato presso la facoltà di lettere e filosofia
dell’università di
Arezzo.
Ringraziandola
per la gentilissima collaborazione le invio i più
cordiali saluti.
Il responsabile di Redazione
Orazio
Pavignani |
21 gennaio 2011
Richiesta
informazioni
Sono Patrizia Bernardini e abito a Calci
un paesino vicino Pisa, ho sempre sentito parlare in famiglia di un
cugino di
mio padre morto in giovane età senza mai saperne di
più. Una mia collega di
lavoro e amica, l'estate scorsa è andata in vacanza
a Cefalonia e ha
voluto conoscerne la storia, se ne è appassionata e
così sono venuta a
conoscenza dell'eccidio di Cefalonia. In seguito, parlando con una mia
cugina
più grande di me, ( sarà stato un caso ma eravamo
a Madjugorie) di
questa passione della mia amica, mi ha detto che
Coraggio Bernardini
quel parente morto giovane era morto lì , proprio a
Cefalonia. Ho sentito
il bisogno di scrivervi perchè, se possibile, vorrei sapere
di più su di lui,
non so se ci sono ancora documenti lettere ecc..non recapitate alle
famiglie. Vorrei riapropriarmi di questo pezzo di famiglia
come per
accoglierlo tra noi, per non dimenticare. E' stato per troppo tempo
ignorato.
Nel frattempo mi studio la storia.
Ringraziando
in anticipo porgo distinti saluti
Patrizia Bernardini
Gentile Patrizia,
rispetto
a quanto le risposi a suo tempo circa la richiesta di
informazioni, le invio in allegato la copia di una dichiarazione,
purtroppo non
firmata, ma che parla del 317° reggimento fanteria 1°
battaglione. In questo
documento si fa il nome del S.ten. Coraggio Bernardini, ufficiale di
amministrazione fucilato a S. Teodoro (casetta Rossa) come ufficiale
che voleva combattere contro i tedeschi. Non sarà
molto ma intanto è già qualcosa.
A sua disposizione le porgo i più cordiali saluti.
Orazio Pavignani
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